Ipotesi Metaverso: una mostra immersiva dal Barocco al digitale

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32 artisti, 16 storici e 16 contemporanei creano un dialogo costante tra arte fisica e arte digitale che si snoda dal Barocco ai giorni nostri. 15 ambienti, per altrettanti percorsi multimediali e multisensoriali, trasformano lo storico palazzo di via del Corso, Palazzo Cipolla, in un viaggio tra virtuale e reale per una mostra innovativa e affascinante: Ipotesi Metaverso, che rimarrà aperta dal 5 aprile al 23 luglio.

Contemplazione ed immersione, intimità e partecipazione corale, sono gli ingredienti alla base dell’innovativa mostra ospitata dal 5 aprile al 23 luglio a Palazzo Cipolla, storico palazzo romano di via del Corso che diventa contenitore di esperienze fisiche e digitali, espressione di linguaggi e visioni da vivere quasi simultaneamente in un continuo gioco di rimandi. ‘Ipotesi Metaverso’ è il titolo di questa mostra evento che consente una immersione in nuove dimensioni spaziali ed esistenziali, articolata in 15 ambienti e altrettanti percorsi, frutto dell’opera di 32 artisti, di cui 16 storici e 16 contemporanei. La mostra è promossa dalla Fondazione Roma Terzo Pilastro e realizzata da Poema Spa.

Il percorso propone opere storiche e opere site-specific di alcuni tra gli artisti digitali più innovativi e dirompenti della scena contemporanea italiana e internazionale. L’itinerario espositivo prende avvio da una delle più celebri “Carceri d’Invenzione” di Giambattista Piranesi per entrare subito dopo dentro le sue architetture illusionistiche e disorientanti grazie al film d’animazione 3D di Grégoire Dupond e Teho Teardo. Quindi prosegue con l’altalena immersiva che sembra spingere il visitatore in un vortice metropolitano ipnotico; nella stessa sala, anche il bozzetto della finta cupola della Chiesa di Sant’Ignazio, capolavoro di architettura barocca simulata. Si prosegue con un confronto inedito fra un’opera d’arte nativa digitale di Krista Kim ed un capolavoro di Victor Vasarely, fra vertigini ottiche ed utopie zen per un mondo più vivibile. Si passa quindi in una sala frutto della creatività di Federico Solmi che dà vita e materia, attraverso la scultura e poi la pittura, a tre personaggi che compaiono all’interno di un percorso di realtà aumentata fruibile attraverso i visori. Quindi ci si immerge nel futurismo con Boccioni e De Pistoris, esponenti di spicco del primo Novecento, assistendo, al contempo, ad una performance di moltiplicazione sensoriale fondata sulla musica, opera di Alex Braga. E ancora, un altro dialogo fra fisico e digitale è quello tra Giacomo Balla, capace di realizzare una sorprendente ibridazione fra razionalismo ed esoterismo, e Robert Alice il quale crea una rappresentazione in grafica vettoriale per rappresentare l’architettura tecnologica del nuovo internet, il web3, solo per citare alcuni degli abbinamenti proposti. Un percorso sorprendente e fortemente innovativo. Una mostra che si configura come un’esperienza immersiva in cui lo spettatore viene catapultato in un gioco di continui rimandi e interazioni tra diversi mondi, codici, linguaggi in cui l’Arte trova la sua espressione più alta, un fil rouge che ne ripercorre la storia nelle sue multiformi rappresentazioni, coniugando la tradizione con il mondo digitale attraverso l’aiuto della tecnologia. Ma anche un invito affinchè si guardi all’innovazione tecnologica con fiducia, sfruttando le sue enormi potenzialità per migliorare la qualità della nostra vita, facendoci sentire parte di qualcosa, aiutandoci a condividere con gli altri le nostre conoscenze, le nostre emozioni, e le produzioni artistiche hanno certamente un ruolo decisivo al riguardo.

“Questa mostra si configura come la sintesi di quello che è il mio pensiero, ovvero che attualmente è necessario ed imprescindibile coniugare la tradizione con il nuovo che avanza, con il mondo digitale, con l’apporto delle nuove tecnologie, che costituiscono una vera rivoluzione anche nella maniera di manifestare il sentimento che è, fin dall’alba dei tempi, alla base dell’opera d’arte. A chi teme che la tecnologia possa sopraffare le specificità dell’essere umano, rispondo con la convinzione secondo cui l’umanità saprà trovare le risorse giuste per convivere con essa e non esserne totalmente asservita: in altre parole, ne sfrutterà le potenzialità affinché migliorino qualitativamente il nostro vivere. Per questo credo fortemente alla coesistenza del passato e del futuro e, come ho detto prima, ritengo che anche l’arte si sia uniformata a questa compresenza” ha sostenuto il Professore Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Roma che dal 1999 ha reso Palazzo Cipolla uno degli spazi espositivi più d’avanguardia della Capitale.

“Ipotesi Metaverso è una delle prime mostre internazionali a porsi domande sul concetto tecnologico/esistenziale di Metaverso, attraverso una serie di esperienze multisensoriali e multimediali create dal genio di artisti contemporanei messi in dialogo con opere “materiali” di artisti storici o tuttora operanti che hanno creato altri mondi, dal Barocco ad oggi, con spazi mentali ed illimitati. Il visitatore si immerge così in una dimensione phygital (unione di fisico e digitale), che è poi quella che ci si prospetta nella vita quotidiana dell’immediato futuro. L’ultima frontiera del Metaverso appartiene al mondo dei social media e degli spazi virtuali in VR (realtà virtuale), in AR (realtà aumentata) e costruiti su tecnologia blockchain, un sistema di archiviazione dati non centralizzato e crittografato. In questi mondi ognuno di noi può incarnarsi nel proprio gemello digitale (avatar) o trasformarsi in quello che abbiamo sempre desiderato. Il Metaverso non è regolato dalla fisica terrestre e ogni oggetto al suo interno può essere importato dal mondo reale o creato ex novo dalla nostra fantasia. Anche l’intelligenza artificiale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di queste realtà in cui l’uomo, la natura e la tecnologia possono trovare una nuova sinergia, ibrida e armonica, verso un umanesimo digitale”, hanno aggiunto i curatori della mostra, Gabriele Simongini e Serena Tabacchi.