di Nina Mele
Quadri di mega mosaici/pixel instabili in bianco e nero scivolano gradualmente verso spirali di colori brillanti e saturi, che vorticano ed eseguono reali coreografie sulla musica di Jacopo Baboni Schilingi.
Miguel Chevalier, artista messicano che vive e lavora a Parigi, sceglie Castel del Monte, nei pressi di Andria, come primo monumento italiano nel quale ospitare una sua installazione di realtà virtuale. “Tapis Magiques – L’origine du Monde” apre il cartellone del Festival “Castel dei Mondi” sabato 23 agosto, a partire dalle 20.30, e replica ogni sera fino al 31. E’ una delle più attese prime nazionali in programma nell’edizione del Festival che quest’anno festeggia la maggiore età.
Tapis Magiques è un’affascinante installazione di luci sparse sul pavimento della corte ottagonale interna del misterioso maniero e fa riferimento al mondo della biologia, di microrganismi e di automi cellulari.
I “tappeti” mostrano come le cellule sono in grado di moltiplicarsi in abbondanza, dividendosi e unendosi a ritmi diversi. I tasselli dei quadri in bianco e nero si uniscono, cadono a pezzi e si trasformano in base alla velocità dei movimenti dei visitatori. L’universo organico visualizzato si mescola con una costruzione digitale di pixel sovrapposti.
Inserita nella sezione “Internazionale e nuove tecnologie”, Tapis magique è una rivisitazione della tradizione musiva fortemente presente in Italia, che prefigura il pixel. Chevalier utilizza l’informatica come mezzo di espressione nel campo delle arti plastiche e affronta il tema dell’immaterialità nell’arte e anche le logiche indotte dal computer, come l’ibridazione, l’interattività e il networking.
Tapis Magique è molto più che un semplice gioco di luci: è un universo artificiale nel quale tutto si aggrega, si disaggrega e si deforma a una velocità infinita. Quando gli spettatori si spostano, sotto i loro piedi si creano perturbazioni nella traiettoria di questi intrecci. Le curve colorate, sinuose e ondeggianti richiamano i cangianti arazzi medievali, arabeschi che creano esperienze visive inedite e rimandano agli universi psichedelici dei paradisi artificiali degli anni ‘70.
Tutt’intorno, le possenti mura del Castel del Monte contribuiscono ad arricchire l’aura che confonde e unisce storia e leggenda, sogno e realtà, corpo e spirito e immergono lo spettatore in una nuova dimensione spazio – temporale, proprio com’è nello spirito del Festival maggiorenne: “Trasformazioni urbane”, per animare i luoghi che megli rappresentano la storia e la cultura della città.