La comicità di Ginepro, dalla sit com al Willy Wonka de “La fabbrica del cioccolato

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Christian Ginepro è un attore eclettico e vivace, capace di spaziare dalla sitcom al musical, passando dal cinico lobbista de “il candidato”, all’autore folle e schizzato di “Boris”, dal Willy Wonka de “La fabbrica del cioccolato” al regista ed autore. Iperattivo artigiano della recitazione è capace di caricare i propri ruoli di empatia e comicità, affetto e profondità. Conciliando l’attività con la solidarietà al palcoscenico, dalla fiction al musical. Recentemente ha rinnovato la sua interpretazione del pittoresco agente Domenico d’Intino in Rocco Schiavone, riuscendo a mostrarne i lati folli e curiosi, con quelli drammatici ed umani. Mostrando al meglio “lo strumento che usa Dio” per punire il vicequestore dell’omonima serie.

Ginepro come si è trovato con questo personaggio e che tipo di lavoro  ha svolto su di esso ?

Premettendo che io sono un attore del metodo Stanislavskij-Strasberg, per cui quando si affronta un personaggio non dobbiamo mai giudicarlo. Infatti quando mi dissero:”te la senti di fare uno stupido” risposi negativamente. Perché uno stupido non sa mai di essere uno stupido, come un matto non sa mai di essere un matto. Semplicemente mi sono divertito a cercare di costruire un personaggio molto diverso da Rocco Schiavone. Schiavone è un personaggio che, nonostante le apparenze menefreghiste, prende tutte le situazioni che gli accadono sul serio. Invece D’Intino se le lascia scivolare addosso. Rappresentando tutte quelle persone che vivono su un altro spartito della realtà. Quelli che quando parlano dovrebbero stare zitti e al momento di parlare tacciono, quando li cerchi non ci sono mai, ma si trovano sempre quando non sono richiesti. Questo non vuol dire che sono degli idioti, anzi il loro candore fa affezionare tali personaggi al pubblico. Mentre la vita di Schiavone è stata sporcata da eventi drammatici, quella di D’Intino resta candida fino alla fine della quarta stagiona. Molto importante è stato il lavoro sul dialetto abruzzese,non avendo nulla a che fare con Tortoreto lido essendo mezzo romagnolo e mezzo marchigiano. Poi cera una profonda differenza sta nel fatto che io personalmente sono una persona schizzatissima mentre il personaggio viaggia a rallentatore, mentre io seguo mille progetti sempre di corsa.

Attualmente è in onda la nuova stagione di Rocco Schiavone, come si evolve il personaggio?

Nel finale della quarta stagione d’intino inizia a prendere schiaffi dalla vita. Passando da essere una specie di Candy Candy che si definisce come “lu vice de lu vice de lu vicequestore” a prendere coscienza di sé tramite una serie di errori madornali o meno , maturando attraverso il dolore. Dal punto di vista attoriale il momento a cui sono più legato è il finale drammatico della quarta stagione , forse il regalo più bello che poteva farmi Antonio Manzini. Oltre ad essa ci sono le scene comiche dove con Marco giallini ci siamo molto divertiti sul set. Soprattutto con la scena di “Fiona”, dove lì non ride il personaggio, ma Marco Giallini. Momenti che non posso dimenticare

In passato ha partecipato a Boris nel ruolo dell’autore di Troppo frizzante. Cosa ne pensa del successo di ritorno di questi anni?

Credo che Boris sia un atleta capace di vincere sia i cento metri piani che la maratona. Uno straordinario prodotto made in italy che alla prima visione è come un colpo di fulmine e col passare del tempo ti fa innamorare. Nonostante poche scene a disposizione, come del resto anche con Rocco Schiavone, sono legato a tutte le scene. Mi considero come un vendemmiatore che con la poca uva a disposizione  deve trarne un buon vino. Però se dovessi scegliere sono molto legato ad una scena che è stata tagliata, dove stava per nascere una storia di amore omosessuale tra me e Duccio. Dove il mio personaggio toccava i coglioni a tutti. Ninni bruschetta al posto di intimarmi di non farlo mai più, secondo questa idea, doveva invece, nella follia geniale, a quel punto doveva partirgli una deriva gay e baciarmi.

Oltre alla attività nella fiction e nel cinema lei coniuga una fitta attività nel mondo del musical. Come ci è entrato?

Io nasco come danzatore, mi iscrissi al centro coreografico di Pesaro inseguendo una compagnia di classe di cui ero innamorato. Passione che maturai poi con l’esperienza dei villaggi turistici e che permette poi ad un attore di confrontarsi in tanti ambiti. come disse verga ho poi proseguito con l’attività del musical, esperienza per me fondamentale

A quale spettacolo è più legato ?

Forse l’ultimo “La fabbrica di cioccolato” nei panni di Willy Wonka. Uno spettacolo in cui non si parla di cioccolato, ma racconta la storia di un uomo che si rinchiude in una fabbrica con i suoi segreti perché tradito dalla vita e che poi grazie ad un’altra persona cerca di riaprirsi ad essa. Un personaggio straordinario

Cosa ne pensa della situazione attuale dei lavoratori dello spettacolo?

Beh potrebbe riassumersi nel titolo del romanzo magnifico di Dostoevskij Umiliati e offesi. Avevo letto pochi giorni fa una definizione molto interessante “ avete tagliato le gambe ai giovani sbagliati”, poiché si stanno tarpando leali a tutte quelle persone che potevano vivere in una situazione molto controllata, come cinema, palestre e teatri, a quei giovani che si stanno, tra mille difficoltà, dando da fare per imparare un arte, mentre perdurano situazioni sregolate. Col tempo con cui ogni giorno prendo il tram numero 8 di Roma, ammassato con un centinaio di sconosciuti, potrei recitare tutto l’Amleto.

Progetti per il futuro?

Il prossimo anno sarò protagonista di tre musical per un nuovo teatro il Broadway di Milano, ma non posso dire altro se non che sarà un progetto che sarà come una sorta di nouvelle vague del musical. Poi ci sarà la nuova stagione di Rocco Schiavone, dato che Manzini sta scrivendo nuovi libri.