Arturo Calce, “l’Immateriale” abita a Ibiza

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calce_arte-557x262-fentArturo Calce è un eclettico artista di origini veneziane ma da anni residente ad Ibiza, fresco di successo per la sua mostra a Ca’ dei Carraresi a Treviso. La sua Immateriale è una personale di opere realizzate con l’utilizzo di colori acrilici su plexiglas. Il titolo richiama una personalissima percezione ed utilizzo del colore, vissuto non come materia ma come spirito. Arturo Calce inizia fin da giovane a viaggiare in Europa e nel mondo spinto da un innato bisogno di conoscere. Attraverso un percorso di sperimentazione, che lo ha portato ad esprimere la propria creatività in ambiti come la moda, il design, la decorazione d’interni, giunge alla sua più completa produzione artistica con la pittura.

La pittura di Arturo Calce si ispira alla pop-art, ma trova nell’espressionismo la sua matrice autentica: ciò che scatena in lui la pulsione viscerale del dipingere è un rapporto emotivo, improvvisamente riscoperto o intuito, con un oggetto, o un’idea-sentimento. Dopo alcune esposizioni a Milano, Londra e New York, oggi dedica particolare attenzione all’utilizzo dei materiali quali appunto il plexiglas.
Quello usato da Calce è un modo di comunicare la realtà nato da un’ intuizione datata 1996 “E’ stato un incidente di percorso, fino a quel momento avevo sempre dipinto su tele e legno. Un bel giorno mi trovai davanti un pezzo di plexiglas, ci dipinsi sopra qualcosa e poi lo guardai dall’ altra parte. Lì è cominciato tutto”.

Nel suo “racconto per immagini” Arturo Calce dimostra una solida capacità, che è arrivato a possedere dopo anni di studio e di pratica sui materiali per giungere ad una sintesi, molto originale, la grafica e la pittura. Proprio la genesi dell’opera è un procedimento unico e interessante che l’immagine stampata non può rendere nella sua complessità, segni e campiture di colore, accostati e sovrapposti su un particolare supporto di metacrilato, con un procedimento simile alla serigrafia e alla litografia appaiono sulla superficie opposta rivelando solo alla fine del lavoro l’insieme definitivo. E’ un procedimento che richiede molta concentrazione e memoria, senso dello spazio, della composizione, e la capacità anche di comprendere quando il lavoro è ultimato, quando “non c’è più niente da togliere o da aggiungere”.

Per quanto riguarda i soggetti, prevale la figura e la ricerca di composizioni in cui la forma è inserita all’ interno di una texture di linee e campiture astratte, spesso realizzate anche con materiale vario, stoffa o corda. E’ abbastanza evidente un volersi rifare alle ricerche cubiste, realizzando composizioni molto stilizzate e volutamente appiattite su due dimensioni. Di conseguenza anche la scelta dei colori è contenuta e limitata per lo più al bianco e nero con l’inserimento di qualche nota più accesa. Arturo Calce ha il suo punto di riferimento nell’isola di Ibiza e, come precisa lui stesso, nella sua musa e compagna, che ha ispirato gran parte del suo lavoro. Il molte sue opere sono presenti le donne “Mi affascina molto il mondo femminile. Ogni quadro è un’ emozione sempre diversa., come un profumo volatile e mutevole”.

Arturo Calce è un uomo mosso dall’amore. Amore per le donne, amore per l’arte, amore per cultura del vino, amore per la vita. Se è vero che l’approccio alla pittura di Calce è dettato da emotività e sentimenti, allora il flusso delle creazioni si accompagna al generarsi e ridefinirsi di un pattern emotivo instabile e per questo costantemente fecondo. Per questo, dopo aver buttato fuori tutto il nero che aveva, ha scelto di nuovo con convinzione la luce e il cromatismo. Guardando certi suoi blu ci si accorge che non sono primari, ma di una tonalità indefinibile che si trova come patina sulle barche dei pescatori. Arturo Calce tende a semplificare al massimo, nelle sue descrizioni, la poetica sottesa al suo lavoro, quando in realtà è l’intensità stessa dei suoi quadri a negarne l’intenzione.

E c’è anche una sorpresa, per quanto riguarda la collocazione politica di Calce. “Mi sento un artista di “destra”” dice. Dichiararsi “controcorrente” è un luogo comune in campo artistico, ma farlo davvero costa fatica, con il rischio a volte di non raggiungere l’approdo ed annegare. “Nell’amarezza -spiega Calce-, nel rimpianto, nell’invidia di vedere colleghi meno capaci, passarci davanti divenendo personaggi di successo. E’ capitato, capita, capiterà. Oggi, ma già da anni, è la sinistra che detiene il monopolio della cultura… Poi però ci sono Giuseppe Berto, Giovannino Guareschi , Swift, Baudelaire, Pound, Jonesco, Celine, Marinetti, Dostoevskij, Pirandello ed altri, per rimanere agli scrittori che non si sono omologati”.