Marianella Bargilli:”Mi misuro con un doppio ruolo nel capolavoro Uno, Nessuno, centomila”

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In tour con con l’opera di Pirandello Uno, Nessuno e Centomila nell’unico ruolo femminile della trasposizione teatrale del romanzo del drammaturgo siciliano, Marianella Bargilli famosa con la terza edizione del padre di tutti i reality,  ci racconta della sua passione per il teatro, una carriera lunga vent’anni.

Il Grande Fratello nelle,prime edizioni ha messo in luce personaggi che come te hanno fatto strada nel mondo dello spettacolo. Cosa è cambiato da 22 anni ad oggi?

È cambiato tutto. Agli inizi si partecipava per curiosità e non si sapeva cosa sarebbe successo. Oggi credo che ognuno abbia le sue motivazioni stretta e personali. Immagino ci sia chi lo fa per soldi, chi per ridare una spolverata al suo passato professionale. Io confesso di non avere tempo per seguirlo visto che, per fortuna,  di sera lavoro in teatro e quando non sono sulla scena sono in prova.

Tu hai scelto una strada meno frivola, rispetto a molti ex protagonisti, e l’hai perseguita senza sconti e con dedizione. Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata in teatro?

Da bambina. Le mie cugine mi ricordano che quando eravamo piccole io le trascinavo in spettacoli casalinghi. Ho frequentato il liceo linguistico da ragazza ma dopo una rappresentazione scolastica ho sentito che il mio destino sarebbe stato quello del teatro. Ho frequentato la scuola di recitazione di Beatrice Bracco dopo il Grande Fratello ma già prima avevo scelto di seguire studi accademici per diventare attrice. Volevo stare in teatro più di ogni altra cosa e  quello ho fatto senza mai cambiare rotta nonostante una vita costellata di sacrifici. Per fortuna i sacrifici mi hanno portato ad ottenere anche grandi soddisfazioni che evidentemente sono la spinta a continuare in questa direzione.

Sei in tournée con Pirandello nelle vesti della protagonista femminile che non è la protagonista assoluta della pièce. Cosa ha influito sulla tua scelta di interpretare questo ruolo?

Non sempre essere i protagonisti assoluti è importante quando si recita. Ciò che conta è poter lavorare su un ruolo che ti permetta di toccare certe corde e attraverso Pirandello questo è facile e difficile allo stesso tempo. Facile perché l’autore ti ci porta naturalmente grazie alla sua riflessione sull’essere e sull’apparire, difficile perché arrivare in profondità è doloroso e impegnativo. Ho scelto di interpretare il doppio ruolo di Dida, la moglie del protagonista, e di Maria Rosa, la sua quasi amante, prima di tutto perché ho avuto l’opportunità di lavorare accanto al maestro Pippo Pattavina, un grande attore dal quale continuare ad attingere mestiere ed esperienza. Il secondo perché mi sono anche divertita a interpretare il femminile soggiogante, oscuro e  ambiguo da una parte e provocantemente ingenuo dall’altra.

Dopo due anni sei tornata sul palco del teatro Quirino di Roma che per anni è stata la tua casa. Che effetto fa vedere il pubblico mascherato quando si accendono le luci sulla platea a fine spettacolo?

La pandemia ci ha cambiato la vita, ha interrotto improvvisamente tutti i rapporti umani. Abbiamo iniziato ad usare le video chiamate per relazionarci, abbiamo dovuto rinunciare agli abbracci, alle strette di mano e in generale al contatto fisico perciò tornare in teatro dal vivo e vedere il pubblico in sala è comunque un’emozione straordinaria nonostante le mascherine sembrino appiattire l’effetto. Devo dire che per ciò che mi riguarda sto cominciando a farci l’abitudine ad una platea   popolata da manichini apparentemente tutti uguali, per fortuna ci sono gli applausi  autentici e reali che rappresentano una certezza per noi attori e soprattutto rappresentano un incentivo ad andare avanti e a credere nel ritorno alla normalità.