Iva Zanicchi:”Torno sul palco dell’Ariston, Sanremo si deve fare in gara”

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E’ una delle interpreti per eccellenza della canzone italiana e  la donna con più vittorie nella storia di Sanremo, dove quest’anno rappresenterà la gloriosa vecchia guardia assieme a Gianni Morandi e Massimo Ranieri. Iva Zanicchi torna per l’undicesima volta sul palco che l’ha vista nascere artisticamente, con “Voglio amarti”, brano sentimentale che coniuga la melodia con l’anima blues dell’Aquila di Ligonchio, scritto da Italo Ianne con Vito Mercurio e Celso Valli, su testo di Emilio Di Stefano. ”E’ un inno all’amore – ci dice – ci sono parole che una donna può dire al suo uomo”.

Sappiamo che è un brano rimasto nel cassetto fino ad oggi

“Italo aveva fatto un provino cantato da lui e rimasto inedito. Dopo l’estate gli ho chiesto un brano per il mio disco e mi ha mandato questo che ho sentito subito nelle mie corde. Anche i musicisti del mio programma “Diva” ne sono rimasti così entusiasti da suggerirmi di proporre il pezzo al festival. Quando ho sentito voci su un mio coinvolgimento a Sanremo in un ruolo non ben definito, ho chiamato Amadeus e gli ho detto di voler tornare in gara perché Sanremo secondo me si deve fare in gara. Dopo l’annuncio ufficiale della mia partecipazione ho fatto arrangiare il brano da Celso Valli, uno dei più grandi professionisti italiani del settore”.

Sarà un Sanremo speciale anche perché andrai con la Luvi Records, l’etichetta fondata da sua figlia Michela Ansoldi

“Questo è il lato più emozionante del festival, perché Michela porta avanti una tradizione di famiglia. Suo nonno, Giovanni Battista Ansoldi, aveva fondato la Ri-Fi, dove ci sono stati la prima Mina, Leali, i Giganti e poi me. Porta quindi avanti la passione del nonno e del padre con questa etichetta il cui nome deriva da quello dei figli Luca e Virginia”.

Nella serata delle cover renderà omaggio a Milva con “Canzone”, il brano che arrivò terzo al festival nel 1968. Perché questa scelta?

“E’ un pezzo di Don Bucky che lei aveva cantato in coppia con Celentano. Ho sempre stimato Milva; è stata una cantante che ha dato tantissimo, un’artista molto raffinata stimata in tutto il mondo e avrebbe meritato di essere ricordata più spesso. Canterò da sola con una piccola sorpresa e lei si vedrà all’inizio. Sarà un omaggio ad una grande artista”.  

Lei è la donna con più vittorie all’attivo nella storia del festival:1967, 1969 e 1974. Un vero record…

“Ho vinto tre volte, ma amo ricordare anche il terzo posto nel 1970 con una canzone che il grande Sergio Endrigo scrisse per me, “L’arca di Noè”. I critici la stroncarono definendola “un brano da Zecchino d’Oro”, mentre aveva un testo bellissimo, futurista, scritto da un artista stimato”.

In 72 edizioni Sanremo è stato calcato da grandi interpreti e anche quest’anno c’è una forte presenza femminile nel cast. Il festival è sempre stato attento secondo te al talento delle donne?

“Sanremo ha sempre valorizzato molto le donne che soprattutto negli anni ’60 e ‘70 hanno dato tanto, da Mina a Milva fino alla Vanoni e Patty Pravo. Anche quest’anno ci sono donne straordinarie, come Elisa, Noemi, la Marrone, la Rettore che torna, per non parlare delle giovanissime, tutte artiste vere”.

Come è cambiato Sanremo dagli anni ’60 ad oggi?

“Sanremo allora era l’evento più straordinario in Italia, di un’importanza talmente vitale che i cantanti arrivavano spaventatissimi, perché ti caricavano di una responsabilità così grande da farti impazzire dal terrore. Per un eliminato poteva significare la fine della carriera. All’epoca, un cantante sconosciuto il giorno dopo si trovava centinaia di fans davanti all’albergo, come è accaduto alla mia amica Caterina Caselli. Ancora oggi dà tanto, se pensiamo che i Maneskin in questo momento sono un gruppo conosciuto in tutto il mondo. E poi un tempo si collegava davvero tutta Europa per vederlo, a tal punto che paesi come il Brasile e la Romania hanno cercato di imitarlo. Ma il marchio ovviamente è nostro ed è un orgoglio tutto italiano”.