Tiziana Priori, colori vibranti su carte di pregio

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installazione delle 7 gioie

Tiziana Priori, cremonese, è un’eterna bambina che ha conservato lo sguardo incantato sul mondo, figlia di artisti che in eredità ha ricevuto curiosità e creatività. Dagli anni 70 vive e lavora a Milano, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera nell’aula di scultura con Alik Cavaliere, suo mentore.

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L’abbiamo incontrata nel suo atelier milanese, alla ricerca di nuovi immaginari da trasformare in opere su carta rigorosamente asiatica, leggeri come foglie, che sembrano catturare la luce naturale, tra i tetti della vecchia Milano in un caseggiato situato nella zona archeologica romana, dotato di un piccolo terrazzo dove coltiva una siepe di Hosmanthus, un olivo e a tante altre piantine. In questo giardino di colori e profumi dipinge le carte più grandi.

Quando hai scelto di fare l’artista e perché?

Fin da piccola disegnavo, dipingevo e modellavo la creta con mio padre, Ercole, scultore. La mia prima mostra è stata all’età di 4 anni, non voluta da me. Non capivo bene e per timidezza, non reggevo tutto quel pubblico. Da quell’esperienza troppo precoce porto in dote un carattere schivo e solitario. L’emulazione della figura paterna mi ha portato ad intraprendere studi artistici; ho imparato molto da lui e dai suoi amici artisti. Ho scelto all’Accademia di Brera la facoltà di scultura ma poi negli anni ho scoperto che il colore e la pittura sono più vicini al mio sentire, con ricerche di tridimensionalità come memorie dei miei percorsi.

Sei attratta dall’astrazione lirica: chi sono i tuoi maestri di ieri o di oggi?

I miei maestri ideali sono Mark Rothko, Gerhard Richter, ma soprattutto, dopo aver letto Lo spirituale nell’arte, è diventato un punto forte di riferimento Kandinskij. Ovviamente anche Yves Klein. Lo stesso Jung e il suo mitico Libro rosso. Dopo un percorso buddista, yoga e un ritiro di meditazione Vipaśyanā con il Maestro John Earl Coleman, la mia ricerca pittorica si è incanalata ancora di più verso la vibrazione del colore, cercando nell’arte una forma di interiorizzazione, di meditazione e anche di ricerca oltre il visivo. Queste curiosità mi hanno spinto a leggere Fritjof Capra e altri libri di fisica quantistica, scoprendo che mistici orientali erano arrivati molto tempo prima a intuire conoscenze che solo ora la tecnologia ha evidenziato.

Da anni ti distingui per l’uso di carte di provenienza asiatica: cosa hanno di diverso rispetto a quelle occidentali, o per esempio alla carta Fabriano?

Le prime carte particolari le ho scoperte tramite una mia carissima amica che vive a Katmandu. Sono nepalesi e vengono da un arbusto chiamato Lokta. Sono carte che i monaci hanno sempre utilizzato perché non si deteriorano nel tempo. Si raccoglie la parte terminale dell’arbusto che così continua a vivere. Mi piacciono molto dato che sono molto fibrose. Poi ho sperimentato le carte giapponesi, in particolare le Remay – Vlieseline, fibrose ma leggere e molto grandi rispetto a quelle occidentali. Non disdegno cartone e carta da imballaggio. Per certi lavori anche la Fabriano, soprattutto nella realizzazione di libri d’artista.

Che colori utilizzi?

Preferisco gli acrilici poiché lavoro stratificando il colore. Gli acrilici asciugano rapidamente. Ne posseggo di tanti tipi, e secondo le varie case, cerco il pigmento che più mi stimola. Utilizzo anche tempere, acquerelli e pigmenti in polvere con vari medium.

Sei artista visiva e ti occupi di astrologia, che valore dai al colore nella tua ricerca artistica?

Studiando Kandinskij ho letto che sosteneva che il colore è il mezzo per influenzare l’anima. Max Lùcher con i colori ha realizzato un test psicologico. Carl Gustav Jung in Tipi psicologici associò colori ai sentimenti, alle emozioni. Nei suoi libri ho scoperto che utilizzava l’astrologia come fosse il test proiettivo più antico dell’umanità, per capire le attitudini, la personalità, i ritmi esistenziali delle persone. Da qui ho iniziato ad occuparmi di psico-astrologia : come se si fosse chiuso un cerchio tra creatività, colori, letture psicologiche, spiritualità, movimento degli astri, vibrazioni, flussi…

libro del blu

I tuoi libri d’artista sono concepiti come micro sculture o anomali taccuini di meditazione: come nascono e cosa rappresentano per te?

Leggo molto e mi annoto frasi, poesie, brani che desumo da queste letture. Aggiungendo frasi poetiche mie li scrivo nei libri d’artista che realizzo perché la vibrazione della parola si propaghi dall’opera alle persone che la fruiscono. Libri che cerco di realizzare con l’idea di tridimensionalità: utilizzo varie carte, ma anche altri materiali, come reti metalliche e svariati supporti rigidi. Mi piace vederli appesi aperti alle pareti e che formino l’ombra delle pagine con i vari contenuti: anche l’ombra spesso fa parte del linguaggio.

Quali temi indaghi?

I temi sono spesso spirituali, ecologici, giocosi e ironici. Dipingo a stratificazioni con acrilici, a volte uso il fuoco per dare ai contorni delle pagine un aspetto più materico. Utilizzo l’idea dei 4 elementi: acqua, fuoco ,terra, aria. L’aria per me è il gesto della pennellata.

Come scegli il titolo delle opere?

I titoli delle opere rispecchiano le varie fasi di ricerca: meditazioni, preghiere, valori ecologici, gioco, parole propiziatorie.

Tra il 2020 e il 2021 durante il periodo del lockdown hai condiviso con un gruppo di lavoro con altri artisti, sperimentando la pittura a distanza in video, sul tema e il simbolo dell’Arcobaleno, ci racconti cosa avete fatto e dove avete esposto poi queste opere frutto di una esperienza collettiva?

Nel tempo della pandemia ho avuto l’idea di un gioco tra artisti amici…per ingannare il tempo e il virus. Gioco per ritrovare creatività ed energia, come rito sciamanico propiziatorio, per connetterci tutti: ci mancavano gli abbracci e quindi abbracci cromatici per farci sentire più vicini. Il tema dei 7 colori e dell’Arcobaleno simboleggiano la speranza e la rinascita. Da ottobre 2020 siamo stati connessi on-line e ci siamo scambiati frasi sulle emozioni di ciascun colore, scritte poi nel libro d’artista di ciascuno di noi. Un libro realizzato individualmente, ma con uno scritto collettivo. In seguito ciascuno ha realizzato con il proprio linguaggio un “Arcobaleno”. Nel 2022 abbiamo esposto in una mostra diffusa sia nella galleria Gli eroici furori grazie a Silvia Agliotti, sia in “Orso16” grazie a Paola Cima e in varie vetrine di negozi e librerie. E’ stata un’esperienza bellissima.

Cosa hai voluto esprimere con l’opera Il Gioco Arcobaleno?

Rivendico l’aspetto ludico dell’arte e anche la possibilità che lo spettatore interagisca con l’opera: Gioco Arcobaleno è un lavoro formato da tre strisce di carta nepalese, colorate in modo giocoso, ricordando i bambini o i primitivi. Queste tre lunghe strisce si possono arrotolare in vari modi o appendere con intrecci sempre diversi in modo che i colori si affianchino tridimensionalmente sempre con accostamenti nuovi in ogni installazione, con l’intervento del fruitore.

Cosa rappresenta l’opera chiamata Nodi del Tempo?

Ho realizzato “Nodi del tempo” su strisce di carta nepalese dipinte ad acrilico 2 nodi di Moebius che ho intrecciato fra loro. Vi ho scritto una frase del poeta mistico persiano Rumi: “ esci dal cerchio del tempo ed entra nel cerchio dell’Amore”. Mi sembra che riassuma tutte le teorie del superamento del concetto del tempo che troviamo nelle ricerche scientifiche recenti, nei libri di fisica quantistica di Carlo Rovelli, libri in cui cita anche Nagarjuna, monaco buddista del II secolo d.C , che le aveva anticipate.

Nella tua vita hai attraversato momenti difficili, mi hai raccontato che ti sei curata anima e corpo dedicando il tuo tempo al la pittura. Oggi perché continui a dipingere?

Le filosofia orientali, lo yoga, il Qi Gong, la Meditazione, mi hanno aiutato a superare il dramma della malattia e poi morte dei genitori ed in seguito anche dei miei problemi di salute, ma soprattutto mi stata vitale la pittura come meditazione e arte terapia. La gioia del colore, il gesto della pennellata, accompagnato da uno speciale respiro, mi ricarica, mi dona energia positiva e quasi mi porta ad intraprendere viaggi astrali.

L’arte è terapeutica: quando e perché?

Il gesto artistico riecheggia il gioco del bambino e ci porta a connetterci con la parte più istintiva e vera che esiste in ciascuno di noi; le vibrazioni cromatiche inducono emozioni secondo ogni valenza dello spettro solare: ogni colore attiva risposte diverse. Ho fatto esperienza in istituti per malati mentali, nelle scuole con i ragazzi, in piccoli gruppi con adulti e anche su di me. Ho vissuto personalmente il miglioramento di queste persone attraverso l’utilizzo della pittura, del modellare, o del collage, ne ho percepitola gioia, e anche un clima più armonico nei gruppi. Credo fermamente che l’espressione artistica abbia una gran valenza terapeutica, come anche la musica, il canto,la danza,il teatro ecc.

Ti piace viaggiare soprattutto in Oriente, cosa hai imparato da una cultura così diversa da quella Occidentale?

I viaggi più significativi per me li ho fatti maggiormente dipingendo su carte orientali come fossero magici tappeti volanti. Dalle trame delle carte, dall’odore, dal tocco delle loro fibre ho tratto forti emozioni , sensazioni e visualizzazioni.
Alcuni veri viaggi e molte letture mi hanno avvicinato al buddismo e al rispetto della vita sul Pianeta. Studiando Carl Gustav Jung ho scoperto mondi interiori, la ricerca del sè, archetipi, costanti che sono diventate elementi di stimolo per i miei lavori. Ho imparato ad acquietare la mente e ad intuire che c’è molto di più del nostro Ego.

La tua è una pittura meditativa-poetica, scandita da stratificazioni tonali, pennellate che seguono la porosità o increspature delle carte. Come nasce un’opera? Che obiettivo ti poni?

L’impulso a dipingere è costante e va al di là degli obiettivi. Se ho un progetto cerco di creare un percorso che sia in linea con la tematica che mi assegno. Per ottenere le stratificazioni cromatiche , scelgo carte fibrose, le stropiccio, con larghi pennelli stendo pigmenti acrilici, utilizzando la forza del respiro… pennellate come flussi vitali: Meditazioni pittoriche.

Ti distingui per pennellate fluide, espansioni cromatiche delicate: quali sono le opere che ti rispecchiano di più e perché?

Mi affeziono a certi lavori come fossero figli, ne elenco alcuni: Salita: 7 gradini in ferro su cui sono ancorate pitture su carta nepalese ad acrilico… vogliono suggerire i 7 chakra e la connessione Terra/Cielo. Dentro la materia: una ricerca pittorica sempre ad acrilico su carta orientale ancorata su una struttura metallica (lamiera scura) in un gioco di yin e yang. Essere acqua: meditazione sui colori del blu di in un ipotetico gorgo marino, che ha una sua tridimensionalità grazie a corde intrecciate che chiudono la parte bassa del grande foglio dipinto, come reti di pescatori, suggerendo una barca destrutturata, ma anche un vortice d’acqua. Vibrazioni: meditazione pittorica per evocare visualizzazioni avute in meditazione vipassana. E’ dipinta su entrambi i lati di un grande foglio giapponese ed è stata esposta montata direttamente a muro in modo tridimensionale. Prònesys: macroparola realizzata in salvia, facente parte di installazioni di arte ambientale dellle7 parole di saggezza. E non poteva mancare, Gioco Arcobaleno: realizzato nell’epoca della pandemia.

Preferisci dipingere di giorno o di sera?

Amo la luce ed è il giorno più adatto alla mia pittura. Le idee però mi vengono di notte; a volte non riesco ad addormentarmi se non schizzo subito su carta ciò che ho visualizzato.

La tua ricerca è filo ambientalista o buddhista: come e perché?

Se rispetti la Natura e gioisci per la bellezza di tutte le creature non c’è differenza, credo.

Che rapporto c’è tra la pittura, poesia e musica nel tuo lavoro?

A volte dipingendo percepisco musiche interiori. Da piccola credevo fosse la musica degli Angeli. Raramente metto musica di sottofondo, nel caso scelgo Brian Eno, Pink Floyd …Franco Battiato…Già i colori sono suono e in certi particolari momenti si possono sentire. Più che poesia le chiamo “frasi poetiche” quelle che inserisco nei miei lavori a volte nascondendole. Abbandonandoci alla creatività pittura, poesia, musica si mescolano piacevolmente.

Ti sei mai cimentata in un progetto ambientale site specific di grandi dimensioni?

Nel 2009 ho avuto l’idea di seminare saggezza (non la mia) mediante il linguaggio dell’arte, con l’intento di guarire la Terra, o meglio i suoi abitanti in un gesto propiziatorio. Ho così realizzato un progetto che si è sviluppato in 7 anni, con modalità diverse ,in 7 luoghi differenti, centrato sulla parola “saggezza” scritta prima in greco, poi in latino ed infine in sanscrito, seguendo i valori simbolici dei 7 chakra: dal più materico al più spirituale. Per le prime 4 macroinstallazioni delle parole giganti Phrònesys , Sophia, Sophrosyne, Sapientia ho utilizzato muschio, salvia,terra, semi, neve: tutto corruttibile e legato al ciclo della natura. Per le altre tre parole: Vidya, Paravidya, Prajna ho utilizzato luci, videoinstallazioni , musica, danza e una meditazione condotta da Consuelo Casula; mi hanno aiutato Silvia Agliotti, Christopher Pisk, Puni e tanti altri. Phrònesys nel 2009 è stata installata prima nel Giardino Calderini a Milano, poi nel Museo d’arte ambientale La Marrana a Montemarcello, La Spezia a cura di Grazia e Gianni Bolongaro, mecenati, collezionisti e amici. Nel 2010 Sophia nel chiostro del Museo Diocesano di Milano. Nel 2011 Sophrosyne nel giardino dell’Istituto dei Ciechi di Milano. Nel 2012 Sapientia sulla neve in varie parti d’Europa con l’aiuto di 80 amici artisti; le foto delle istallazioni sono state esposte nella galleria di Jean Blanchaert, a Milano.Nel 2013 Vidya con video-installazioni nella galleria “ Gli eroici furori” a cura di Silvia Agliotti, a Milano.Nel 2014 Paravidya nello spazio di Puni , Milano. Nel 2015 Prajna nello studio della Psicoterapista Consuelo Casula, Milano.

Cosa pensi dell’Intelligenza Artificiale?

Come tutte le scoperte scientifiche, se usata per il bene della collettività l’Intelligenza Artificiale può essere una buona cosa.

Quale progetto stai sviluppando?

Sto pensando ad una meditazione collettiva centrata sul simbolo del cerchio, simbolo di perfezione nel Rinascimento, con miei lavori in cui il cerchio è protagonista. Ho altre idee legate al nostro Pianeta, ma per ora sono nella mia testa ed è inutile parlarne. Il bisogno di esprimermi non si ferma e a volte i progetti possono rimanere liberi e felici anche solo pensandoli, resta l’emozione e lo stupore dell’idea.