Alessia Barela: “Io, l’amante di Nero a metà e gli attacchi di panico”

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Ph. Luisa Carcavale

Nella sua carriera le hanno rimproverato di essere troppo bella. Ma anche piuttosto giovane per vestire quel ruolo o abbastanza conosciuta per interpretare quel personaggio. Le hanno anche detto che, già, per le riprese del film non era il “nomone” da cartellone che il regista di turno cercava per sbancare al botteghino. Però lei, con umiltà e perseveranza, mentre gli occhi danno le risposte alle domande su una vita fatta di studio e amore per la recitazione, ha continuato a camminare determinata per la sua strada. Dal 10 settembre Alessia Barela sarà di nuovo nel cast della serie tv di Marco Pontecorvo “Nero a metà 2”, accanto a Claudio Amendola (Carlo) e Miguel Gobbo Diaz (Malik) su Rai 1. In attesa del ritorno in televisione, l’attrice svela alcuni aneddoti del suo percorso artistico e professionale, che nasconde una passione innata, e sconosciuta ai più, per l’arte e il restauro dei beni culturali. Il teatro? Sul palcoscenico ha imparato a vincere il panico.

Da studentessa di restauro dei beni culturali ad attrice. Cosa è accaduto?

«All’inizio potevo destreggiarmi tra la scuola di restauro con obbligo di frequenza  e le piccole parti che interpretavo. Poi ho dovuto fare una scelta perché i ruoli sono diventati più corposi e impegnativi, ma continuo a restaurare per diletto».

Che ricordi ha dell’Accademia “Silvio D’Amico”? Si dice sia, per eccellenza, il passepartout dei talenti di domani.

«In realtà ho studiato con gli insegnanti Beatrice Bracco, Francesca De Sapio e Dominique De Fazio il metodo dell’Actors’ Studio per anni. La “Silvio D’Amico” l’ho frequentata privatamente partecipando a corsi di dizione e recitazione in versi con gli insegnanti Marisa Fabbri e Carlo Merlo. Credo che l’Accademia sia l’eccellenza e dia un’impostazione completa ad un attore».

Ricorda un episodio off e divertente degli inizi del suo percorso attoriale?

«Sì, ricordo una delle mie prime tournée dello spettacolo “La Catena” . Rimasi da sola durante una scena poiché ai miei due colleghi venne un attacco di “ridarella” incontenibile e lasciarono il palco. Ebbi il panico, ma dovevo continuare per il pubblico e fu una botta di adrenalina che non scorderò mai».

Presto sarà di nuovo in tv con “Nero a metà 2″ accanto a Claudio Amendola. Chi è sullo schermo?

«Sono Cristina, una donna sposata da anni che vive una relazione clandestina con Amendola. Stanca delle menzogne cambia vita, lascia suo marito e si sposa nuovamente con Carlo. Non dormirà sonni tranquilli nemmeno in questa nuova situazione e,  nella seconda stagione di “Nero a metà”, tirerà fuori il carattere e il coraggio per affrontare l’ennesima battaglia».

Alessia si riguarda dopo aver girato sul set?

«No, non amo riguardarmi, non mi aiuta, sono troppo critica. Mi affido al regista e alla mia percezione. E magari al giudizio delle persone durante le riprese».

Con Valerio Mastandrea è arrivato il primo ruolo da protagonista. Secondo lei il Cinema di oggi va ancora alla stessa “Velocità massima”?

«No, per forza di cose. Con il proliferare di nuove piattaforme digitali è cresciuto in modo esponenziale il consumo di film e serie tv e, inoltre, in questo periodo abbiamo dovuto urlare forte per farci sentire. Vedere una pellicola in sala è un’esperienza insostituibile quindi resterà, però magari a “Velocità media”».

Che ruolo ha avuto, e ha, il teatro nella sua carriera?

«Un passaggio fondamentale, anche se molto presente agli inizi e meno negli ultimi anni. È stata la mia formazione, la conferma dell’amore per questo mestiere, la consapevolezza che lo studio è determinante, la soddisfazione di aver vinto il panico».

Ph. Luisa Carcavale

Le web series spopolano e le sale cinematografiche, anche a causa del Covid, saranno un po’ più vuote. Cosa ne pensa?

«Penso che il momento che stiamo vivendo abbia avuto ripercussioni sulle nostre abitudini. Ci vorrà del tempo per ritrovare le passioni e uscire da quella stanza protetta nella quale ci siamo nascosti per mesi. Ci sono delle soluzioni come il distanziamento tra i posti e le mascherine, però per gli esercenti sarà dura».

Le hanno mai detto “sei troppo bella” per questa parte ad un provino?

«In realtà mi hanno detto sei troppo bella, non sei troppo bella, sei troppo giovane, sei troppo grande, sei conosciuta e qui non vogliono nomi. Sei un “nomino” qui si cercano “nomoni” ».

Con la meritocrazia, per chi sceglie la sua professione, come la mettiamo?

«Eh… come la mettiamo? Se solo fossimo meno influenzabili, più coraggiosi e meno inclini a seguire le mode, il cinema non perderebbe il suo valore evocativo anche per l’inflazione di facce viste e riviste a volte meritevoli ma altre molto meno. Un film con un nome che funziona in cartellone ha maggiori possibilità di ricevere finanziamenti, pure se la recitazione non è entusiasmante».