Federica Zucchini: “La Fotografia è una richiesta d’amore”

0
Ph. Federica Zucchini

Piedi per terra e testa tra le nuvole. Insegue la vita tra le linee della mano. Affronta il mondo ma a volte vorrebbe fuggire. Assomiglia alle sue fotografie delle quali si è fatta lessico famigliare. Madre di tre figli. Racconta nella frammentarietà dell’immagine il senso nuovo che sfugge al singolo. Poesia e fotografia appaiono come la declinazione di un senso comune dal quale possono generarsi vicendevolmente. Ogni gesto, diventa presenza di mondi possibili. Federica Zucchini è nata a Foligno nel 1975, dal 2012 si è avvicinata alla fotografia e ha iniziato a “fabbricare ricordi con struggente nostalgia.”

“Le fotografie che raccolgo e accolgo in grembo mi sembrano sincere: mostrano qualcosa che non dovrebbe passare inosservato, qualcosa da salvare custodire e ricordare. Ma sincerità non è verità: che concetto difficile quello della verità, essa è relativa, come la bellezza.”

Un viaggio intimo, a volte una finestra con vista, dove l’incontro avviene nel riflesso. Una percezione filtrata dalla propria interiorità, la fotografia ci spinge a separarci dall’immagine per cercare di guardarci con altri occhi e accettarci nella forma che appare, leggendoci dentro nuove prospettive. A volte vento che spettina i capelli, dove ogni piccola emozione danza negli occhi e le pagine del diario diventano paesaggi dell’anima.

“La fotografia è sempre un incontro. Spesso inaspettato. Non vado a cercarla, mi lascio trovare, pronta all’incontro attendo. Quando vita e fotografia procedono insieme, il gesto fotografico diventa naturale, come il respiro, come il succedersi dei passi, non servono dunque calcoli difficili o pensieri cervellotici, lo sguardo si posa sulle cose come se fosse la prima volta e l’anima si gonfia di stupore: è come un incanto. Fotografare è come vedere le cose del mondo per la prima volta, lo stupore che scaturisce dall’incontro è potente.”

Lessico famigliare è uno dei tanti progetti di Federica. “E’ un racconto silenzioso, fatto di gesti di bambini che crescono come asparagi selvatici”. Di sentimenti evanescenti e amore che resiste come collante di senso nelle azioni quotidiane. Di descrizione poetica, di precisi momenti che delineano uno stile essenziale e lineare dove punti e virgole fungono da respiro alla geografia dei corpi. La Zucchini affida alle foto la richiesta più sentita: dare e ricevere amore.

“Nella nostra mente la cultura si stratifica ed è in fondo all’anima, luogo di naufragi e ritrovamenti, che dobbiamo scavare, per riportare alla luce la nostra vera natura. Provo a dirlo con queste parole: io vorrei assomigliare soltanto a me stessa, ed esserlo nel migliore dei modi. Per questo, forse, nel mondo della fotografia non sono capace di sgomitare o di essere perseverante (per raggiungere la notorietà o il successo) se la fotografia è una richiesta d’amore, e lo è, bisogna accettare anche il rifiuto, bisogna accettare di non essere amati. L’amore non si può pretendere, questo ho imparato.”

I suoi dittici sono piccole immagini che raccontano storie. Stanze di senso dentro le quali cerca la complicità dell’immagine altra. Una dialettica che orienta alla continuità della comunicazione che esiste nel duplice. Il reale diventa l’incrocio di interminabili narrazioni di generi diversi. A partire dalla relazione duale, l’immagine già carica di significato diventa la sua estensione, il pensiero si trasforma in un’inedita visione del mondo, facendo in modo che la fotografia si presenti in tutte le sue forme. Le presenze umane, la gestualità, i movimenti del corpo vengono correlati ad altri ambienti.

“Parto sempre dalle fotografie e poi, all’improvviso, quando meno me lo aspetto, mi accorgo di avere raccontato una storia. Raccolgo fotografie già pronte, le metto in grembo, aspetto paziente che mettano le radici, che germoglino, che fioriscano. Forse il mio archivio vasto e profondo è pieno di storie che aspettano ancora di essere raccontate. Le storie del futuro.”

La fotografia di Federica nasce dall’incontro con la vita. Genera una narrazione aperta attraverso un pluralismo di interpretazioni. Esterno e interno, presenza e assenza, spazio e tempo. Tutto dentro la sua quotidianità, la sua famiglia, le cose semplici. Un modo di rendersi visibile attraverso il desiderio intenso di narrare. L’archivio è per Federica “uno scrigno prezioso, una coperta calda che scalda quando è freddo, un vento leggero che la sfiora come una carezza nella solitudine e nello sconforto.” La sua fotografia fatta di tempo, dentro il quale si prepara ad affrontare la vita con interrogativi e risposte che lascia libere di cercare identità nuove. Quando pensa alla bellezza la ritrova nei “luoghi dove ha amato la vita”. Costruisce territori mentali dove “conosce se stessa attraverso il ricordo e la memoria.”

“C’è una definizione di fotografia che mi piace tanto, e che mi calza a pennello, è di Carlo Riggi (fotografo e psicoterapeuta): la fotografia è come la richiesta che il bambino fa alla mamma di raccontargli una storia prima di addormentarsi.

Lessico famigliare è stato anche progetto vincitore di una delle tappe della lettura portfolio organizzata da FIAF. “La poetica emozionale e metafisica” con cui Federica racconta la vita, la famiglia, la maternità sono solo alcuni degli aspetti che colpiscono della sua personalità. Imprenditrice agricola, gestisce insieme a suo marito una piccola azienda che produce olio extra vergine di oliva e un agriturismo. Quando non indossa la sua macchina fotografica è possibile trovarla a casa, circondata da libri suoi e dei suoi figli. Le foto che lascia scappare nascono da lì e se poi tornano significa che sono sempre state sue. “Lo sguardo non si nutre si asseconda, è un’impronta che segna l’immagine, ci resta dentro sempre.” Un esempio di forza e di amore. Una fotografia che nasce da dentro, in quello spazio essenziale e generativo di emozioni del quale la Zucchini non può che essere madre.

“La mia vita si specchia nella fotografia. La fotografia si specchia nella mia vita. Vita e fotografia sono due specchi che vicendevolmente si riflettono l’uno nell’altro. Come potrebbero le emozioni sfuggire al potere che hanno questi specchi di duplicare la realtà? Le emozioni si moltiplicano, si espandono in ogni direzione.”