Un “WOYZECK” allucinato e masochista

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di Enrico Groppali

Da quando finalmente comparve in Italia alla vigilia degli anni settanta alle soglie di quell’incandescente decennio che, nella storia del teatro italiano va ricordato per la veemente messa sotto accusa dei teatri pubblici e l’esplodere di quelle cooperative di palcoscenico che, tutt’uno col lancio della cosiddetta Scuola Romana, diedero una scossa risolutiva all’immobilismo del repertorio drammatico, le incandescenti scene drammatiche lasciate incompiute da Georg Buchner nel 1837 hanno segnato in Europa l’inizio folgorante di una scoperta.
Insieme alla parallela valorizzazione del capolavoro musicale di Alban Berg hanno riportato di prepotenza in primo piano il problema della cosiddetta Istituzione Chiusa. Nel memorabile dramma rappresentato dall’apparato militare, arroccato in una casta che si appropria dell’uomo per stritolarlo come essere pensante riducendolo a macchina da esplorare col bisturi per espellerlo fisicamente dai privilegi di una societa’unicamente interessata a utilizzarlo come cavia.
Da Cobelli che, non solo a teatro ma in un memorabile film televisivo mai più riportato alla luce per colpa della RAI, fino al film di Herzog con Kinski e, ben più modestamente ma con adesione criticamente ineccepibile,da Martone in tempi piu’recenti, il dramma del soldatino, che uccisa la sua donna viene atrocemente giustiziato dalla casta cui è asservito, è una costante obbligata nella storia della messinscena contemporanea.
Ben venga dunque adesso l’eccellente proposta del TPE torinese che, nella bella regia di Emiliano Bronzino, ci riporta al clima dolente e allucinato di questo capolavoro. Dove in un’arena sabbiosa che ricorda il circo caro a Wedekind, il timido soldatino omicida per difetto si tramuta, grazie alla suadente interpretazione clinicamente perfetta di un grande attore emergente come Lorenzo Gleijeses, nella spietata radiografia di un mondo giunto al collasso di se stesso che aspira cinicamente a riciclarsi nel genocidio rituale del piu’ debole. Qui adombrato oltre che nell’assassino senza colpa del magnifico protagonista nella figurazione romantica e dolorosa della sua compagna cui Maria Alberta Navello, conferisce una grazia e un pudore che raggiungono il calor bianco della rivelazione. In uno spettacolo che allinea un’equipe di giovani tutti singolarmente ispirati a rilanciare finalmente quel teatro di poesia e di civile incidenza da troppo tempo assente dalle ribalte di casa nostra.

WOYZECK – di Georg Buchner Fondazione TPE. Regia di Emiliano Bronzino, con Lorenzo Gleijeses e Maria Alberta Navello. Torino, Teatro Astra fino al 4 dicembre, poi in tournee.