Era il giornalista gentile che, unico, aveva intervistato Fidel Castro: 16 ore nel 1987, il lìder maximo doveva essere abituato alle lungaggini, gli altri sicuramente no. Ma aveva trovato se non un sodale (a Minà gli rimproverarono l’intervista in ginocchio e forse in generale non avevano torto, del resto 16 ore…) sicuramente un complice. Non contento, la ripetè nel 1990. Ma non fu l’unico “big” a finire sotto il taccuino la penna e il registratore di Gianni Minà: Gabriel Garcìa Marquez, Sergio Leone, Robert de Niro, Muhammad Alì. Non uno alla volta, tutti insieme. Allo stesso tavolo. C’è una bella foto che lo ritrae tra quei suoi amici, lo vedi subito all’angolo aa destra che ti sorride sornione con quel baffetto inconfondibile, “da sparviero” avrebbe detto un altro grande che ci ha lasciato, Gianfranco D’Angelo.
Perché lui, Minà, fu il giornalista che intervistò i più grandi. Pare che gli bastasse alzare il telefono e chiamare Maradona, Mina, Robert Redford. Intervistò i Fab Four, Fellini, la Masina, Ennio Morricone, la Cardinale, Enzo ferrari, De Filippo…I meno giovani tra noi non possono non ricordarselo assieme a un altro grande giornalista, Giovanni Minoli col celeberrimo programma tv Mixer: ma debuttò sul piccolo schermo che rendeva (prima dei social) tutti famosi prima, nel 1960, anche se fu con Renzo Arbore (vedete con quanti grandi ha avuto a che fare, lui grande fra i grandi?) che iniziò con le sue famose interviste in visione al grande pubblico. Per i critici nelle sue interviste era troppo complice con l’intervistato (in questo era proprio l’opposto di Minoli), ma del resto il suo stile era proprio quello: colloquiale e mai aggressivo. Era un giornalista d’altri tempi che raccontava i protagonisti del presente. E oggi, in questo tempo di conflitti e aggressività tra ben altri big come l’America e la Russia, Minà che intervistò i Grandi ci ha lasciati, a 84 anni.