130 voci per dare corpo al capolavoro di Gabriel Garcia Márquez
L’estro poliedrico di un’attrice come Maria Rosaria Omaggio ha organizzato un’intervista immaginaria di tre giorni a Gabriel Garcia Márquez (Gabo), sottoforma di maratona teatrale. Verrà letto ad alta voce, integralmente, il suo capolavoro più famoso: Cent’anni di solitudine. Chissà cosa arriverà di quelle radici culturali, della libertà e della giustizia; chissà quanto sarà alto il megafono dell’impegno di questo scrittore, padre del realismo magico, che si è sempre ispirato a Cesare Zavattini, formandosi proprio Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia. Questa lettura ad alta voce può definirsi neorealista? In parte sì. È una combinazione in diretta di suggestioni: rappresenta l’incontro, l’incanto, la condivisione, che sono alla base del giuoco del Teatro. Centotrenta le voci che daranno corpo a questo romanzo: sono voci note, meno note, emerse, emergenti: attori, attrici, studenti, allievi del Dams Roma Tre, Centro Sperimentale di Cinematografia e dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Gabo ha sempre raccontato con i mezzi che aveva a disposizione le immagini dell’esistenza, della fame, della sete, delle lotte, delle sconfitte, dell’allegria e della tenerezza, della solitudine soprattutto del Sud America, ma lui, Garcia Márquez-Gabo riuscì ad arrivare al cuore di tutti i lettori, in tutto il pianeta. Con Cent’anni di solitudine vinse il Premio Nobel nel 1982. Pablo Neruda lo definì “un piccolo uomo che porta felicità”. Gabo era magico proprio come il suo maestro Zavattini. Speriamo che il nostro Paese, nel ricordarli tutti e due possa augurarsi presto un sincero e sentito buongiorno.
Teatro Palladium, di Roma dal 24 al 27 novembre. Ingresso libero.