Anna Segre: “I miei versi raccontano l’amore come sentimento necessario”

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Anna Segre ha vinto il Premio Camaiore 2022 con La distruzione dell’amore edito da Interno Poesia. Una raccolta di versi in cui lei racconta l’amore come sentimento necessario alla vita e al contempo quasi impossibile da mantenere.

In questa sua ultima raccolta invece, “A corpo vivo”, l’amore sembra venire addosso, attaccandosi alla pelle anzi, oltrepassandola… In questo modo, sarà più possibile mantenerlo  ?

Adesso l’idea è di far sviluppare la relazione tenendo conto di ogni errore fatto prima, di ogni perdita subìta, di ogni separazione inflitta. Basterà? Non lo sappiamo. Lo vogliamo e ci facciamo bastare questo volere. L’amore crede in sé a dispetto di Montecchi Capuleti genitali auspicabilità età difficoltà, a dispetto della guerra, della mattia e della morte, l’amore crede in sé.

Lei è medico psicoterapeuta, usa la poesia anche come strumento di cura? Quanti dei suoi pazienti, se può  fare una classifica, sono sensibili a questo che sembra essere un settore sempre più trascurato?

La poesia è un linguaggio sopra il linguaggio stesso, tutti la capiscono, anche i bambini. Certo, a ognuno la sua, come ad ognuno il suo farmaco e il dosaggio proporzionato al peso, però la poesia, così come la letteratura, il cinema, la musica, la pittura può essere terapeutica. Io la uso ed ha effetti immediati. La poesia ha l’immediatezza dell’endovenosa, il paziente ride subito, piange subito, non ci sono diaframmi di metabolizzazione, ti cura in quel momento. La letteratura è come una compressa. La leggi, ci pensi, ti abita, e poi ti cura. La uso, e ogni volta con reazioni vivaci e semina di ulteriori letture da parte del paziente. Credo che questo settore stia riprendendo piede, se si pensa che addirittura è stato istituito lo Strega della poesia… Evidentemente un mercato c’è.

 L’amore rende vivi. Ma anche schiavi. Ed è anche portatore di gran dolore. Come districarsi in questo ambito talmente poliforme da non capirci facilmente nulla?

Facilissimo: non ci si districa. Sei nei rovi. Ma sono rovi parlanti.

Scrive in una sua poesia “forse l’amore è questo: essere insieme in questa salita di espiazione”. Ci snocciola questa intuizione?

Per me, quando amo, la gioia prevale su altre emozioni. Ma, come ho dovuto constatare, la gioia è punita, mal vista. Meglio un amore infelice, per certi versi, che uno felice. I nostri monoteismi implicitamente chiedono di mettere la gioia in secondo piano, meno importante dei doveri, delle azioni giuste, dell’abnegazione alla comunità o al lavoro, oppure di nasconderla per non offendere il cielo. Allora io, implicitamente, ho insinuato che tutta la sofferenza che stavamo patendo, anche quella, dovevamo considerarla amore. Ma l’enormità di quello che sentivo era tale, da accettare qualsiasi strada l’amore mi offrisse, sì, sentivo anticipata la punizione, ma ero ben felice di salire ed espiare, se questo era ciò che mi veniva dato (in fondo facendo perepè alla sofferenza, io, BEN FELICE).