“Non chiamatemi maestro”, Giorgio Strehler il visionario

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Non chiamatemi maestro

La vita e gli amori del regista che ha creato il Piccolo

Intervista-StrehlerPer Giorgio Strehler il teatro era una vocazione totalizzante. Il compito di ripercorrere la sua carriera e la sua vita è affidato a “Non chiamatemi maestro”, spettacolo di e con Corrado d’Elia in scena fino al 15 luglio al teatro Libero di Milano.

D’Elia racconta il suo Strehler seduto su uno sgabello al centro del palco, accanto a un leggio zeppo di fogli e illuminato da un gelido fascio di luce. Gli spettatori si siedono per terra intorno a lui, per toccare il legno del palcoscenico e vedere da più vicino la fatica dell’uomo di teatro. Il regista triestino si trasforma quasi in una testimonianza, riadattata a una dimensione colloquiale attraverso i suoi scritti, le lettere e gli interventi politici.

La scenografia minimalista concentra l’attenzione sulle parole, scelte e soppesate con cura.
In poco più di un’ora si ripercorrono i diversi momenti della biografia di Strehler come fossero diapositive e si alternano ricordi pubblici e privati, intervallati da brevi intermezzi musicali.
Si passa dall’infanzia a Trieste al trasferimento a Milano fino all’idea visionaria, quasi folle, di creare dal nulla il Piccolo Teatro insieme a Paolo Grassi. Non mancano gli amori del regista con le invocazioni a Valentina Cortese e Andrea Jonasson ma anche gli affetti familiari, come il rapporto con il padre.

A prendere il sopravvento su ogni altro aspetto biografico è comunque sempre il teatro. La dimensione artistica per Strehler rappresenta la sua stessa esistenza, una passione così forte da dominare ogni suo respiro.
Lo spettacolo restituisce una figura quasi idealizzata del regista triestino, le parole del suo interprete postumo sono travolte dal timore reverenziale. D’Elia presta la sua figura di artista per interpretare un collega tanto venerato ma evita di lasciarsi trasportare dal furore indomabile che ha contraddistinto il fondatore del Piccolo.
In compenso lo Strehler traslato da d’Elia non dimentica di declinare il teatro nella sua funzione civile, una forma d’arte comprensibile a tutti che coinvolge allievi e pubblico nel loro contesto sociale.

 

07.07.2014