È morto questa notte all’Istituto dei Tumori di Milano Philippe Daverio.
Storico dell’arte, docente presso la Facoltà di Architettura dell’ Università degli Studi di Palermo, direttore della casa editrice Giunti di Firenze e della rivista di Storia dell’ Arte Art e Dossier, membro del Consiglio della Fondazione Cini di Venezia e direttore scientifico del Museo del Duomo di Milano. Autore e personaggio televisivo, ha per dieci anni scritto e condotto la trasmissione televisiva Passepartout per Rai 3.
“La modernità non mi piace per niente. Siamo tutti omologati ed è il contrario della società della competizione”, così in un’intervista a La7. Eclettico, colto, dandy, dal vêtements clownesco, per sua ammissione.
“Quando ho smesso di far politica, siccome non ero capace di farla, mi ritrovai senza un soldo. Finito di fare l’assessore a Milano, ero quasi povero; lì capii la mia inadeguatezza alla politica”.
Lo abbiamo visto l’ultima volta lo scorso anno al Castello di Sonnino in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, durante la quale ci aveva lasciato un ritratto di Leonardo da Vinci nel suo stile caustico e forbito: “Leonardo è stato il primo rompiscatole della storia dell’arte occidentale. Tutti quelli che sono arrivati dopo sono un po’ figli di Leonardo da questo punto di vista. Leonardo è un rivoluzionario e trasgredisce, anche sessualmente, con i ragazzi di casa Medici. Poi da Roma a Milano finirà per diventare un organizzatore di feste e lì incontrerà i Domenicani che legittimeranno il suo diritto di essere aristotelico, diventando antifiorentino ancora di più. Consapevole che il sapere proviene dalla sperimentazione e non dalla teoria in una nuova strada verso la modernità”.
Questo era Philippe Daverio.