Inferno a Scuderie del Quirinale. Intervista a Francesco Murano, progettista d’illuminazione al servizio dell’arte

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Prosegue con successo, negli spazi delle Scuderie del Quirinale di Roma, sino al 9 gennaio 2022, la mostra Inferno, curata da Jean Clair e Laura Bossi e voluta da Mario De Simoni, Presidente e Ad di Ales – Scuderie del Quirinale e Matteo Lafranconi, direttore Scuderie del Quirinale. Inferno racconta la presenza nell’iconografia e nel pensiero del concetto di inferno e dannazione dal Medioevo ai nostri giorni. Accompagnati dalla parola dantesca, i visitatori attraverseranno i luoghi terrifici e le visioni laceranti dell’Inferno così come sono stati rappresentati dagli artisti di tutte le epoche: dalle schematiche scene medievali alle sublimi invenzioni rinascimentali e barocche, dalle tormentate visioni romantiche fino alle spietate interpretazioni psicoanalitiche del Novecento. Il percorso espositivo, realizzato da Francesca Ercole, architetto responsabile ufficio tecnico e progettazione delle Scuderie del Quirinale, si dipanerà attraverso più di duecento opere d’arte concesse in prestito da oltre ottanta tra grandi musei, raccolte pubbliche e prestigiose collezioni private provenienti, oltre che dall’Italia e dal Vaticano, da Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Bulgaria. Tra i capolavori, opere di Beato Angelico, Botticelli, Bosch, Bruegel, Goya, Manet, Delacroix, Rodin, Cezanne, von Stuck, Balla, Dix, Taslitzky, Richter, Kiefer.

 A curare l’illuminazione delle opere in mostra è Francesco Murano, oggi tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte e autore delle luci delle più importanti esposizioni in Italia. “Visitare la mostra è un modo perfetto, direi quasi unico, per “vivere” il capolavoro di Dante Alighieri – dichiara Murano – Nonostante la mia cultura laica e non confessionale, stare per giorni e giorni tra diavoli e demoni ha inciso sul mio atteggiamento nei confronti dell’occulto. Non posso nascondere che ho avuto qualche turbamento notturno, specie nei confronti di alcune opere che presentavano il peccato sotto spoglie femminili. Uno di questi dipinti è senz’altro “Myrrha” di Loewe-Marchand, dove la protagonista incestuosa è ritratta con una modernità e una tecnica fenomenale, quasi iperrealistica. Un’opera che non conoscevo e che mi ha rapito: è davvero incredibile sia stata dipinta nel 1892”.

Quello di Francesco Murano non è un nome famoso ai più, eppure è uno dei light designer più richiesti in Italia. Basti pensare che, solo negli ultimi mesi, oltre all’allestimento di Inferno a Roma, ha curato gli allestimenti delle mostre di Escher a Genova, Fattori a Torino, la Pinacoteca di Como, di Klimt a Palazzo Braschi e Boldini a Palazzo Albergati a Bologna. Nei prossimi mesi, invece, si dovrà occupare anche di Wonder Woman e Piet Mondrian a Milano, nonché di Brueghel a Napoli.

Docente della Scuola di Design, nonché membro del laboratorio “Luce e colore” del Politecnico di Milano, Francesco ha conseguito un master presso la Domus Academy. Poi un dottorato di ricerca in disegno industriale con una tesi di laurea dal titolo “Le figure della Luce”. Ha svolto ricerche accademiche, scientifiche, programmi e attività di progettazione per importanti industrie italiane ed estere. Concentrandosi sulla progettazione illuminotecnica e illuminando molte delle più importanti mostre d’arte in Italia e all’estero. Noi di Il giornale off abbiamo voluto dare “luce” alla sua arte con un’intervista.

Quando nasce la sua attenzione nei confronti degli allestimenti per le mostre?

Nel 1983 ho frequentato alla Domus Academy il primo Master internazionale di design e ho avuto come docenti, tra gli altri, Sottsass, Bellini, Branzi, Mendini e Clino Trini Castelli. Da quest’ultimo ho appreso l’esistenza del design primario che studia elementi immateriali come i sapori, gli odori, le texture, i colori, il microclima e la luce. La mia tesi di master è stata l’illuminazione di un salone dell’automobile ed è da lì che ho cominciato a comprendere il valore e l’importanza che la luce ha negli allestimenti.

Quali sono le fasi del suo lavoro in caso di allestimenti?

Il primo approccio consiste nello studio della pianta del sito espositivo per capire se esiste e come è fatto il sistema di illuminazione, poi analizzo la distribuzione delle opere per comprendere se sussistono problemi impiantistici. Quindi analizzo il progetto allestitivo e ne discuto con il progettista. Infine studio le opere e l’autore per stabilire le caratteristiche dell’illuminazione e tra queste, innanzitutto, la relativa tonalità.

Qual è stata la mostra più complessa per cui finora ha collaborato?

La più complessa e nello stesso tempo la più semplice è stata l’illuminazione della tempesta di Giorgione a Palazzo Grimani a Venezia, nel 2010. Dovevo illuminare il dipinto in una sala priva di impianto di illuminazione e ho utilizzato un sagomatore teatrale posto all’esterno della sala con la luce che entrava dal lucernario. Una soluzione semplice e nello stesso tempo inusitata risolta nel giro di mezza giornata telefonando a tutti i service luci del Veneto e trovando il solo aperto di domenica. Mi sono così conquistata da allora la stima e l’amicizia di Vittorio Sgarbi che ha voluto scrivere la prefazione del mio libro “L’illuminazione delle opere nelle mostre d’arte”.

Quali artisti, invece, vorrebbe valorizzare in suo prossimo impegno ?

Mi piacerebbe illuminare l’Ultima Cena di Leonardo. Al cenacolo vinciamo ho illuminato i disegni della collezione Windsor e osservando per giorni e da vicino quel meraviglioso affresco ho capito che non deve essere illuminato dal basso come ora, ma di lato, dalla finestra posta sulla parete di sinistra dell’opera, facendo in modo da che la luce provenga da una direzione simile a quella riprodotta da Leonardo.

E con quali strutture sogna di collaborare?

Ho illuminato oltre centocinquanta grandi mostre in Italia e all’estero e vorrei mettere questa esperienza a disposizione delle organizzazioni culturali. Per questo mi piacerebbe organizzare delle giornate di studio sull’illuminazione delle opere d’arte rivolte ai responsabili delle mostre che operano nei musei. Sono sicuro che basterebbe poco per evitare i molti errori che spesso impediscono una corretta visione di tanti capolavori.

Prossimi progetti?

E’ un periodo di lavoro intenso, c’è stato Fattori a Torino, Klimt a Roma, il Realismo Magico  a Milano, Boldini a Bologna, ora ho Mondrian al Mudec e poi a dicembre Rembrant a Riyad. Nonostante il poco tempo e le difficoltà contingenti, spero sempre di riuscire a trovare la luce migliore come mio contributo alla bellezza delle opere e  di non prevaricare o inficiare tale bellezza con una luce aggressiva, sbagliata o peggio ancora che ponga al centro dell’attenzione il mio modesto lavoro e non quello dei grandi artisti che mi capita di incontrare attraverso i capolavori che illumino.