Federica Di Martino sulle ali della gravità con Gabriele Lavia

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Federica Di Martino, classe ’73, è in scena in questi giorni e fino al prossimo 14 novembre al Teatro Quirino di Roma, insieme a suo marito, Gabriele Lavia, che ne cura anche la regia – con “Le leggi della gravità”, ispirato all’omonimo romanzo di Jean Teulé

Cosa vi ha orientato nella scelta di questo testo? 

Tutto è iniziato con la visione di un film francese che ci ha appassionato moltissimo, la trasposizione cinematografica del romanzo “Les lois de la gravité”, di Jean Teulé, finora mai tradotto in italiano.  La lettura del romanzo ci ha così fatto scoprire che la figura del coprotagonista è una figura maschile, a differenza di quanto visto nel film in cui era interpretato da una figura femminile. E’ così che io e Gabriele abbiamo deciso di farlo insieme. Inizialmente, abbiamo pensato ad uno spettacolo da portare in scena in un festival, trattandosi di uno spettacolo piccolo, con soli tre attori. Avevamo una tournée di date, da febbraio a maggio 2021, poi saltata a causa della seconda ondata del Covid. Abbiamo quindi debuttato a giugno a Torino: questa elasticità produttiva è stata possibile proprio perché si trattava di uno spettacolo ‘sostenibile’. Lo spettacolo peraltro è ‘nato’ proprio in piena pandemia e il fatto che io e Gabriele fossimo congiunti – e che lui curasse anche la regia – ha reso il tutto molto più semplice. 

E proprio a proposito di Covid, come ha vissuto la lunga pausa imposta dalla pandemia? 

Il primo lockdown, al di là della sua profonda drammaticità, è stato quasi gradevole. Io e Gabriele ci siamo trovati a riscoprire la dimensione casalinga, una vita domestica fatta di studio, film e pasti a casa. Nella difficoltà generale siamo anche riusciti a lavorare un po’: lui ha curato una regia lirica, poi nell’estate 2020 abbiamo portato in scena Medea a Taormina e, successivamente, al Teatro Vascello di Roma prima delle nuove chiusure. La seconda ondata è stata invece molto più provante, con il lavoro che si ferma di nuovo e l’incertezza crescente verso la fine dell’emergenza. Una situazione che non ti sorprende più ma ti amareggia tanto. 

Come è per lei vivere e lavorare in coppia? 

In verità sono solo pochi anni che abbiamo iniziato a lavorare insieme. Soprattutto nei primi 10 anni ho tentato di mantenere ben distinti i percorsi affettivi e professionali, anche per avere un maggiore equilibrio. È stato complesso riuscire ad arrivare ad una serena collaborazione di coppia, soprattutto venendo da percorsi e storie tanto diverse. Di me dicono che io sia una buona attrice, alcuni eccellente, Gabriele è invece un pezzo di storia del teatro del nostro tempo. 

Come è iniziata la sua carriera artistica? Calcare il palco era un sogno nel cassetto sin dall’infanzia? 

In verità io volevo fare la ballerina professionista, classica. Tuttavia, sono una ‘maniaca della perfezione’ e sapevo di non avere il ‘corpo perfetto’. Così, proprio con la danza, all’età di 15 anni ho conosciuto una compagnia di teatro amatoriale di Ortona a Mare. Mi è stato quindi chiesto di andare a vedere se la cosa potesse interessarmi… e così, tra i 15 e i 18 anni abbiamo portato in scena anche titoli molto ambiziosi! Poi l’esame in Accademia è stato quasi un caso, a seguito di un viaggio a Roma per un problema di salute: il medico aveva lo studio proprio dietro L’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Nel frattempo, avevo comunque fatto 10 esami a giurisprudenza perché non credevo proprio che potessero prendermi e invece…  terminati gli studi, non appena diplomata, ho subito iniziato a lavorare, prima con Luca Ronconi, poi con Giuseppe Patroni Griffi… 

Tornando allo spettacolo – atto unico di 90 minuti, in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 14 novembre – che importanza ha il tempo? 

Il tempo nel nostro spettacolo è fondamentale. La protagonista arriva infatti in commissariato la notte prima che il delitto cada in prescrizione. Un orologio è sul palco a scandire il trascorrere delle ore: lo spettacolo si apre alle 22.15 e il sipario cala allo scoccare della mezzanotte! 

Qual è il ruolo della donna in questo spettacolo? 

Lo spettacolo tratta un tema cruciale e particolarmente attuale, quello del femminicidio, offrendo una prospettiva diversa, quella di una donna che si è vendicata dei torti subiti.