La Guarimba, il festival per riportare il cinema alla gente

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Un progetto che va avanti da 9 anni quello de La Guarimba International Film Festival, il più grande festival del cortometraggio in Italia, che ha reso Amantea, piccola città del Tirreno cosentino senza luoghi della cultura, il punto di riferimento per il cinema indipendente.

Sei giorni, 172 corti provenienti 56 paesi diversi, 5 categorie in concorso, 5 sezioni speciali, 6 webinar e un cartellone dedicato ai piccoli spettatori. Questi i numeri della IX edizione de La Guarimba, che tornerà dal 7 al 12 agosto per “riportare il cinema alla gente e la gente al cinema”.

Ce lo racconta Giulio Vita, ideatore e direttore del festival.

Partiamo dalle origini: come nasce La Guarimba e l’idea di fare un festival nel profondo Sud?

Il festival nasce dall’idea di realizzare qualcosa in un luogo in cui fosse ancora tutto da costruire. Amantea è una città senza teatri, cinema o biblioteche e dal mio punto di vista questo lo rende un posto pieno di opportunità, perché La Guarimba esiste proprio per creare delle occasioni laddove c’è una mancanza. Del Sud mi ha sempre attirato il modo particolare di fare le cose, che fa sì che queste riescano sempre a funzionare in qualche modo. Certo, bisogna seguire delle regole anche qui, ma c’è questa sorta di ritmo che si innesca, un meccanismo che ricorda un’onda che bisogna imparare a domare per portare a termine un progetto. Io credo che, se si riesce a controllare quest’onda, in Calabria si possano realizzare tantissime cose interessanti che altrove potrebbero sembrare impossibili da fare, ma che qui diventano possibili proprio grazie a questo movimento tanto straordinario quanto difficile da gestire.

Una selezione di ben 172 corti arrivati da tutto il mondo: cosa racconterà La Guarimba 2021?

Anche quest’anno attraverso la programmazione del festival abbiamo voluto dare spazio a tutto quello che sta accadendo in questo momento nel mondo, senza mai cadere nella banalità. Si parlerà delle grandi questioni d’attualità, con diversi corti sul tema dell’identità, sia individuale che collettiva. Racconteremo cosa voglia dire essere donna nella società attuale, e non solo in quella occidentale. Abbiamo selezionato anche diverse opere che descrivono la sensazione di disagio e inadeguatezza tipica dell’adolescenza e l’incertezza che ne deriva, per rivolgerci a tutte le fasce d’età.

Un festival che vuole rappresentare culture, linguaggi e tradizioni diversi…

Sì, esatto, ci sarà una grande varietà non solo nelle tematiche affrontate, ma anche negli stili cinematografici adottati e nella tipologia di registi selezionati. Presenti come sempre alcuni grandi nomi del cinema, ma soprattutto molti giovani artisti emergenti e studenti che presentano i loro lavori per la prima volta. Alcuni film saranno leggeri, altri più profondi, altri ancora potrebbero essere addirittura devastanti, ma la nostra missione è sempre quella di esaltare le differenze culturali e condensare riflessioni sul presente.

Non solo cinema ma anche eventi collaterali…

Quest’anno abbiamo pensato di utilizzare alcuni strumenti che si sono rivelati fondamentali durante la pandemia, estendendo la durata del festival e organizzando alcune conferenze e webinar gratuiti online che si stanno svolgendo proprio in questo periodo. In questi seminari stiamo affrontando diverse questioni, non solo riguardanti il cinema, e si concluderanno il 23 giugno con una masterclass della Scuola Holden. In più durante il festival faremo laboratori per bambini, parte de La Grotta dei Piccoli, il cartellone dedicato ai più piccoli e organizzato in collaborazione con Unicef Italia. Come da tradizione ci sarà anche la pulizia della spiaggia di Amantea, parte invece di Cambur, anima ecologica del festival, in cui coinvolgeremo volontari e cittadini. Vogliamo far capire che è positivo quando un festival, e più in generale la cultura, arrivano in città, perché non offrono solo un evento, ma danno anche nuova vita agli spazi simbolo del luogo.