Dipendere da tutto, persino dai like sui social network

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Al Teatro Out Off di Milano, Francesca Sangalli mette in scena le malattie dei nostri giorni

di Maria Lucia Tangorra

«Questa è la sede del gruppo di auto-aiuto per dipendenti non da sostanze stupefacenti, non da droga, non da alcol, ma da altro?». Vogliamo partire proprio da questa battuta di Viola (Alice Francesca Redini) per parlarvi di un testo originale, scritto da Francesca Sangalli, che mette a nudo le dipendenze umane sfruttando con semplicità e acutezza la scatola teatrale. In scena al Teatro Out Off di Milano fino al 15 giugno, la pièce ha il suo punto di forza nel tema centrale – le dipendenze – sviscerato grazie alla giusta misura tra la pungente ironia e quella delicatezza che ti fa entrare in empatia con chi hai di fronte. Fino a qualche anno fa si pensava che le principali dipendenze fossero quelle legate alla droga, all’alcol, al gioco d’azzardo, ma con gli anni si paga sempre più lo scotto dell’era che si vive ed è così che ci si ritrova soli, dipendenti da tutto e tutti, anche dal like sui social network (si arriva persino a valutare economicamente un articolo in base ai like ricevuti) o dalla raccolta punti di turno. In 24 ore, Serena (Francesca Gemma), Viola e tutti i partecipanti del gruppo di auto-aiuto devono entrare nell’ottica che ci si può distaccare dalla propria dipendenza per almeno un giorno. Questo è il primo di dodici passi – una regola facile a dirsi, ma difficile da mettere concretamente in atto quando si è così ingordi dell’oggetto del desiderio, schiavi anche inconsapevoli di logiche di mercato (vedi le offerte ai supermercati). Per gli addicted: sostituire con qualcosa o con qualcuno appare come l’unico modo per uscirne, solo però la messa a nudo delle fragilità e il non sentirsi soli potrà portare a una vera conoscenza di sé. Non è la prima volta che la Sangalli si approccia a questo tema e ne si avverte la sensibilità con cui lo fa, costruendo una drammaturgia che gioca sulle sfumature dei termini, sui doppi sensi, senza dimenticare una rispettosa ironia nei confronti della terminologia usata nelle diagnosi. Le due attrici incarnano perfettamente due donne di oggi, vestono a turno anche i panni di altri del gruppo di auto-aiuto portando in scena la gestualità nostra e di chi ci è accanto (potrebbe sembrare grottesca, ma se ci guardiamo davvero non è così). La regia di Riccardo Mallus è a servizio loro e del testo per creare un ritmo frizzante che riveli debolezze e infantilismi di anime “sole” del nostro tempo. “Solo per oggi” gioca così con i meccanismi teatrali (palesandoli a tratti) per smascherare noi stessi e la società.   12.06.2014