vedovamazzei, coppia di artisti irriverenti e ironici, si racconta in questa intervista poetica e sarcastica.
Stella Scala e Simeone Crispino, lavorate insieme dal 1991. Perché vi chiamate vedovamazzei? Come nasce questo nome bizzarro?
Adottiamo il nome vedovamazzei dal 1991, quando iniziamo a lavorare insieme come duo artistico. Il nome deriva da una targa in ceramica e ferro trovata casualmente per strada a Napoli, che riportava la scritta “vedovamazzei”. La parola, che letteralmente significa “Vedova Mazzei”, ci ha affascinato per la sua ambiguità e ricchezza simbolica. La targa, con una grafica retrò in bianco e nero, evocava un contrasto tra femminile e maschile: “vedova” (in minuscolo) suggeriva lo stato civile di una donna, mentre “Mazzei” (in maiuscolo) rimandava al cognome del marito defunto. Abbiamo visto in questo oggetto un ready-made, un’opera d’arte involontaria che racchiudeva dualità come vita e morte, presenza e assenza, e che rappresentava perfettamente la nostra unione artistica. vedovamazzei è così diventato non solo il nostro nome d’arte, ma anche la nostra prima opera.
Avete frequentato l’Accademia di Napoli e vivete a Milano: cosa avete conservato della cultura dissacrante partenopea ?
Della nostra cultura partenopea è rimasta la capacità di affrontare temi complessi con leggerezza.
Cosa rappresenta per voi il vostro studio?
Lo studio è ubicato a Milano a nord del quartiere Isola. È il nostro pane quotidiano.
Avete debuttato nella mostra “Italia ’90” alla Fabbrica del Vapore di Milano organizzata da Flash Art: cosa avevate esposto in quella occasione e dove è finita l’opera?
Questo evento, curato da critici e storici dell’arte, aveva l’obiettivo di censire e promuovere giovani artisti italiani, rappresentando una sorta di mappatura del panorama artistico emergente. In quella occasione abbiamo esposto due superfici di masonite bucata industrialmente e vi abbiamo inserito con un trapano altri piccoli buchi disegnando la piantina delle nostre due abitazioni in cui vivevamo all’epoca. Le cornici erano per entrambi rosa pallido. Naturalmente sono andate distrutte e su Flash Art che aveva anche la funzione di libro-catalogo ci sono pubblicati altre opere disperse e/o distrutte.
Da Napoli a Milano, cosa vi ha portato di nuovo nel vostro lavoro l’identità progettuale e pragmatica di questa città sempre futurista ?
Milano ci ha offerto un contesto più dinamico e internazionale che ha arricchito il nostro lavoro. La città, con la sua scena artistica vivace, gallerie come Studio Guenzani e un pubblico abituato a confrontarsi con l’avanguardia, ci ha favorito una maggiore sperimentazione e una connessione con circuiti internazionali, come dimostrato dalle loro mostre in gallerie europee e partecipazioni a fiere d’arte, biennali etc…
Vi caratterizza l’ironia, il sarcasmo ai limiti del cinismo: come definireste il vostro lavoro, la vostra poetica?
La nostra poetica si basa su una mobilità concettuale che rifiuta definizioni rigide creando cortocircuiti visivi. Trasformare l’ordinario in straordinario attraverso un gesto poetico, cinico, sarcastico.

Avete sperimentato diversi media e materiali, tra cui disegno, pittura, scultura, fotografie, video e installazioni ambientali, quali preferite e perché ?
Privilegiamo l’acquerello per la sua immediatezza e versatilità nel processo creativo, ma la nostra vera “preferenza” risiede nella libertà di scegliere il medium più adatto a tradurre il concetto alla base di ogni progetto e di ogni opera.
Cosa avete in comune con la coppia di artisti svizzeri Fischili&Weiss: vi piacerebbe esporre con loro in una mostra? Quali opere per esempio?
L’effimero e il precario. Ci piacerebbe esporre con loro e se mai accadesse forse un’opera in mostra potrebbe essere: Tribute to Hammons è una sfera di vetro il cui interno è ferma una palla di neve mentre tutto intorno nevica. Un omaggio a Bliz-aard Ball Sale, vere palle di neve che Hammons vende in un mercatino nell’East Village, Cooper Square nel 1983.
Chi ha creduto per prima nel vostro lavoro di coppia?
vedovamazzei.
L’opera che più di tutte vi rappresenta qual è?
Attualmente è Hell un neon di colore nero che non illumina e che intitola Rain, del 2024
Giocate con l’arte attraverso un linguaggio artistico spregiudicato e vivace in bilico tra realtà, rappresentazione e ripresentazione di un qualcosa di intangibile che apre riflessioni sulla contemporaneità: quale opera ispirata agli eventi drammatici del nostro folle tempo denuncia l’inutilità di tutte le guerre e la conflittualità del genere umano?
Enjoy Flowers un olio del 2024, nato per caso una giostra di braccia che porgono ognuna un mazzo di fiori, ma che nel ruotare, creano una svastica.

State ancora lavorando al progetto Early Work che prede forma da stilemi e modi tipici del disegno infantile: ci spiegate in che cosa consiste questo lavoro?
In realtà non abbiamo mai smesso. Il progetto è nato nel 1992 ed era l’ipotesi che il bambino genio sarebbe stato riconoscibile già dall’età infantile. Così è nato l’autoritratto di Paolini, Rembrandt, Richter, Warhol he dipinge una sconosciuta Marilyn…
Ci raccontate l’ultima mostra a cura di Giacinto di Pietrantonio?
L’ultima mostra personale a cura di Giacinto Di Pietrantonio è LRVM – Libera Repubblica Vedova Mazzei, tenutasi a San Marino nel 2024. Si tratta di un progetto espositivo diffuso, promosso dalla galleria Claudio Poleschi Arte Contemporanea, che coinvolge tre luoghi: la Torre Guaita, la Galleria Nazionale di San Marino e la galleria Poleschi stessa, nell’ambito del programma SM-Art. Sensibilità artistiche dagli anni Novanta.
Nella Torre Guaita sono state installate opere come Appliance, una sedia con una gamba appoggiata su una lampadina accesa e nelle ex celle carcerarie, sono stati esposti i busti Early Works , sculture in bronzo ossidato che sembrano di gesso basate su riproduzioni del busto di Scipione Borghese di Bernini, realizzate da bambini in età scolare. Queste opere dialogano con i disegni “primitivi” dei carcerati presenti sulle pareti.
Presso la Galleria Nazionale, vedovamazzei ha presentato: The Notes, un’installazione site-specific in cui guanti bianchi delle uniformi sammarinesi accolgono un disegno della mappa della Repubblica di San Marino, in dialogo con la collezione permanente.
Ed infine nella Galleria Claudio Poleschi: una mostra antologica ha raccolto opere rappresentative del nostro percorso tra cui una versione precedente di un’opera con guanti , paesaggi romantici, convenzionali ma irriverenti, ceramica coloratissima che rappresenta in formato ridotto la scultura di materassi My weakness , una tassidermia di un tordo che infila il becco creando un buco su una parete della galleria…
Quale opera del Novecento avreste voluto fare?
Tra le opere del Novecento che avremmo voluto realizzare ci sono “Cold Shoulders”di David Hammons (1990), per la sua impronta indelebile, e “Snowman” di Fischli & Weiss (1987), per l’affinità poetica con il nostro lavoro.