Da poche settimane in libreria e subito tra i libri più venduti I diari segreti di Giulio Andreotti (ed. Solferino) consentono di conoscere meglio il decennio 1979-1989, forse il più tormentato della storia d’Italia dopo la Seconda guerra mondiale. A curare questa pubblicazione i figli del leader della Democrazia Cristiana, Stefano e Serena Andreotti. In questa intervista rilasciata a CulturaIdentità Stefano Andreotti ricorda alcuni aneddoti del passato, momenti irripetibili per l’Italia e per l’Europa. Altre persone, altra storia.
Dottor Andreotti, nei diari di suo padre e da poco pubblicati si offre uno spaccato della storia italiana dal 1979 al 1989. Quali le pagine più belle e quali quelle meno belle per il nostro Paese?
I Diari Segreti contengono dieci anni di vita del nostro Paese visti da un testimone certamente privilegiato e spesso protagonista. Di cose belle e brutte ne sono descritte a centinaia. Per il nostro Paese direi che le peggiori siano quelle legate agli atti di terrorismo e agli omicidi di mafia che riguardarono tante vittime innocenti, le più belle i successi nella strada della distensione Est-Ovest e nella ricerca della pace in tanti conflitti in ogni parte del mondo. Mio padre era orgoglioso di aver potuto spesso dare un grande contributo a questi successi.
Negli anni in cui Giulio Andreotti è stato Presidente del Consiglio e leader della Dc l’Italia era un paese rispettato. Quel periodo storico è irripetibile?
L’Italia, risorta dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, fece grandi progressi, divenne, anno dopo anno, anche se fra tanti problemi, uno dei primi paesi industrializzati del mondo, negli anni Ottanta di cui ci siamo occupati nei diari superò addirittura al quarto posto la Gran Bretagna della Thatcher, con un buon livello di occupazione e un buon tenore di vita largamente diffuso, con una riconosciuta visibilità internazionale dentro e fuori dall’Europa. Come Presidente del Consiglio, come ministro e comunque come politico di primo piano fu uno dei protagonisti di quel periodo che durò fino agli inizi degli anni Novanta, per poi imboccare una strada in discesa che mi pare non veda ancora oggi la fine. Periodo irripetibile?Speriamo di no, ma le premesse per una inversione di tendenza fatico a vederle.
Chi era il leader europeo che suo padre stimava di più?
Con tantissimi leader europei ha avuto grandi rapporti. Forse quelli con cui ha maggiormente legato vi furono Schmidt, Genscher e Gorbaciov. Fuori dall’Europa fra i tanti un rapporto particolare fu quello con Schultz, il Segretario di Stato americano nella presidenza di Reagan, con il quale condivise tante iniziative di pace verso il blocco sovietico e i conflitti nel Mediterraneo. Vorrei citare comunque anche una figura che magari non è proprio giusto indicare come leader: Giovanni Paolo II.
Lei e sua sorella avete curato la pubblicazione dei diari segreti. Come vi siete mossi per selezionare l’enorme mole di materiale a disposizione?
Abbiamo rimesso assieme, decifrando fra l’altro una calligrafia spesso di difficilissima lettura, quello che nostro padre considerava come diario e raccoglieva in un contenitore annuale. Innanzitutto notazioni da lui scritte giorno dopo giorno su una agenda o su tanti fogli sparsi, lettere ricevute o da lui spedite, documenti, articoli di giornale che riteneva di particolare importanza. Ne è venuto fuori un voluminoso scritto, l’unica nostra selezione è stata quella di eliminare per esigenze editoriali, dalle oltre mille pagine siamo dovuti purtroppo scendere alle comunque oltre 670 della pubblicazione, una parte delle notazioni che riguardavano eventi familiari o eventi di secondaria importanza.
I diari di Giulio Andreotti si fermano al 1989. Tre anni dopo assisteremo ad uno stravolgimento della storia anche politica e dei partiti. Abbiamo definitivamente voltato pagina?
La pagina l’abbiamo voltata, come rilevato prima, all’inizio degli anni Novanta, ma credo che troppo spesso si dimentica l’Italia dei primi quarant’anni con i suoi successi dentro e fuori i confini. Certamente i tempi sono cambiati e sono mutati gli equilibri nel mondo, ma non credo che molti possano dirsi soddisfatti della pagina che l’Italia sta da ormai decenni scrivendo.