L’avventura spirituale de “La leggenda di Fiore” Intervista a Marcello Veneziani

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Fiore è un personaggio mitico che abita un mondo dai contorni atemporali. Abita il mito, il simbolo ed è a sua volta l’eroe della grande allegoria del viaggio spirituale dall’uno allo zero. Dall’Io al tutto, dal singolo all’everness, dall’ora all’origine. Protagonista di un romanzo spirituale tra Zarathustra e Siddharta, il Filocolo e i Racconti di un pellegrino russo. Viaggiatore errante, mago, anacoreta, Fiore come un girasole è la creatura alla ricerca della luce, dello spirito, del segreto, che in un mondo disincantato e vuoto si tuffa nel mare e grida “dio del mare esisti”, “dio del mare resisti”. In “La leggenda di Fiore”(Marsilio Editore) Marcello Veneziani riprende i grandi temi della sua opera, dalla nostalgia all’amor fati, dal rapporto con la famiglia, a quello con la religione. Costruendo un mosaico di personaggi e atmosfere che restituiscono al romanzo una dimensione che fonde l’antico con l’eterno, l’interiorità con la tradizione.

Come nasce l’idea di scrivere la leggenda di Fiore?

La tentazione di usare la via del romanzo risale in me periodicamente, diciamo ogni dieci anni, come per purificarsi dopo i saggi. Nel 2001 mi cimentai con Plotino poi, nel 2011 con Seneca. Ora, nel 2021 Fiore credo sia più compiutamente un romanzo spirituale. Il romanzo è per me un modo per far combaciare il pensiero e la vita tramite il mito, la favola, il simbolo e l’allegoria.

Chi è Fiore?

Fiore è una figura leggendaria, non ha legami storici con personaggi reali, un po’ come lo Zarathustra nietzschiano; a un certo punto della sua vita Fiore incrocia la storia e la profezia di Gioacchino da Fiore e ne resta segnato. Ma Gioacchino è una tappa pur importante del suo itinerario verso la Luce, l’Oriente, il Fiore d’oro e il compiersi dello Spirito.

La leggenda di Fiore è paragonato spesso a Siddhartha di Herman Hesse o allo Zarathustra, che legame ha con queste opere?

Nessun legame sostanziale, ma certo si sono sedimentate in me tante letture, compreso Siddharta e ancor più lo Zarathustra di Nietzsche, che ha contato molto nella mia formazione. Ma sono tante le differenze non solo di stile e di forma narrativa con queste opere. C’è un’attenzione decisiva verso la tradizione cattolica e cristiana che in Hesse e in Nietzsche manca; c’è l’ambientazione nel Sud del mondo; un legame forte con la famiglia d’origine; il tema dell’amore e della paternità.

Oltre a Nietzsche quali sono i maggiori riferimenti filosofici del romanzo?

In Fiore non sono mai citati autori, salvo Gioacchino che una volta in un sogno viene chiamato, non a caso, Florenskij. Oltre loro e oltre i già citati, ci sono autori disseminati e nascosti lungo le pagine: da Evola a Guénon, da Simone Weil a Cristina Campo, a tanti maestri della tradizione, oltre i classici, da Omero a Platone, a Plotino. E sul piano letterario Borges e Pessoa, Montale.

Considera la storia di Fiore più un romanzo spirituale o un mito?

Non considero le due cose alternative. La leggenda di Fiore è un romanzo spirituale che rappresenta un mito in forma di leggenda e di cammino spirituale. Per altri versi, l’incontro col Mito nel senso classico e greco dell’espressione è nella prima tappa del suo cammino, nell’Isola delle donne, dove sono riconoscibili molti motivi mitologici; poi il mito si fa avventura spirituale, ascesi, ricerca di perfezione, cammino di trasmutazione.

Crede conciliabili amor fati e ascesi?

L’amor fati attiene all’accettazione del destino, della vita, degli eventi e della morte, del mondo e della realtà, nella sua finitudine e imperfezione. E’ dire sì al mondo, abbandonarsi con amore al fato. L’ascesi vuol mettere a frutto la propria vita, portarla a compimento, chiudendone il cerchio e salendo in alto. L’amor fati è la base, l’ascesi è l’altezza: l’una riconosce la vita com’è, l’altra la dedica a ciò che la trascende. Perché “vivere non basta”.

Tra i personaggi allegorici presenti nel libro a quali è più legato?

Non riuscirei a fare preferenze, oltre Fiore stesso. Ciascuno rappresenta un gradino, uno stadio del viaggio: prostitute e veggenti, maghi e nanofilosofi, profeti monocoli e fumatori silenti, papi dimissionari e figure famigliari, amori sparsi e figli ritrovati, per non dire degli animali che hanno un ruolo importante e simbolico nella trama della sua vita.

La copertina, raffigurante il derviscio col fiore, è di Franco Battiato. Che opinione ebbe dell’opera? Quali riferimenti comuni o assonanze vede tra lui e Fiore?

Se dovessi tradurre Fiore in musica contemporanea, non troverei migliore traduzione che il canto di Franco Battiato. Anche per questo ho pensato a lui per la copertina del libro, lui sarebbe in profonda sintonia con Fiore. Sono poi innegabili alcune assonanze dell’autore con Fiore e certi episodi e tratti di vita personale riversati su Fiore, benché trasfigurati. Ma non ho scritto Fiore per parlare di me, semmai ho usato mie storie per parlare di Fiore.