Se al cinema la bellezza è una storia “Vera”

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Vera Gemma e Asia Argento in una scena del film

Diversamente figlia di suo padre, il mito degli “Spaghetti Western” all’italiana Giuliano Gemma. Il rapporto conflittuale con una bellezza insolita e particolare, che l’ha segnata sin da piccola quando sua madre, insieme alla sorella Giuliana, la obbligò a rifarsi il naso per essere impeccabile seguendo i canoni estetici tradizionali. Una storia “Vera” e romanzata quella cucita su misura per Vera Gemma nel docufilm che la vede protagonista sul grande schermo e che le è valso il “Premio Orizzonti” alla migliore attrice durante la 79esima Mostra cinematografica di Venezia. Per lei «un riscatto dal pregiudizio e dall’etichetta che le hanno appiccicato addosso», spiega in occasione della première trasteverina di Roma, applaudita da Rita Rusić, Maria Sole Tognazzi, Antonella Elia, Fiore Argento e Valentina Persia. L’opera, prodotta da Vento Film, girata con pellicola e vincitrice nella stessa sezione anche per la regia di Tizza Covi e Rainer Frimmel (il loro lungometraggio più noto è “La pivellina”, che ha rappresentato l’Austria agli Oscar nel 2011) è il racconto di una donna che combatte con il ricordo di un papà ingombrante, la cui popolarità sovrasta il suo talento, e dimostra una spontanea ingenuità nei confronti delle improbabili scelte di vita verso quei “cattivi che, poi, così cattivi non sono mai…”. Accanto a Vera recita l’amica del cuore Asia Argento, con la quale canta in romanesco lo stornello “Te possino dà tante cortellate” di Gabriella Ferri e già interpretato da Mia Marini e Loredana Bertè. Improvvisata la scena nel Cimitero acattolico capitolino dove le due si fermano davanti alla tomba “anonima” del figlio di Goethe: un flusso di coscienza sulla stereotipata condizione che vivono i figli d’arte, offuscati dalla notorietà dei genitori. L’istinto materno, l’ironia di non prendersi troppo sul serio che, al contrario, ne avrebbe minato la credibilità. La linea di confine tra il bene e il male disegnata dai tatuaggi del meccanico truffatore della borgata San Basilio della Capitale che la ingannerà, strumentalizzando l’incidente del figlio per monetizzare e sopravvivere ad una condizione di precarietà lavorativa. Nel cast, spiccano Daniel De Palma, Sebastian Dascalu, Annamaria Ciancamerla e Walter Saabel, quest’ultimo nei panni dell’autista che evoca la figura paterna assente. La povertà dei quartieri popolari romani e la malavita si scontrano con il lusso illusorio di Trastevere dove abita l’attrice: un ritratto biografico contemporaneo che non stona con il personaggio visto ai reality “Pechino Express” e  “L’isola dei famosi” ma ne rivela la fragile autenticità nascosta dietro quel cappello da cowgirl, un elmo per proteggere la propria sensibilità dalla malvagità del mondo esterno solo apparentemente così crudele. 

Crediti foto Courtesy of Press Office

Vera Gemma in una scena del film
Daniel De Palma e Vera Gemma in una scena del film
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