Museo del Fumetto: “Lo Stato non ci ha dato niente”

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Fondato a Milano nel 2011, lo Spazio Fumetto WOW è un’istituzione unica in Italia: oltre a ospitare numerose mostre sulla nona arte, possiede una biblioteca che in alcuni casi racchiude volumi che non ha nessun altro ente in Italia. Ogni anno ospitano visite guidate, soprattutto di studenti delle scuole primarie, che prima del Covid venivano in pullman da ogni regione, e a volte persino dall’estero. Solo nel 2019 hanno avuto un totale di 80.000 visitatori, e 5.000 persone si erano iscritte ai vari corsi e workshop che organizzano sul fumetto e l’animazione.

Come tutti i musei, anche lo Spazio WOW ha dovuto chiudere a causa del Covid, e almeno in un primo momento gli sono stati negati gli aiuti da parte del Ministero dei Beni Culturali in quanto non veniva riconosciuto come un ente di interesse culturale. Ne parla a Off il direttore del museo, Luigi Bona.

Quali sono i vostri progetti per le prossime settimane?

Il 4 organizzeremo una visita virtuale del museo mentre ospiteremo il festival Sanremo Comics in streaming. La visita in parte si lega al progetto Museocity, per cui ogni anno un museo espone un’opera inedita; nel nostro caso punteremo su Luigi Sàiler, un insegnante e poeta che a metà ‘800 compose la Vispa Teresa, alla quale si sono ispirati molti autori, da Trilussa a a Sergio Tofano. Intanto continuiamo a fare corsi online, anche perché le scuole ci chiedono spesso di organizzare lezioni sui fumetti e il disegno.

Qual è stato l’approccio della politica nei vostri confronti?

Nonostante le scuse del Ministero per il mancato riconoscimento dell’interesse culturale, in 3 mesi non abbiamo ancora ricevuto un soldo da parte loro, e neanche dal comune di Milano. Non ci sono arrivati nemmeno i soldi per la chiusura durante il primo lockdown; solo dalla Regione Lombardia ci sono arrivati dei piccoli aiuti prima della scorsa estate. Intanto cresce il nostro debito nei confronti del comune, che ci affitta gli spazi; stiamo cercando di trattare con loro per farci condonare almeno 2 mesi di affitto, visto che non abbiamo quasi entrate. Solo dai privati ci sono arrivati veri gesti di solidarietà: l’hanno fatto tramite raccolte fondi, oppure pagando per la tessera anche se vivono in posti lontani. C’è chi si è tesserato persino dalla Sardegna pur di darci perlomeno un aiuto simbolico.

Siccome a Milano sembra impossibile, lavoriamo con altri comuni che non hanno i problemi burocratici che ci sono qui: a metà marzo, ad esempio, faremo una mostra per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri collaborando con il comune di Monza.

Il 1 aprile saranno 10 anni esatti dalla nascita del museo. Organizzerete qualcosa in merito?

In origine volevamo fare una grande festa con grandi invitati, anche per ricordare grandi artisti che ci hanno sostenuto e che oggi non ci sono più, quali ad esempio Sergio Toppi, Gino Gavioli e Umberto Manfrin. Anche attori come Maurizio Nichetti, cheè molto vicino al mondo del fumetto, e ha creduto nel nostro progetto. Sarebbe stata anche un’occasione per annunciare nuove iniziative, in particolare riguardo alla biblioteca, che vorremmo rendere ancora più fruibile. Da anni seguiamo studenti che vengono a consultare il nostro materiale per le loro tesi di laurea.

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Quali sono le vostre prospettive per il futuro?

Stiamo resistendo ma non sappiamo come sarà il nostro futuro. Io sono anziano, ma mi dispiace per i più giovani, che si sono formati da noi, e per autori che perderebbero uno spazio importante . Già da anni molti fumettisti devono rivolgersi più al mercato straniero che a quello italiano per vivere del proprio lavoro. Anche prima di fondare il museo abbiamo impiegato 10 anni per lavorare al progetto, confrontandoci soprattutto con musei all’estero. A Milano abbiamo fatto qualcosa che prima non c’era mai stato, aiutando molte altre realtà come Cartoomics, il festival che si tiene tutti gli anni a Rho, che abbiamo sostenuto per 5 anni, con decine di esposizioni.