Il cuore in gabbia della Sirakova

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La pittrice italo-bulgara concentra i suoi disegni sul corpo femminile.

di Bruno Giurato

E’ tutto un corteggiamento del corpo, in particolare femminile, quello della matita di Emila Sirakova. Tutto un modo di estorcere a muscoli e tendini un qualche segreto che non vorrebbero confessare.

Artista atipica, molto, la Sirakova, a cominciare dalla biografia. Nata in Bulgaria, a Sofia, 29 anni fa, vive a Milano da quando aveva 10 anni. Liceo classico Beccaria, grande amore per la poesia antica (“In particolare Saffo e Archiloco: per i greci i sentimenti stavano nei reni: venivano sentiti fisicamente. I greci sono un modello di passionalità, ma non languida, non sentimentale” racconta al giornaleoff.it), l’accademia di Brera per l’arte, il Politecnico per la moda.

E l’approdo a un linguaggio figurativo originale, che deve qualcosa al classicismo rinascimentale, Michelangelo su tutti, ma che cerca, nella rappresentazione del corpo, il particolare non naturalistico: gli intrecci delle mani vengono sottolineati con un tratto più forte, intenso, ombreggiato: “Spesso faccio due disegni separati su carta oleata, poi li sovrappongo per dare profondità” racconta. L’anatomia cerca il contrasto con elementi non quotidiani, sia un cuore in gabbia o dei pesci rossi da afferrare con i denti. “Mi sono concentrata molto a lungo sul corpo femminile” spiega, “sia perché lo trovo semplicemente più bello di quello maschile, sia perché, in un modo o nell’altro, rimanda all’archetipo della Grande Madre, da cui volenti o nolenti, tutti discendiamo” conclude. Ma subito precisa: “Il disegno ‘naturale’ non mi interessa assolutamente. Vorrei esprimere la potenzialità del corpo più che la sua realtà”.

Non rappresentazione naturalistica, ma segreti, o potenzialità, da rivelare, appunto, in vista del grande intreccio di simboli. Una ricerca tutta figurativa in cui si parte dal tratto, senza particolari intenti concettuali (“Inizio a costruire poco alla volta, e spesso non so perché aggiungo questo o quell’elemento, a volte funziona il classico meccanismo banale del “ci sta bene perciò ce lo metto”), ma che alla fine si situa in una zona di confluenza, in cui la spinta verso l’arcaico incrocia influenze contemporanee riconosciute, come James Jean, El Mac, Kent Williams, Nicola Verlato.

In questa fine 2013 alcune opere della Sirakova si trovano alla collettiva milanese Ventiperventi (Studio D’ars, via Sant’Agnese 12).