Francesco Zenzola, promessa della televisione italiana è un attore camaleontico capace di trasformarsi in qualunque personaggio, passando dal giovane fascista di Sono Tornato al reporter di Bentornato presidente, fino alla guardia di sicurezza de Gli uomini d’oro diretto da Vincenzo Alfieri. Grazie all’interpretazione del giovane Lo Russo ne L’ispettore Coliandro, Zenzola è divenuto uno dei volti più ricercati tra le nuove leve del cinema. Lo abbiamo incontrato poco dopo la messa in onda delle prime puntate della nuova serie diretta dai Manetti Bros.
È da poco tornato l’Ispettore Coliandro con una un nuova stagione che ti vede tra i principali interpreti. Cosa credi si aspetti il pubblico?
Abbiamo atteso tre anni per poter girare questa nuova stagione, i Manetti erano alle prese con Diabolik e Giampaolo Morelli, il protagonista della serie, stava girando il suo esordio da regista. Poi, quando finalmente siamo giunti alle prese col set è arrivata la pandemia e quindi il lavoro si è rivelato molto più complicato, sofferente, i protocolli erano molto rigidi, dovevamo fare i tamponi e si aveva timore di ciò che stava accadendo. Per quanto riguarda me, in questa stagione ci sarà una luce maggiore sul mio personaggio, il quale ha modo di esprimersi perché, nelle stagioni precedenti era molto più statico mentre qui è in stretto legame con Coliandro e sempre più legato alle scene d’azione. Carlo Lucarelli, l’autore della serie, dice che Coliandro non ha dei fan ma degli ultras per cui parliamo di una serie che è divenuta nel tempo una parte importante dell’immaginario collettivo della gente, i cui ultras interagiscono ogni giorno sulle puntate, facendo delle discussioni anche accese con gli interpreti, proprio per lo smisurato amore che provano.
Il tuo personaggio, il giovane Lo Russo, è un ragazzo barese col sogno di diventare agente di polizia. Da pugliese, cosa ti ha divertito di più del personaggio ?
Ho portato il mio accento pugliese che mi è stato espressamente richiesto dai registi sin dall’inizio. Ho portato anche alcuni dettagli della mia vita, come la genuinità e quella timidezza che un giovane del sud prova i primi tempi in cui si stabilizza in una città talmente diversa dalla sua come se ne possono trovare verso nord. Credo che di Lo Russo ce ne siano tanti. I primi tempi che sono approdato a Roma ero come lui, con un po’ di timore e tante speranze. Comunque devo dire che mi diverto tantissimo ad interpretare Lo Russo, poi tra me e Morelli è nata un’alchimia per cui ci divertiamo nel girare le scene assieme. Questa serie ha molte difficoltà e Coliandro non è un ruolo facile da interpretare e Giampaolo, con cui ho lavorato anche ne Gli uomini d’oro, è un attore di grande professionalità.
Potremmo dire che il pugliese Lo Russo ti ha portato fortuna?
Certo, voglio precisare che la forza di questo personaggio, al di là del mio lavoro sulla recitazione, sta proprio nella scrittura. E’ costruito bene, nei minimi dettagli. Lo Russo è forse più comico di questa nuova serie ed è già entrato nel cuore degli spettatori.
Quali sono state le tappe più importanti della tua gavetta?
Il percorso teatrale è stato importantissimo e molto formativo. Ho avuto due esperienze importanti: La figlia di Maso diretto da Riccardo Reim, grande regista che purtroppo non c’è più; la seconda è legata allo spettacolo su Romeo e Giulietta ambientato a Bari vecchia. Una trasposizione di Shakespeare in versione barese ambientata nel presente in cui due famiglie di questa parte antica di Bari si scontrano. Uno spettacolo a cui sono molto legato.
C’è stato però un incontro fondamentale che ti ha cambiato la vita, dovuto ad un personaggio di grande spessore: Lino Capolicchio
Una figura fondamentale che mi ha dato tantissimo sia a livello personale che artistico. Ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile il nostro incontro dato che parliamo di un mostro sacro. E’ nato tutto per caso, grazie ad un provino che feci per lui. Mi disse che avevo talento e da lì è partito tutto: ho seguito le sue lezioni, ci siamo frequentati molto, siamo diventati amici. E’ stato un incontro davvero importante, lo ringrazio per tutto ciò che mi ha dato e gli sarò grato per sempre.