I migliori ministri della Cultura? I democristiani!

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Li ricordo tutti. Un esercizio di memoria, per dovere professionale. Ma non tutti memorabili. Il primo fu Giovanni Spadolini, il fondatore. Uno storico di tradizione risorgimentale che intendeva il patrimonio artistico italiano come coscienza viva della nazione. Fu per una ragione di orgoglio e di identità che pensò di separare l’amministrazione dei beni culturali da quella dell’istruzione. Fu giusto? Fu velleitario? Fu concepito con insufficienti garanzie, soprattutto economiche?
È un pensiero condiviso anche da quelli che riconoscono l’intuizione di Spadolini. Resta, comunque, che nella considerazione del peso politico, ancora oggi quel ministero è figlio di un dio minore. Nessun dubbio: è invece il primo ministero italiano e che, separato da quello della scuola, vada riaccorpato con quello dell’Economia attribuendogli la piena potenza con l’istituzione di un “Ministero del Tesoro dei Beni Culturali”. Non ardirono pensarlo e furono poco potenti e poco incisivi i politici che si avvicendarono dal tempo della fondazione: Oddo Biasini, Nicola Vernola, Dario Antoniozzi, Nino Gullotti e ancora Egidio Ariosto, Ferdinando Facchiano, Vincenza Bono Parrino, Domenico Fisichella, Giovanna Melandri, Rocco Buttiglione,Giancarlo Galan,Lorenzo Ornaghi... Difficile dire cos’abbiano fatto e cos’abbiano rappresentato, ma è certo che non hanno intuito e valorizzato la delicatissima e preziosissima istituzione che erano stati chiamati a guidare. Per articolazione e rappresentanza, nella infinità del patrimonio e del sistema di controllo attraverso strutture centrali, gerarchiche e periferiche, il Ministero per i Beni Culturali è paragonabile soltanto al Ministero degli Interni.
I soprintendenti sono come prefetti. Nella loro giurisdizione hanno autonomia paragonabile a quella dei magistrati. Il sovrintendente risponde, prima che al Ministro, all’evidenza del patrimonio che è bene di tutti, con ampia e diffusa consapevolezza. Ci sono, è vero, i vandali e i barbari, che sono spesso gli amministratori locali, ma i loro poteri sono subordinati, nella mediazione consentita soltanto grazie a faticose, e non sempre prevalenti, ingerenze politiche.
Al Ministero, nel corso di anni di logoramento, basta una formale autorevolezza. Nella percezione di un limitato valore politico del Ministero, esso fu attribuito, dai Presidenti del Consiglio, prevalentemente a partiti minori come il Repubblicano e il Socialdemocratico, anche se non sono mancate significative personalità democristiane, a partire, oltre a Gullotti e oggi a Franceschini, dalla piu’ autorevole e universalmente riconosciuta potente: Giulio Andreotti, che tenne l’interim del ministero per piu’ di un anno, scaricando gli affari ordinari su un sottosegretario abile e intraprendente, il socialista Luigi Covatta, e su un direttore generale onnipotente, prima e dopo di lui: “Francesco Sisinni” che non mancò di celebrarsi nella sede del Ministero, a San Michele, con una lapide in latino. In effetti i momenti in cui il Ministero fu più forte e glorioso furono quelli a reggenza democristiana.
Dopo Spadolini, e a parte Andreotti, toccò a un altro abilissimo, giunto in carriera fino al rango di Ministro degli Esteri, benchè dimissionario agli esordi di tangentopoli: Enzo Scotti, detto Tarzan se, lo ritrovammo dopo decenni ancora Sottosegretario agli Esteri nell’ultimo governo Berlusconi (2008-2011), lui napoletano in quota Lombardo.
Con Scotti, il Ministero ebbe il suo momento di massimo fulgore per l’abilità dell’uomo e forse anche per il sostegno del partito. Sulla sua scia, al di là di ogni equivoco tecnico, il Ministero ebbe forte risalto politico con l’altro potente democristiano Gullotti. Ma la natura del Ministero era tale da prendere una fisionomia legittimamente tecnica e per ciò stesso rispettata, con la reggenza più importante nei termini di una valorizzazione del patrimonio: quella di Alberto Ronchey, che intuì il potenziale economico e produttivo del patrimonio artistico e monumentale.
La sua azione, sia pure embrionale, fu decisiva, facendo scendere i beni artistici dall’empireo spadoliniano a una concretezza operativa mai completamente sviluppata, soprattutto nella gestione dei musei. Non può essere dimenticata, dopo il primo governo Berlusconi, con un altro storico al Ministero, Domenico Fisichella, la parentesi tecnica del governo Dini che su suggerimento del presidente Scalfaro, esibì quel Ministro il più esperto e concreto dei soprintendenti italiani, Antonio Paulucci, cui si deve, anche con la mia collaborazione (all’epoca ero Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati) qualche buon intervento, dai principi di ricostruzione degli incendiati teatri Fenice e Petruzzelli, all’acquisto di notevoli opere d’arte per gli Uffizi e altri musei. Paulucci fu il massimo tecnico al Ministero, in vacanza della politica, ma quando essa tornò fu un bene, perchè i migliori ministri della storia della Repubblica, al di là del loro stesso merito individuale, furono i due ulivisti Walter Veltroni e Francesco Rutelli, che intesero la loro funzione nel senso più alto, facendola coincidere, diversamente dal rozzo Maroni che volle gli Interni, con il loro status di Vicepresidenti del Consiglio.
Il Ministero dei Beni Culturali diventava così simbolicamente, e nell’immagine, il primo Ministero italiano, sull’esempio del modello francese che aveva avuto un autorevole Ministro della Cultura in Jack Lang.
L’organizzazione del Ministero e la sua efficienza non migliorarono, probabilmente, ma non c’è dubbio che il potere di incidere di quei ministri fu molto piu’ forte in coincidenza con la crescente consapevolezza dell’importanza del patrimonio artistico anche sul piano dell’investimento economico.
Non si può dimenticare, che con Veltroni, a parte l’Auditorium di Renzo Piano, dopo 14 anni di languore, fu riaperta la Galleria Borghese e furono potenziati altri istituti museali. Ciò che seguì non merita particolare menzione, compreso il Ministero Urbani, del quale io fui Sottosegretario (assumendomi responsabilità di cui sono orgoglioso, come il vincolo del Porto Vecchio di Trieste, l’inizio dei lavori, con una paziente attività diplomatica, per la ricostruzione del teatro Petruzzelli, il veto a progetti come la copertura di Giancarlo De Carlo alla Data di Urbino). La decadenza ha toccato il suo culmine con il Ministro Galan, noto per avere nominato direttore della Biblioteca dei Girolamini, il ladro che rubò piu’ di 4000 libri. Imprevedibile e luminosa è stata invece l’esperienza dell’ultimo Ministro, Massimo Bray, proveniente dalla formativa officina dell’Enciclopedia Treccani.
Come Veltroni e Rutelli in quota PD, ma estraneo ad ogni tutela di partito, Bray ha molto ascoltato e faticosamente interpretato la macchina perversa e labirintica del Ministero cerando spesso vie d’uscita imprevedibili, dimostrandosi, senza compromessi, sensibile alla tutela di un patrimonio delicatissimo, spesso abbandonato e in balia di incoscienti. Memorabile resta la sua azione per la difesa di Piazza Verdi a La Spezia e l’acquisto della Reggia di Carditello dopo anni di colpevole indifferenza da parte dello Stato. Bray sarà rimpianto, ma è compito del piu’ politico, pur sensibile ed esperto (e anche apprezzato scrittore) Dario Franceschini non uscire dalla traccia che, nella selva di burocrazia e di tranelli, Bray ha individuato. Mai cedere a mediazioni e compromessi ma difendere il patrimonio il cui massimo valore è l’integrità dentro la storia, per il futuro.
Auguri al Ministro ferrarese e, come Bray fece la sua prima uscita a L’Aquila per scongiurare la distrazione dello Stato dai danni del terremoto, faccia lo stesso per restituire la dignità alle aree terremotate di Lombardia ed Emilia.

12 Commenti

  1. I beni culturali possono essere utilizzati e produrre reddito come si sa. Si potrebbe cominciare creando un gruppetto di giovani laureati/diplomati con l’incarico di individuare “beni” da gestire per invogliare il pubblico a visitarli in cambio di un biglietto di diciamo 5€. I giovani vengono remunerati in base al successo dell’operazione.
    Sgarbi ti dovresti sobbarcare l’onere di farti promotore di questa idea che dovrebbe permettere a molti giovani e non disoccupati …. di lavorare.(Ce ne sono 3 milioni e mezzo…)
    Uno come te potrebbe riuscirci semmai coinvolgi i DellaValle e qualche altro volto noto tipo Montezemolo,Verdone etc.
    Se ti serve aiuto te lo do volentieri.Skype e il pc sono i mezzi che possiamo usare per lavorare senza spese.Il controllo dei costi !!
    “Forza e coraggio disse l’asino al bue che tanto ci ritroveremo in una mortadella di Bologna “diceva il Belli( o Trilussa non ricordo )
    Frankie

  2. a sgarbi vorrei dire:a quando un programma,nel quale tratta di arte? seguivo con grande piacere anni fà,e non ne perdevo una puntata,il suo titolato:dell’anima.lo affiancava un personaggio molto simpatico,e con sottofondo una musica bellissima.avendo qualche anno più sgarbi,anche se la politica l’ho sempre subita,quei ministri che si sono avvicendati alla cultura,li ricordo bene,specialmente il grande conterraneo spadolini.devo ammettere che il suo pezzo non fà una grinza:è perfetto! il critico,sarà fumino,ma non un bischeraccio.secondo me,come ha scritto un grande filosofo il critico ha una bella testa.

  3. Quello che non capisco e’ il titolo dell’articolo. Dice : i migliori ministri furono democristiani!
    E invece Sgarbi dice che i migliori furono Veltroni e Rutelli e Bray tutti notoriamente di sinistra!
    E allora caro Giornale ? Non vi sembra di essere Un po’ mistificatori?

  4. Bah! Dite quello che volete, ma a questo signor Sgarbi ( per molti antipatico ed in certi casi volutamente volgare) alla fine …. bisogna dare la sua giusta parte di … ragione !

  5. Anche se non democristiano ( ma la verità con il tempo potrebbe sorprenderci ) Sgarbi ha dimenticato il senatore Razzi che della cultura ha fatto “coltura” di broccoletti e insalata d’orto.

  6. Mi piacerebbe sapere in concreto cosa hanno fatto,o cosa si dovrebbe fare.Fossi io tenterei di far sborsare bei quattrinoni in pro di Musei,Pinacoteche ecc ai cosidetti evasori fiscali:”Messér Tal de’ Tizi,metta la tal cifra a disposizione dei beni culturali e verrà posta una lapide a suo onore su la facciata di….” Però,achtung,nella Cultura metterei anche i tesori musicall-Palestrina riordinato e riproposto da svizzeri…La fantasmagorica Messa per 100 voci,di fiorentino dimenticato dall’Italia,riesumato dai francesi…La STORIA della musica classica snobbata dalla scuola,come se non avesse la stessa importanza della letteratura e delle arti visive….Pubblicità gratis in RAI a chi ripropone Teatro in Rai,a chi risostiene Orchestre i n RAI, ma quanto ci sarebbe da fare!!!! Gite scolastiche MIRATE, e non visite con caciara a una città tanto per far vacanza.RIEDUCAZIONE obbligatoria per chi commette reati,non solo ai servizi sociaoli, ma ai servizi artistici-Coscrizione obbligatoria per ambo i sessi,sei mesi alla Protezione dei beni artistici. Galera ai sindaci che imbruttiscono la città con opere orrende,a spese dei cittadini mai interpellati…ecc ecc ecc ecc eccccccccccccccccc

  7. Caro Vittorio,
    ho letto con interesse queste tue parole e spero tanto che chiunque ricoprirà questo vitale incarico capisca come l’orgoglio, la fierezza e l’importanza di essere italiani e di vivere in Italia passi in primo luogo per le bellezze artistiche e culturali, per le meraviglie che nostro malgrado abitano il nostro territorio, frutti del genio e della capacità di uomini e donne che caparbiamente hanno saputo produrre arte e magia a dispetto di tanti cortigiani di palazzo, di tanta cultura benpensante che sopravvive sterile a sé stessa, che inquina con le sue parole e con i suoi atti, che volutamente o no si è accomodata su molli poltrone ripiene di noncuranza, trascuratezza, accidia …
    Ti prego di usare tutta la tua professionalità e competenza per risvegliare e nutrire le coscienze, per stimolare e consigliare oggi e non domani chiunque possa con capacità e rigore rivalutare, promuovere, custodire il tesoro non paragonabile che l’Italia possiede. Da lì solo potrà ripartire a parer mio la nostra ripresa economica ma anche morale e spirituale.
    Fabrizio, un Italiano all’estero

  8. … magari con una conoscenza “scolastica” della lingua inglese per evitare di fare figuracce in Europa … come ultimamente è accaduto. Ma il problema è che molti dovrebbero cominciare con l’italiano per evitare di dire: ” Io avrebbe studiato l’inglese quando fossi giovane, ma adesso l’ho scordato …” Che tristezza culturale per chi scambia la cultura per coltura di finocchi e broccoletti.

  9. Sgarbi dopo aver arruffato incarichi nel centrodestra, ha cominciato (già da un pò) a “corteggiare” Renzi…

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