Angelo Infanti, quanto ci manca il “fregnacciaro” di Verdone

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Angelo Infanti in Borotalco (1982) di Carlo Verdone

“Un bel giorno me ne andai a Genova, perché avevo optato per il mare. E lì mi imbarcai in un cargo battente bandiera liberiana”.

Questo incipit, mandato a memoria da tutti, ha consacrato alla leggenda l’avventuriero Manuel Fantoni in Borotalco di Carlo Verdone.

Ci sono personaggi destinati a soverchiare in fama i loro, pur bravissimi, interpreti e così Fantoni, alias Cesare Cuticchia, è molto più noto di Angelo Infanti, voce calda e sensuale, fascino tenebroso, barba selvaggia, armi che già avevano strappato Magda a Furio in Bianco, rosso e Verdone.

Ma Angelo è stato anche molto altro, con ruoli perfino ne Il Padrino di Francis Ford Coppola, nei panni di Fabrizio, il guardaspalle infedele di Michael Corleone e nel Gattopardo di Visconti.

Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta si è dedicato prevalentemente al cinema italiano di genere, girando diversi «sexploitation» come Emanuelle nera, i poliziotteschi e alcuni thriller. Molto amico di Bud Spencer con cui aveva girato tre film: Piedone lo sbirro, Piedone d’Egitto e Il soldato di ventura. Dagli anni ’90 si era dedicato prevalentemente alle fiction tv, partecipando a serie di grande successo, da Don Matteo a Gente di mare. Tra gli ultimi film che aveva interpretato figurano Il seme della discordia di Pappi Corsicato, Ex di Fausto Britti e Letters to Juliet di Gary Winick.

Dieci anni fa, l’11 ottobre, un improvviso attacco cardiaco nella sua casa di Zagarolo ci portò via Angelo, lasciandolo però immortale nella sua filmografia.

Ognuno di noi ha sognato almeno una volta l’evoluzione da Cesare Cuticchia a Manuel Fantoni, uomo di mondo a colpi di “fregnacce”. Infanti diede corpo e voce alla fantasia e alla voglia d’evasione di tutti, in quel modo, tutto italiano, anzi romano, grazie al quale tutto viene perdonato. Se Alberto Sordi sdoganò l’italiano medio, Infanti/Fantoni diede certamente dignità al fregnacciaro.

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