“Tortuga”: un’apocalisse da ridere

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E se gli unici superstiti fossero un uomo e una tartaruga?

di Francesco Sala

 

Lorenzo Gioielli presenta il suo azzardo spettacolare. Gioca con il suo esperimento teatrale, “Tortuga”, fino al 25 maggio al teatro OFF La Cometa , promettendo di far ridere il pubblico e mostrandosi anche attore si diverte anche lui. Il risultato, vista l’anteprima, è sorprendente. Dall’invenzione linguistica, dal gioco letterario del pastiche, dall’incontro surreale e giocherellone della tematica post-atomica, ne è nato uno spettacolo poetico e delicato.

Giorgio Manganelli sosteneva che: “le parole forse hanno un significato, di sicuro hanno un suono”. Quella di Gioielli è una lingua d’invenzione che mescola sapientemente arcaismi maccheronici come il Morgante di Pulci, o le avventure del Baldus di Folengo, passando per Brancaleone, dove alla buffoneria e alla sbruffoneria dei protagonisti si risolleva d’un tratto la poesia, l’incanto, la semplicità; ci ricordiamo del pape Satàn Aleppe di Dante, un pizzico di grammelot di Dario Fo, dello scarafo nella brodazza di Mario Marenco, e poi la “fanfola, il fonzero congruto” di Fosco Maraini, ma anche Calvino, Perec, Queneau.

Diretti dall’accorta ed equilibrata regia di Virginia Franchi, i due attori fuori dallo scherzo, sono bravissimi. Da segnalare il promettente Andrea Monno nel ruolo di Tortuga appunto. E se finisse il mondo? Se rimanessero in due? Una tartaruga mutante e un uomo? Cosa accadrebbe? Si narra dell’imminente fine di una civiltà, una guerra nucleare, o forse una pandemia, un disastro naturale o artificiale. I sopravvissuti sono costretti a viaggiare, anche con la fantasia. Il tema apocalittico ha ispirato e continua ad ispirare filmografie intere, serie televisive, videogiochi, fumetti e narrativa. Come nella Strada di McCarthy qui non c’è storia o futuro possibile. L’unica ricerca, l’unica salvezza sarebbe quella di raccontare storie.

Anche qui c’è un pellegrinaggio dei due protagonisti, un affrontare prove di forza, paure, un percorso in cui brillano profezie, sensibilità, possibili salvezze senza vanità. Raccontare, raccontarsi. I costumi arcimboldeschi sono di Alessandro Fusco, le sonorità da galassia sconosciuta di Gianni Salinetti. Andatelo a vedere.

 

23.05.2014