Giuseppe La Spada: “Dentro la fotografia l’interdisciplinarità della mia Arte”.

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Giuseppe La Spada e Svetlana Shikhova

Artista, docente e consulente di comunicazione. Membro della International Academy of Digital Arts and Sciences di New York. Communications manager e art director di The Global Network Of Water Museums (UNESCO-IHP). Giuseppe La Spada nasce a Palermo nel 1978. Da più di quindici anni il suo impegno unisce Arte, Innovazione e Sostenibilità, attraverso progetti che mirano a divulgare e aumentare la consapevolezza sulle tematiche ambientali, soprattutto nelle nuove generazioni. Ha lavorato come direttore creativo per aziende italiane e internazionali: Expo2015, Autogrill, Telecom Italia, Lavazza, Pirelli Pzero, Audi, Panerai, Bulgari, Creval, Volkswagen, H3g, Sony Music, Ca’ del Bosco, Versace, etc. Ha firmato lavori come artista e regista per Ryuichi Sakamoto, Franco Battiato, Luca Carboni, Marco Mengoni, Federica Brignone, Christian Fennesz.  “I miei lavori sono spesso intuizioni o conseguenze di momenti di solitudine necessari alla concretizzazione delle idee e delle opere. Alle volte sono regali dell’entrare in connessione con la Natura in una dimensione più alta. Credo che un artista sia anche uno strumento per cui si deve in un certo senso auto accordare, ognuno ha la propria tecnica, io amo partire dal suono, dalle parole, dalle necessità interiori, quasi mai da cose visive. Il visivo è una conseguenza.”

Potresti darci una breve introduzione sul tuo stile fotografico?

 Amo cose diverse, di sicuro amo una certa forma di rigore compositivo, ogni genere all’interno della stessa fotografia ha codici diversi. Forse la mia fotografia più conosciuta ha delle radici estetiche nella pittura, in una certa pittura che divinizza la figura femminile, ma amo anche l’essenzialità, pochi elementi, quasi sempre naturali quasi sempre acqua. Credo nelle contaminazioni per cui anche il digitale inteso come alterazione della realtà mi ha sempre affascinato. Lo stile in fotografia è un punto di partenza, alle volte una conseguenza, un obbligo e alle volte una scelta di marketing per la riconoscibilità, ho tanti progetti anche ma molto diversi tra loro e tanti che amo che forse non farò mai vedere perché distanti dal mio presunto stile e potrebbero distogliere da quello che si sceglie come obiettivo principale.

 Quando e com’è nata la tua passione per la fotografia?

 Da bambino vedevo mio zio fare foto e svilupparle nella sua camera oscura, mi faceva degli scatti, erano la memoria visiva degli istanti della vita e della mia vita, sicuramente questo mi ha segnato, l’idea di fermare il tempo, di lasciare una traccia, anche se il mio primo amore è stato in realtà la pittura, forma espressiva a cui mi piacerebbe tornare.

 Cosa ti piace mostrare nella tua fotografia e che significa per te una buona fotografia?

Mi piace mostrare la nostra relazione con gli elementi, con la natura ovviamente, il concetto che anche le cose più semplici sono estremamente affascinanti, importanti, non separate da noi e quindi l’identificazione con l’altro, che è in realtà un’altra manifestazione di noi stessi. Una buona fotografia è una foto senza tempo, in grado di toccare determinate corde, di catturare l’invisibile e di mostrarlo a chi non lo vede sempre e per sempre a prescindere dalle mode.

Il video che hai creato sulla tua città Milazzo è molto forte . Pensi che questo tipo di Arte possa avvicinare le persone al rispetto per la Natura ?

Credo ci sia un momento nella nostra vita in cui scatti la relazione con la nostra missione e forse anche con la nostra funzione sociale, per me ogni lavoro è una possibilità per diventare un essere umano migliore, abbandonare un po’ di ego per capire a cosa può essere utile il talento che mi è stato donato. Penso che questo mondo non abbia più bisogno di forme d’arte fini a sé stesse, svuotate di senso e di utilità, fatte solo per il piacere di fare; ogni giorno l’essere umano produce 95 milioni di foto su instagram e 300 milioni su facebook, sono un’altra forma di inquinamento e io vorrei contribuire il meno possibile. Il messaggio credo possa servire soprattutto per le nuove generazioni, questo è il mio obiettivo principale.

Pensi che si dovrebbe ritornare ad una forma di consapevolezza panteistica per tracciare l’umano dentro gli elementi naturali?

L’essere umano fa parte della Natura anche se si è sempre considerato al vertice della piramide. Adesso vive separato anche dalla propria stessa natura, forse sta diventando altro. L’arte spesso è troppo elitaria, parla poco all’uomo comune, sta chiusa in certi circuiti ma è anche uno dei pochi territori dove si faccia un certo tipo di approfondimento e di ricerca emotiva. L’arte è la vita, un ponte tra noi e gli altri e tra noi e l’altro inteso come l’assoluto, deve essere permesso a tutti l’accesso a questi strumenti, con linguaggi e codici diversi forse, ma con il medesimo fine che è quello di tutte le forme culturali, ovvero contribuire all’evoluzione dell’uomo.

 Quanto il tuo essere Artista interdisciplinare ti ha aiutato nella ricerca e ti ha facilitato nella condivisione dei tuoi lavori?

 Non mi sono mai considerato aderente al ruolo sociale, mai un fotografo, mai un artista, mai un video maker, ma sempre un ricercatore. Mi affascinano tutte le discipline e cercare di volta in volta approcci e soluzioni non scontate. Credo mi abbia aiutato anche la padronanza degli strumenti e dei linguaggi, ho sin da piccolo “dominato” la tecnologia, per cui è stato più facile esprimere quello che avevo nella testa e nel cuore.

Com’è nato l’incontro con Ryuichi Sakamoto

Non sarei la persona che sono senza questo incontro. La gratitudine nei confronti del destino per questo regalo è costante. Scontato dire che sia una persona con una sensibilità, visione, curiosità, genialità, umiltà, di un altro livello e gli sarò sempre grato per le opportunità di crescita e di visione. Tutto è nato da una semplice email.

 Progetti per il futuro?

 Sto lavorando ad una mostra / piattaforma che possa offrire strumenti di comprensione e sensibilizzazione sulla relazione con l’ambiente.