Maggi: “Fu Vanzina, sul set di Sapore di mare, a farmi scoprire il doppiaggio”

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 Angelo Maggi, tra le voci più note del grande schermo, presta da tempo la sua a star hollywoodiane come Tom Hanks e a Robert Downey jr., ma non è solo questo. Tra teatro, cinema e doppiaggio una carriera brillante che ci racconta in questa intervista.

 Il doppiaggio nasce dalla passione

Nasco attore tanto è vero che debuttai in teatro con Vittorio Gassman di cui sono stato allievo alla Bottega Teatrale di Firenze. Scoprii il doppiaggio casualmente. Oltre al teatro ero infatti impegnato  sul set nel ruolo di uno dei due marchesini Pucci in Sapore di Mare e per il perfezionamento dell’audio dovevo doppiare me stesso. Fu Enrico Vanzina che mi chiese di doppiare un altro personaggio del film, totalmente diverso dal mio, era un ragazzino romanaccio e da quel momento, per gioco, iniziai a prestare la mia voce agli altri. Questo fantastico lavoro artigianale ci ha messo poco a entrarmi nell’anima trasformandosi, solo successivamente però, in passione.

Si può scegliere una star da doppiare?

Non si può assolutamente scegliere l’attore da doppiare. Io, che faccio questo mestiere da tantissimo tempo, sono stato scelto 25 anni fa semplicemente perché Steven Spielberg voleva una voce diversa per Tom Hanks in Castaway. Hanks fino a quel momento era stato doppiato da Roberto Chevalier, il nostro Tom Cruise, il quale aveva una voce molto fresca e giovane mentre Spielberg cercava una voce un po’ più matura per il personaggio del film. Probabilmente è stato tutto un concatenarsi di eventi: pare che la Dreamworks e lo stesso Tom Hanks fossero a favore di questo cambiamento, pertanto fu il direttore italiano del doppiaggio, Francesco Vairano, a propormi senza neanche farmi fare il provino. Da allora io e Tom sugli schermi italiani siamo una persona sola. Anche per doppiare Iron Man non ho dovuto sostenere un provino e anche in questo caso si è trattato di un colpo di fortuna perché devo precisare che dopo questi due fantastici acchiappi di provini ne ho dovuti fare sempre e tantissimi: ne ho sia vinti che persi.

Come vengono abbinati i volti alla voci?

 Oggi le case di produzione come Dreamworks, Fox, Warner, Disney hanno i loro referenti italiani sul territorio. Quando c’è però un film molto importante da doppiare arriva da Los Angeles il responsabile della casa di produzione che insieme  al referente italiano per il doppiaggio e  il direttore si mette d’accordo con il distributore americano per creare il cast. Per i ruoli secondari invece l’unico responsabile è il direttore italiano del doppiaggio.

“Il Doppiattore” è un format teatrale tutto tuo. Come hai deciso di portarlo in scena?

Dopo trent’anni di teatro e venticinque di doppiaggio ho scoperto un buco nel campo dell’intrattenimento perché i doppiatori fino a qualche tempo fa erano un po’ nell’ombra, si conosceva probabilmente solo il volto di Pino Insegno. Oggi invece, grazie soprattutto ai social, i giovani doppiatori sono delle vere e proprie star. All’epoca quindi ho pensato di dare risalto a dei professionisti di cui si sapeva poco o niente. Il problema era come fare a realizzare il mio progetto  e visto che non si può portare il teatro in sala di doppiaggio ho pensato di portare la sala di doppiaggio in teatro. Il Doppiattore, dunque, racconta come nasce il doppiaggio, la sua storia. Pensa che sono riuscito a ricreare una sala di doppiaggio sul palco così da mostrare al pubblico come si fa il mio lavoro anche grazie alla partecipazione di più di cento colleghi che si sono alternati nelle diverse repliche. Il pubblico negli anni ha conosciuto molti di loro e ha scoperto che non si tratta solo di persone che prestano la voce alle star di celluloide ma che si tratta di veri e propri artisti come per esempio Fiamma Izzo che  è anche una cantante lirica e in una replica ha cantato un’aria di Puccini dal vivo.

A fine mese sarai all’auditorium Ennio Morricone insieme alla performer Cinzia Tedesco con uno show dedicato a Bob Dylan. Hai doppiato pure lui?

 No ma lo doppierò nello spettacolo! È un’anteprima per Giornale Off. Del resto, che io sappia,  Dylan non è mai stato doppiato in italiano e  non ha mai fatto film tuttavia una decina di anni fa è  stato realizzato da Martin Scorsese un documentario su di lui che verrà in parte proiettato durante lo spettacolo e io  doppierò in diretta davanti al pubblico. Ovviamente sarà proiettato qualche stralcio dell’intervista a Dylan che risale ad un periodo dove lui è già maturo quindi la mia voce, altrettanto matura, dovrebbe bene adattarsi al video. Inoltre proietteremo degli spezzoni del film Hurricane, ispirato alla canzone di Dylan, e interpretato da Denzel Washington che ho già doppiato e che doppierò sempre dal vivo.

Un doppiatore può andare in pensione ?

 Il doppiatore secondo me aspira a morire sulla scena come un qualunque attore che si rispetti. Almeno lo spero, a volte succede che quando viene a mancare il protagonista, vedi Robin Williams, i colleghi, come in quel caso Carlo Valli, vadano automaticamente in pensione. Io ho prestato la voce anche Bruce Willis, ora lui non sta bene e credo che non mi capiterà più di doppiarlo. L’ideale è doppiare più di una star così da poter continuare a lavorare.