Roma Criminale il poliziesco all’italiana

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Arriva nelle sale l’opera prima dello stuntman Gianluca Petrazzi .

di Pedro Armocida

Il tentativo è sempre quello, (ri)trovare la strada del cinema italiano di genere. All’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma sono stati presentati due lavori che cercavano con convinzione e originalità di percorrere questa via, Take Five di Guido Lombardo e Song’e Napule dei Manetti Bros., mentre dal 6 dicembre arriva nelle sale con la nuova distribuzione Explorer Entertainment del giovanissimo Giorgio Bruno un film dal titolo già eloquente: Roma criminale di Gianluca Petrazzi, prodotto da Gino Montegrande. Un poliziesco tutto italiano, ambientato ai nostri giorni, in cui vendetta e giustizia s’intrecciano fra loro fino a perdere i loro reali significati.

Il cinema d’azione italiano deve andare avanti anche se i costi di questi film sono alti perché, ad esempio, rompi le automobili e poi ti servono gli effetti speciali. Ma la mia è una missione, ho iniziato nel ’74 come attore quando ero ragazzino e mio padre faceva la controfigura di Tomas Milian”, spiega il regista che è figlio d’arte, discendente di una famiglia di circensi, e ora si occupa di coordinare gli stuntman in film italiani e stranieri.

Quasi obbligata dunque la scelta di dirigere un film come Roma criminale, che racconta di un vice questore (Alessandro Borghi) impulsivo e irrazionale, una testa calda in cerca di vendetta per via del padre ucciso dalla mala. A interpretare il suo opposto è Luca Lionello, un criminale che dopo trent’anni di carcere cerca di riprendere in mano le redini della criminalità romana. Tra i due è guerra all’ultimo sangue: uno scontro diretto che lascerà dietro di loro una scia di morti senza precedenti, ma soprattutto un confronto con i fantasmi del passato. Nel cast anche Simona Cavallari, Simone Corrente, Corrado Solari e Massimo Vanni, oltre a vecchie conoscenze del cinema capitolino come Roberto Brunetti, famoso ‘Er Patata’ in un cameo omonimo.

Perché con la scusa di raccontare il cambiamento della malavita romana, da quella del passato con un certo codice d’onore a quella supposta doppiogiochista degli stranieri di oggi, il film vuole raccontare anche il cambiamento o, meglio, la scomparsa del cinema artigianale di una volta. È un film imperfetto Roma criminale in cui però non si può non rintracciare un sentimento generoso e onesto, quanto ingenuo, di ricostruzione romantica di un mondo che non esiste più (e infatti in sottofondo si ascoltano canzoni come La società dei magnaccioni).

In questo senso spicca per coerenza l’interpretazione dolente e melanconica di Luca Lionello di un malavitoso che dopo trent’anni di galera si ritrova in società come un pesce fuor d’acqua: “Con il regista”, spiega l’attore, “abbiamo fatto un grande lavoro sulla psicologia del personaggio che ne contiene tanti del passato. È un uomo che si trova a disagio in questo nuovo mondo. E non è il solo”.