«Grazie a Pasquale Squitieri sono diventata una donna con le palle»

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Altro che “fascistone”, per Moravia il grande regista era “il piacere della libertà”

Ottavia Fusco Squitieri, attrice, cantante, artista a 360 gradi. Ama, parole sue, raccontare in musica, realizzando molti progetti importanti. Moglie dal 2013 del regista Pasquale Squitieri, gli è stata accanto amorevolmente negli ultimi anni della sua vita.

Ottavia, non possiamo che partire da cosa è stato per te Pasquale…
«Pasquale Squitieri per me è stato un meraviglioso incontro di intelligenze, per me ha rappresentato tutte le sfumature possibili che un rapporto tra un uomo e una donna possano contemplare. Le abbiamo passate tutte, sono stata amante, moglie, amica, sorella, infermiera negli ultimi tempi. Abbiamo vissuto un calvario terribile, cominciato con la sua malattia, il tumore al polmone, che lui aveva vinto trionfalmente e poi l’incidente. L’incidente d’auto che lo ha lentamente, in un anno e mezzo, completamente devastato. Pur avendo vinto un cancro inoperabile al polmone, erano ormai 7 anni che ne era fuori, ma l’incidente d’auto lo ha massacrato e fatto morire. Per me è stato fonte di crescita, di maturazione e adesso mi sento una donna libera, una donna con le palle: stare con lui è come imparare a guidare a Napoli, il mio grande amore».

Per il cinema invece cosa ha rappresentato?
«Pasquale era un uomo scomodo, lo sappiamo tutti e come tale era etichettato. Avevano bisogno di appiccicargli un’etichetta per riuscire a gestirlo. Era un uomo curioso, libero, il vero intellettuale che deve andare a curiosare, a occuparsi di tutto. Lui diceva che lo chiamavano fascistone, però Alberto Moravia su di lui scrisse un articolo che si intitolava “Pasquale Squitieri, il piacere della libertà”. Io ho preso spunto da quell’articolo per dare il titolo al premio cinematografico che lo ricorderà. Ha esplorato la sinistra, lui arrivava anzi proprio dall’estrema sinistra ed era entrato in politica perché voleva vedere dall’interno come funzionasse il potere: diceva che se la sinistra glielo avesse chiesto, sarebbe diventato senatore con loro».

Che rapporto aveva con il potere?
«Una sera a una delle cene a casa di Vittorio Cecchi Gori, Fausto Bertinotti, incontrando Pasquale, gli chiese quando sarebbe tornato con loro e lui gli rispose chiedendogli se avesse mai visto tutti i suoi film e se in base a questo gli risultasse che avesse cambiato idea; Bertinotti rispose di no e Pasquale gli disse che infatti era passato solo a un fascismo più moderato. Questo era Pasquale».

Stai lavorando a un premio dedicato a lui. Puoi anticiparci qualcosa?
«Il “Premio Pasquale Squitieri, il piacere della libertà” avrebbe dovuto avere la sua prima edizione il 27 novembre di quest’anno, perché il 27 novembre è il compleanno di Pasquale e quest’anno avrebbe compiuto 82 anni: mi piaceva prendere la sua data di nascita per fissare l’appuntamento annuale al premio. Ovviamente non si è potuto farlo, qualsiasi cosa sarebbe stata sottotono e non mi andava di far partire il premio in questo modo. Lo rimanderemo a giugno, facendo un evento all’aperto, oppure direttamente il 27 novembre del 2021. Il premio è finanziato, sostenuto, organizzato dalla Fondazione Arteficina: prevede un premio in denaro e è dedicato ai corti, infatti Pasquale sosteneva che i cortometraggi fossero il biglietto da visita di un grande talento. È un premio in nome della libertà di pensiero, alla provocazione e sarà un premio politically incorrect, così com’era lui. Avremo grandi nomi in giuria, ma non posso ovviamente anticiparli».

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