La nuova coppia del pop italiano, intervista ai Dellai

0

I fratelli Matteo e Luca Dellai, noti semplicemente come i Dellai, sono tra le nuovissime leve della musica italiana. I due gemelli hanno coltivato per anni la passione autoriale finché non hanno deciso di mettersi in gioco l’anno scorso con il primo singolo firmato dalla coppia, quest’anno il vero e proprio esordio tra le Nuove Proposte di Sanremo. Partire da un palco come quello dell’Ariston è un biglietto da visita non indifferente, per capire meglio il progetto i Dellai raccontano ad OFF ogni passo di questa carriera che sembra partire sotto i migliori auspici.

Quando nasce il progetto Dellai?

Il progetto Dellai nasce un annetto fa, io e lui scrivevamo canzoni singolarmente già tra gli undici e i dodici anni e tutto è partito dalle ragazze in realtà. Come un po’ tante cose nella vita, era fatto per colpire le ragazze che ci piacevano poi ci siamo appassionati e abbiamo continuato a scrivere in adolescenza. Ci siamo messi assieme e un anno fa sono nati i Dellai usciti con il primo singolo a maggio 2020 (Non passano gli aerei) che è mio per poi andare a Sanremo con Io sono Luca che invece è suo. Noi scriviamo tutto singolarmente e poi finalizziamo insieme.

Siete partiti relativamente da poco, c’è già un genere che può indicare la vostra musica?

Noi cerchiamo di fare un pop cantautorale, non ci inserirei come spesso si generalizza nel genere Indie che alle volte viene usato come un frullatore per tutte le correnti nuove.

Avete avuto già esperienze dal vivo prima di Sanremo?

No insieme no, da solo ho fatto qualcosa ma mai a questi livelli. Alle superiori facevamo musical con la rete dei licei a Pesaro, un’esperienza grossa in quel contesto è stato il Rossini di Pesaro ma parliamo comunque di un contesto sempre scolastico. L’inaugurazione è stata all’Ariston praticamente, un esordio un po’ difficile visto che il primo palco è stato il più importante d’Italia.

Un esordio non da poco, com’è stato?

È stata una giornata di grande tensione, forse più per me (Luca) che per Matteo, credo sia stata una delle giornate più tese che abbia mai vissuto, ma credo anche che sia normale. Siamo arrivati all’Ariston e come ci siamo trovati lì ci siamo caricati e noi pensiamo sia andata molto bene, l’esibizione ci piace rivederla: c’era una bella energia sul palco, ci guardavamo spesso durante com’era programmato ma anche alle volte completamente a caso e quando succedeva ci rendevamo conto che stavamo facendo davvero qualcosa di bello, portando una tipologia di brano e di immagine che quest’anno a Sanremo mancava. Ognuno dei giovani poi ha portato il suo quindi senza nulla togliere agli altri, anzi abbiamo guardato la finale e siamo rimasti colpitissimi.

Ma non solo la prima esperienza è stata a Sanremo, avete esordito nel contesto surreale della pandemia

Secondo me quando vai lì non te ne rendi conto, è tutto così dettato dall’emozione. Ovviamente non avere il pubblico è una perdita non da poco, la presenza della platea ti dà una linea di comunicazione bella e importante però in un contesto come quello sei consapevole anche che dall’altra parte della telecamera ci sono dieci milioni di italiani che stanno guardando il Festival. Un’esperienza stana anche perché la serata è stata l’emblema della digitalizzazione del mondo d’oggi: andare su quel palco davanti una platea completamente vuota e poi ritrovarsi un casino di gente che commentava, che ci scriveva avendo visto senza che noi ce ne rendessimo conto, da questo punto di vista un cambio epocale.

Dopo tutto questo, cosa dobbiamo aspettarci dai Dellai?

Intanto noi andiamo avanti con Io sono Luca, che con il pubblico sta andando non bene ma strabene e poi dopo uscirà un altro singolo prima dell’estate. Abbiamo fatto un incontro con Virgin proprio il giorno dopo l’esibizione che ci ha confermato il loro appoggio quindi siamo carichi, usciranno molte cose belle tra estate ed autunno finché non arriverà il momento del disco a cui stiamo lavorando.