L’iper-iper realismo di Marco Grassi

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Lo scontro tra tela e pellicola in un’opera pittorica degna dei grandi maestri americani

di Paolo Fontanesi

Nella tecnica di Marco Grassi la fotografia è il punto di partenza che l’astrazione trasforma in un’opera pittorica fatta di luce e  colori. La qualità delle tele si rivela nel momento in cui ci si rende conto che possono essere osservate e correttamente comprese solo dal vivo: non sono riproducibili attraverso l’uso della tecnologia, che appiattisce tutto ciò che è forma, spessore, rilievo, rotondità. Sono uno scontro tra la tela e la pellicola.

Grassi crea partendo dall’ispirazione fotografica di un corpo, e arriva dove la macchina non può arrivare.  L’artista, in una lenta e spasmodica ricerca cromatica, aggiunge il colore come ulteriore base sempre più consistente con il passare del tempo e delle pennellate. La continua osservazione del soggetto fotografico dà vita a quella compenetrazione all’interno del dipinto che lo priva di realtà fisica ed esalta quella metafisica.

I soggetti di Marco Grassi sono perlopiù fisici, del ritratto. Buona parte dei suoi lavori sono dedicati alla raffigurazione della donna, il simbolo della bellezza e della sensualità, come si intuisce dai ricami e degli ornamenti: “Virtual reality”, “Blu shawl”, “La bellezza del tempo” e “Phthalo blue green” ne sono un esempio. Le protagoniste regnano a tutto campo sulla tela, come se volessero uscire fuori dal quadro e cadere in braccio all’osservatore.

Colori e pennelli sono una bacchetta magica con la quale l’artista riesce a dare vita a un mondo di perfezione, di bellezza assoluta, e di sentimenti nascosti. I suoi ritratti esprimono con acutezza la sottile grazia della fisionomia: una bellezza non stereotipata che non è più il risultato di una semplice perfezione di lineamenti, ma il riflesso di più profonde e intime emozioni. È la visione di un mondo svuotato della presenza umana ma non per questo privo di umanità, dove si percepisce tutto il vissuto proprio in virtù di una lontananza dell’uomo dalla nostra realtà contemporanea.

Il vuoto dietro ai soggetti ha un ruolo primario. Per questo il linguaggio prediletto da Marco Grassi è la pittura, con la sua peculiarità d’inventare immagini ex novo, entità autonome, unendo idea e segno nello spazio claustrofobico di un quadro. La pittura è una pratica antichissima con cui si possono creare figure che non esistono nella realtà, frutto della soggettività e della visione dell’artista. Rende possibile l’invenzione di altri mondi. Anche quando le sue immagini s’ispirano alla realtà.

10/09/2014