Nella sede storica di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, il Museo di Fotografia Contemporanea ospita il progetto di residenze artistiche. Tre città italiane: Milano, Padova, Parma. Sei Artisti: Giulia Bottiani, Giuliana Conte, Giacomo Infantino, Tomaso Clavarino, Simone Massafra, Laura Fiorio. Quattro curatori: Matteo Balduzzi, Pietro Baroni, Caterina Benvegnù, Antonio Maria Tedeschi. L’esito del progetto si sviluppa in due fasi successive e complementari. Da un lato la mostra costituisce il risultato finale delle ricerche che 6 fotografi under 35 hanno svolto a Milano, Padova, e Parma, raccogliendo per la prima volta in un unico spazio le riflessioni e gli sguardi su tre città, dove vengono messi a confronto diverse pratiche e diversi linguaggi per leggere ambiti di importante trasformazione urbana. Dall’altro, il lavoro degli artisti in mostra costituisce il punto di partenza per un lavoro di carattere fortemente educativo e laboratoriale.
Giuliana Conte, presenta “Candide1234567890” un lavoro che nasce dall’osservazione della realtà e dalla necessità, per renderla “stratificata e partecipata” attraverso una nuova forma di racconto, una metafotografia che integra il documento, la percezione, il ricordo. “Ho chiesto direttamente alle persone che incontravo per strada di donarmi la propria immagine del quartiere attraverso una fotografia: vecchia, nuova o immaginaria. Una volta tornata in studio, ho lavorato con diversi proiettori per sovrapporre le varie immagini (diapositive, negativi, foto digitali), fotografando poi l’incontro tra le luci e le ombre che ne derivava. Il risultato è una nuova immagine, che rappresenta la mia percezione, dello spazio e delle persone che lo vivono e che restituisce una prospettiva inedita di un luogo plurale ed eterogeneo.”
Giacomo Infantino, parte da una frase interrotta: “Ora che la rivoluzione si è fatta”, una scritta presente su edificio che affaccia su piazza Gasparotto. “Il racconto si frammenta in prospettive immaginifiche e sognanti contrapposte al solito cemento armato usato per ricostruire la città dopo i bombardamenti bellici del 1943. I quartieri, indagati attraverso una nuova luce cangiante, si configurano in un linguaggio onirico tra realtà e finzione che tenta di tracciare nuove prospettive per il futuro. Narrazioni di luce effimere suggeriscono alcune storie complesse dei quartieri e dei suoi abitanti protetti e confinati all’interno dei grandi palazzi. Non è la luce del sole a risplendere ma quella appartenente al buio: essa ci permette di vedere l’oscurità, di guardarla negli occhi.
Tomaso Clavarino con “Like Ivy We Grow Where There’s Place For Us” sviluppa una narrazione per frammenti del reale che sonda alcune zone periferiche di Milano, un’esplorazione delle sue aree verdi e delle zone limitrofe. Aree immerse in un’atmosfera di attesa, sospese in un limbo temporale amplificato dal periodo di pandemia. “Un racconto per immagini dei margini della città in espansione, luoghi non ancora toccati da una trasformazione urbanistica senza freni in cui la natura prova a resistere e a prendersi i suoi spazi, e la comunità a vivere quegli stessi spazi.
Simone Massafra da “Imago peregrinatione” in cui una scultura in vetro e legno funge da filtro tra spettatore e paesaggio, a “Il cammino circolare” che traccia il percorso a piedi da Piazzale Lotto a Piazzale Lodi lungo le due direttrici della Circolare esterna N91, fino a “Frontiera Milano”dove colloca il punto di vista dell’osservatore tra passato e futuro, al centro di un presente precario. Montaggio eterogeneo di immagini che rappresenta la complessità urbana, fatta di umanità, dettagli e oggetti di vita quotidiana, paesaggio e natura. È un progetto che guarda oltre le barriere visive e scruta dietro le specchianti architetture del centro che puntano a diventare il lato migliore della città, per scoprire la “bellezza tragica” e i fisiologici contrasti di una città contemporanea.
Giulia Bottiani a partire da un’analisi storica e urbanistica Identità Montanara indaga l’omonimo quartiere della città di Parma e si propone come occasione di riconquista dell’identità dei luoghi stessi. Il progetto fotografico vuole costruire uno strumento per ampliare la fruizione di aree periferiche, grazie anche a una nuova visione di fabbricati come elementi generatori di una nuova espansione e dimensione urbana.
Laura Fiorio con “Reinventario” registra le memorie legate ad un luogo importante, la Fabbrica del vetro Bormioli, uno dei poli industriali attorno a cui si è sviluppato il quartiere e il suo carattere operaio. Questo spazio interstiziale, questo stato di transizione tra la storia di un luogo e la sua trasformazione in luogo di memoria, ha ispirato la ricerca fotografica, che riflette su come la memoria storica venga istituzionalizzata e si domanda chi decida come tramandarla e reinventarla.
Panorami Contemporanei e luoghi in trasformazione resterà visitabile fino al 27 marzo, una mostra piena di spunti e interessanti riflessioni, da non perdere.