Teatro Eliseo a Roma: meno male che Luca (Barbareschi) c’è

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TeatroEliseo-DiLascioDopo mesi di incertezza a quanto pare si è risolta la questione del teatro Eliseo. Eseguito lo sfratto, nonostante le proteste del gestore Massimo Monaci, a quanto pare la proprietà passerà a Luca Barbareschi, che ha commentato così sul suo profilo Facebook. “L’ufficiale giudiziario si è presentato per ottenere lo sgombero, restituendo alla proprietà la disponibilità dell’immobile. Tutto si è svolto nella normalità, senza incidenti e senza nessun sopruso. E’ in corso una moratoria di 48 ore per poi dare la possibilità di iniziare questa nuova ed entusiasmante avventura che prevede un accordo tra la Casanova Teatro e la proprietà per 12 anni di gestione”.

Pubblichiamo una considerazione generale sullo stato della cultura romana, e sull’approdo di Barbareschi all’Eliseo

Roma è ormai la città di un Sindaco in “divieto di sosta”come la sua Panda rossa, la capitale sinonimo di contraddizioni, disservizi e inefficienze, la metropoli tentacolare le cui periferie degradate sono sempre più abbandonate a se stesse, il luogo in cui i risultati delle politiche di integrazione multietnica sono deficitari, il territorio in cui le occupazioni illegali hanno trovato consenso “istituzionale”.

A questa tavolozza dei colori della desolazione un’altra tinta va aggiunta, quella del grigiore misto al “rosso vergogna” delle istituzioni culturali della città. Tralasciando le polemiche che periodicamente hanno interessato il Colosseo e il Maxxi che dipendono direttamente dal Mibact, si respira delusione e rassegnazione sia per quanto non avviene e soprattutto per quello che accade, a partire emblematicamente dal l’avvicendamento dell’assessore alla cultura di Roma Capitale e dall’asfitticità delle risorse investite nel . Ecco alcuni esempi:

Sul Teatro Valle, il palcoscenico più antico della città, finalmente sgomberato dopo tre anni di occupazione illegale, di spese illegittime, di attività illecita, di danni strutturali, è calato il silenzio, sinistro come il vuoto e l’assenza di politica culturale.

Il Macro, le cui vicende si alternano tra situazione economica dissestata, rischi di chiusura e tentativi di accorpamento con altri musei civici la cui estrema eterogeneità ne compromettono profondamente l’iniziale vocazione.

Il Teatro di Roma, vittima mesi orsono della farsa di un direttore nominato nonostante l’incompatibilità con un incarico ricoperto nella Pubblica Amministrazione, ed ancora oggi alle prese con una situazione di bilancio estremamente delicata che però non ha impedito al sindaco Marino l’affidamento diretto della gestione “fantasma” del Teatro Valle.

Il Teatro dell’Opera, ostaggio della sua stessa natura, che vede lese la propria credibilità, con le recite alla Terme di Caracalla annunciate e poi annullate, che compromette la propria immagine con le dimissioni di Riccardo Muti, e che tenta in extremis di salvare il proprio futuro avviandosi per sentieri inesplorati.

Le difficoltà economiche più volte denunciate dai teatri gestiti dai privati, il vero tessuto culturale connettivo della città chiamato a far fronte con le proprie debolezze alla concorrenza talvolta sleale e contraddittoria delle istituzioni pubbliche.

LEGGI L’INTERVISTA A LUCA BARBARESCHI

La crisi crescente dei cinema cittadini, sempre più rarefatti e costretti all’oblio perenne o alla chiusura indiscriminata; le difficoltà del Teatro Eliseo, sfociate nell’odierno sfratto esecutivo che rischia di cancellare una parte rilevante della storia teatrale italiana, di un palcoscenico calcato negli anni dalle massime espressioni della nostra scuola registica e attoriale.
Con le istituzioni capitoline distratte e silenti di fronte a quest’ultimo evento, incapaci di elaborare una visione culturale complessiva che sappia affermarsi a livello nazionale e internazionale, ed ignare del valore sociale, economico ed occupazionale che un palcoscenico aperto rappresenta per la sua città, solo la tenacia e l’utopia dei privati e l’audace “follia” di Luca Barbareschi, lungi da qualsiasi strumentalizzazione politica in quanto la cultura libera non ha colorazioni, costituiscono l’antidoto al tentativo di suicidio culturale “assistito” della capitale .
Occorre fare presto e bene per non perdere parte della nostra memoria e per assicurare la continuità di quel lavoro che ogni sera consente il ripetersi del “rito” del teatro: forza Luca, forza Eliseo: riaccendete la speranza di una città.

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