Torino torni a sfrecciare, altro che monopattini!

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Dal brand dell’automobile al rilancio della sede Rai e poi teatri e musei: un progetto per ripartire

La “Torino capitale” che servirebbe non è l’antica città sabauda già Capitale del Regno d’Italia dal 1861 al 1864. Nessuno pretende di scippare a Roma il ruolo di capitale d’Italia che dal 1871 ha ereditato dalla toscana Firenze a cui Torino aveva passato lo scettro. Torino è “capitale” a prescindere perché ha nel DNA dei suoi cittadini e nella sua storia quegli elementi che la caratterizzano come tale. Torino è stata la culla dell’industria automobilistica e già questo le consentirebbe di fregiarsi del titolo di “capitale dell’automobile”. Pensiamo solo a cosa hanno rappresentato le semplici “botteghe artigianali” dei vari Ceirano, Diatto, Temperino, Moretti e molti altri fino alle “internazionali” Lancia e Fiat. Se l’industria è nell’orbita Stellantis e se l’indotto rappresenta un’eccellenza produttiva volta a soddisfare tutti marchi del mondo Torino può restare capitale dell’automobile attraverso la cultura. Perché l’automobile è nell’arte, nella pittura, nella cinematografia e rappresenta un mondo che nelle sue svariate declinazioni merita di essere valorizzato nella nostra Torino. Sarà Paolo Damilano l’uomo in grado di portare Torino sulla vetta delle grandi città automobilistiche? Ne siamo certi: solo un imprenditore di successo può avere la visione che gli permette di cogliere le grandi opportunità del binomio Torino/automobile. Il museo dell’automobile e quello del cinema sono due ottimi punti di partenza sui quali investire per portare a Torino migliaia di appassionati. Gli eventi in collaborazione con le eccellenze torinesi del settore artistico che possono essere ospitati in città sul tema dell’automobile dalle mostre di pittura ai festival cinematografici possono offrire a Torino la ribalta internazionale che merita. Pensiamoci un momento: Torino e il cinema sono legati da una lunga storia che risale alla fine dell’Ottocento, quando i fratelli Lumière allestirono in città la prima proiezione italiana. Immaginiamo quindi un festival tematico, un premio ”Torino” per il miglior utilizzo dell’automobile nei film. Studiamo un concorso all’interno magari di una biennale internazionale artistica sul tema dell’automobile. La mente va da sola all’indimenticato e prestigioso salone internazionale dell’auto il cui ritorno rappresenta un atto dovuto dal momento che nel lontanissimo 1900 se ne tenne proprio a Torino la prima edizione. Le scuole di restauro , i grandi raduni, le rievocazioni dei pionieri dell’automobilismo sportivo nella splendida e storica cornice del Valentino sono gli addendi di una somma che solo un sindaco lungimirante può stimare e spalmare sul territorio cittadino. Senza tabù, l’auto è stata un bene prezioso per la nostra città e potrebbe continuare ad esserlo sotto altre forme. Parlando di forme non possono non venire in mente le sculture che i maestri cioccolatieri – altra eccellenza torinese – possono realizzare in omaggio alla ritrovata cultura automobilistica. E dopo l’automobile viene il cinema, la moda, la televisione. Tutte eccellenze che hanno rappresentato la storia di Torino ma che attraverso la cultura possono rivivere e tornare ad essere patrimonio della città. La cultura fa miracoli, resuscita i morti: non abbiamo i grandi centri di produzione? La cultura ne perpetua il ricordo e lo trasforma in evento, in kermesse, in pubblico, in marketing territoriale. Solo chi ha una visione lungimirante può concretizzare l’enorme potenziale degli investimenti in cultura. Pensiamo ai nostri teatri, le nostre piazze auliche, i nostri palazzi storici che ospitano eventi culturali legati alla moda, al cinema, alla storia della televisione. La stessa Rai potrebbe trovare in Torino le sede giusta per i grandi progetti web che per la loro stessa natura possono essere delocalizzati rispetto alla capitale romana. Portare a Torino un pezzo importante di Rai non è impossibile. Basta volerlo, esser convincenti e magari avere le relazioni giuste per farlo. Paolo Damilano ne avrebbe le potenzialità. L’appello che gli facciamo da questa pagine è semplice: gli investimenti in cultura hanno grandi ritorni in termini economici. Dai fasti dell’impero romano in poi il suolo italico non si è mai inaridito grazie alla cultura. I grandi e piccoli teatri torinesi se ben valorizzati possono rivitalizzare una città che si è addormentata nel grigiore di troppe amministrazioni che vivevano di burocrazia e di piccoli affari per pochi amici. Pensiamo alla nostra rete museale sacrificata e spesso poco valorizzata dove gran parte dei reperti non sono disponibili alla visione e custoditi in inaccessibili scantinati. Cambiamo il paradigma, investiamo in nuove strutture per aprire e aprirci alle nuove grandi opportunità disponibili dal primo dei nostri musei quale è quello egizio fino al più piccolo e dimenticato. Pensiamo al Risorgimento, all’artiglieria quali elementi culturali legati alla storia della città e al grande potenziale riconducibile ai nostri musei. La cornice alpina che circonda Torino merita maggiore rispetto. Il rispetto della sua storia, in particolare quella legata all’automobile, che non è un detestabile mezzo di locomozione inquinante da cancellare dalle strade e dalle menti, come credevano le precedenti amministrazioni. Noi la proponiamo invece come una delle risorse culturali disponibili in Torino e lo ripetiamo a gran voce senza quei tabù che in questi anni bui volevano che Torino diventasse sì la capitale … ma del monopattino!

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Fabrizio Bertot
Sono nato a Torino il 23 febbraio 1967, da un’importante famiglia d’imprenditori torinesi che portano avanti con successo la Stamet, un’azienda leader nell’industria dei componenti per autoveicoli. Oggi sono un politico italiano e PresidentedellaFondazione KIAN. LA POLITICA Divento sindaco di Rivarolo Canavese, una carica che ricopro dal 2003 al 2012.Nello stesso anno, creo la Fondazione Kian con lo scopo di salvaguardare i più importanti progetti europei, i finanziamenti, l’internazionalizzazione e la realizzazione di organizzazioni, in particolar modo in Russia e nei Paesi dell’Est. Sono un esperto di relazioni internazionali e in particolar modo, ho curato i rapporti con la diplomazia russa. Dal 2013 al 2014 divento membro del Gruppo del Partito Popolare Europeo, mentre entro in Forza Italia come partito nazionale. In seguito, faccio parte della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e della Delegazione per le relazioni con l’India e della Delegazione per le relazioni con il Sudafrica. PARLAMENTO EUROPEO: ATTIVITÀ PARLAMENTARI RILEVANTI IN AULA 7A LEGISLATURA 2014 – Sicurezza dei prodotti di consumo. Voto a favore della presente relazione in linea con il PPE. Il Parlamento approva la norma che disciplina il “Made In”, ovvero le regole per il “Made in Italy”, il brand più imitato al mondo. Un altro passo verso una maggiore difesa delle nostre eccellenze e verso un riconoscimento ufficiale dei prodotti italiani. L’Italia si tutela così, anche in merito alle esportazioni, conservando il prestigio del brand “Made in Italy” che le spetta e salvaguardando expertise e know-how che da sempre hanno caratterizzato la produzione italiana.