Caro prof Settis, si “disincagli” dall’illegalità del Valle

Illustre Prof. Settis, abbiamo letto con particolare interesse la Sua lettera su “Repubblica” indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. A nostra volta Le scriviamo rivolgendoci alla Sua ben nota autorità intellettuale, con lo stesso diritto da Lei rivendicato.

Nella lettera, Lei elenca alcuni “primati italiani” nelle classifiche dei record negativi: “Terzo posto al mondo per evasione fiscale…..uno dei paesi più corrotti d’Europa….ultimo per investimenti in cultura….etc”.
La ricetta che suggerisce è quella di “rilanciare formazione e ricerca, incentivare le imprese…tutelare l’ambiente ed il patrimonio artistico….ricordando al Governo i diritti dei cittadini sanciti dalla Costituzione negli articoli 42 (la funzione sociale della proprietà) e nell’art. 3 (la pari dignità sociale dei cittadini e la loro eguaglianza)”.

Ci permetta allora di segnalarLe la palese contraddizione con il contenuto della recente lettera aperta al Sindaco Marino, da Lei sottoscritta insieme ad altri autorevoli personalità, per perorare la difesa di quella illegalità che per ben oltre tre anni ha tenuto in ostaggio il più antico teatro della capitale, un bene soggetto a vincoli storici, sottraendo il Valle alla collettività in un clima di omertà e connivenza della cultura di sinistra e delle istituzioni:

1) L’evasione fiscale complessivamente maturata dalla illegale occupazione supera 1 milione di euro;

2) Gli accordi tra gli okkupanti , il Campidoglio e il Teatro di Roma costituiscono un illecito ancora più grave, in quanto eticamente corrosivo dei sentimenti di democratica convivenza civile che sono alla base dei principi ispiratori della nostra Repubblica e delle regole sancite dalla Costituzione e dalle leggi;

3) Gli Articoli 42 e 3 sono stati la negazione dell’uguaglianza e della parità dignità sociale dei cittadini che chiedevano lo sgombero del Valle ed il ripristino della legalità in tutti i suoi aspetti, inclusi quelli di perseguire civilmente e penalmente gli autori dei diversi reati commessi; la stessa negazione di uguaglianza e di pari dignità sociale che offende gli artisti e gli operatori dello spettacolo che rispettano le regole dello Stato, che non si arrogano diritti presunti, che non fanno proclami e che con sacrificio e onestà svolgono una fondamentale funzione sociale e culturale per la crescita della collettività;

4) In una moderna Repubblica, lo Stato deve tutelare e promuovere tutto ciò che attiene alla cultura, mentre il privato deve gestire e valorizzare nell’interesse collettivo. Trattasi di un concorso pubblico-privato che trova le sue radici nella sussidiarietà orizzontale prevista dalla nostra Carta costituzionale e che nella vicenda del Teatro Valle deve concretizzarsi nell’emanazione di un bando di gara europeo ad evidenza pubblica per individuare il progetto artistico, economico e imprenditoriale in grado di valorizzare al meglio la storia e la tradizione di questa prestigiosa sala.

5) Infine, certamente per nostri limiti intellettuali, non abbiamo compreso il significato della frase:“Un modo radicalmente costituzionale di essere pubblico”. Forse il tentativo di legittimazione di un reato costituisce il “successo di quella tappa storica nell’esperienza del governo di sinistra” che Lei ha suggerito e condiviso nella missiva al sindaco Marino? Se così fosse allora sarebbe per noi meglio cambiare Paese e per Lei aggiornare l’elenco dei record negativi dell’Italia con un altro invidiabile primato.

Con Rispetto
Salvatore Aricò
Antonio Di Lascio