Dietro le porte blindate del Monte dei Paschi di Siena

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Elisa Porciatti chiude il festival Tramedautore con la sua pièce Ummonte

di Maria Lucia Tangorra
«Nove anni fa, non superai il provino per entrare alla scuola del Piccolo e promisi a me stessa che ci sarei tornata, ma in scena con un mio spettacolo… ed ecco che la vita mi ha risposto!». È così che Elisa Porciatti risponde con entusiasmo alla domanda su cosa significhi per lei essere partecipare al festival Tramedautore nella location del Piccolo Teatro. Il suo spettacolo, Ummonte, sarà presentato domenica 28 e concluderà, insieme a Taddrarite (Pipistrelli) di Luana Rondinelli, la rassegna internazionale della nuova drammaturgia.

La pièce si inserisce nella sezione Agitatori di coscienze e la Porciatti si assume questa responsabilità con umiltà e voglia di scoprire il modo migliore per comunicare, vivendo e facendo teatro. Il testo ha molto di personale, non solo per alcuni riferimenti autobiografici, ma anche perché è il primo completamente scritto da Elisa: le parole sono masticate, cariche di un significato, ma pronte a evolversi parallelamente alla messa in scena. Ummonte è un racconto formato dagli incastri delle vite delle persone, che vuole far memoria di un fatto che ha sconvolto le esistenze, non solo dei senesi.

Stiamo parlando della parabola discendente del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica d’Italia. Proprio come ne Il gioellino di Andrea Molaioli, ispirato alla vicenda Parmalat, anche qui non vengono esplicitati i nomi, la stessa scena vuole più astrarre che contestualizzare in un luogo preciso. La Porciatti ha lavorato in quel palazzo dalle porte blindate come impiegata e come lei sicuramente tanti altri senesi, il suo racconto trasmette l’idea di istituzione che quella banca aveva assunto, vista come “babbo Monte” per i cittadini.

Ummonte non è solo il titolo dello spettacolo, ma anche il nome di uno dei personaggi raccontati e soprattutto una parola con cui l’autrice gioca per svelare i meccanismi economici che ci ingarbugliano e che noi stessi creiamo, perché il cosiddetto sistema è fatto di uomini. Elisa Porciatti «ripensa con originalità il teatro di narrazione, per cercare, nell’apparente semplicità delle forme, una coralità di personaggi, raccontati con astrazione e musicalità» (dalla motivazione della Giuria del Premio Scenario 2013 dove ha vinto la Menzione Speciale).

Ummonte nasce così dal background personale, da un lungo lavoro di documentazione sempre in divenire (ci preme dirlo: non è un’inchiesta) e dall’interrogativo: «tutto questo materiale lo metto a disposizione di cosa?» La risposta resta aperta… la Porciatti, dopo un seminario con Ascanio Celestini, tenta di dar la sua continuando a cercare il proprio modo di far teatro, memore dell’insegnamento di raccontare piccole storie per restituirle «come autrice in scena che si interroga nell’azione stessa del raccontare su come arrivare alla fine, e dopo: cosa fare? Come trasformare le parole in soldi per poter avere la mia dignità di lavoratrice prima che di artista?».

 

24/09/2014