Alberto Maria Giuri: un grande, ma dimenticato

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Il maestro che dirige l’Eugenio a memoria

di Nazzareno Carusi

Se c’è artista italiano Off nel senso che Il Giornale intende, è Alma: Alberto Maria Giuri, direttore d’orchestra sommo col quale a febbraio del ’96 ebbi la fortunata sorte di suonare il Concerto K. 595 di Mozart a Sanremo.
Un incidente di cui non seppi nulla (tanto l’uomo è schivo; e siamo amici!) l’ha strappato alla carriera ch’era spiccata in quello stesso anno, giusta un’esecuzione formidabile al Festival dei Due Mondi di Spoleto dell’Onieghin di Ciaikovski. Ne scrisse Paolo Isotta, il più sublime dei nostri santi: «Il maestro Alberto Maria Giuri è, per chi non lo conosceva, non solo una rivelazione, ma la rivelazione del più compiuto talento direttoriale nel gruppo oggi al di sotto dei 40 anni. Dirige l’Eugenio a memoria.
Per la conoscenza della prodigiosa partitura, pare averla in repertorio da sempre; per la freschezza onde concepisce, pare a ogni battuta inoltrarsi su di un terreno da scoprire; e palesa di averne a tal punto assimilato la tradizione interpretativa che lo prenderesti per russo, d’italiano che è, come con orgoglio diciamo.

Senza tema di tempi sensualmente lenti, dà corpo alla melodia di Ciaikovski restituendole con analisi minuziosa il più vero carattere agogicamente ondivago; la tende e distende nel ritmo senza frazionare le unità fraseologiche, anzi conseguendo, se si considera l’opera nel suo insieme, un’unità particolarmente rilevante sotto il profilo formale col metterne in luce, non un inesistente sistema leit motivico, ma una galassia melodica fatta di astri l’uno dedotto dall’altro».
Tanta bellezza è muta, oggi, da anni. Nessun direttore artistico che inviti Giuri: uno scempio all’intelligenza d’arte più vergognoso ancora, se si pensi alla miseria di quali sbacchettatori d’ogni dove raschino le nostre orecchie.
Ognuno ha il suo destino. Ma che l’Italia sia privata d’Alma, dalla grandezza meravigliosamente indocile e bellissimamente non allineata ai settant’anni, ormai, che per partito preso hanno prima rinnegato quella nostra musicale immensità da Franco Alfano e Gino Marinuzzi padre in giù, e poi eletto a lor iddii i più colossali bluff da Luigi Nono e Claudio Abbado a scendere, è insopportabile.

Twitter @NazzarenoCarusi
29.04.2014