Edoardo Sylos Labini, attore, regista, fondatore de Il Giornale OFF e di Culturaidentità, racconta la sua nuova vita da editore e le sfide che lo attendono nel prossimo futuro…
Direttore, sono passati otto anni dalla fondazione del Giornale OFF…
Otto anni fa fondando OFF volevo dare voce a tutto quel mondo invisibile degli artisti italiani fuori dal racconto mainstream. Quel mondo che non si piega solo a scelte commerciali e che porta avanti con mille difficoltà progetti artistici originali. Avendo fatto questo mestiere per 25 anni so bene che il mainstream nel mondo dello spettacolo pur essendo una esigua parte occupa il 99% dello spazio disponibile sui media, ma ci sono tantissimi artisti di valore che non vengono promossi e che per avere visibilità devono frequentare il “giro” giusto. Quindi guai ad avere posizioni fuori dal coro del “politicamente corretto”, cosa che invece, secondo me, ogni artista – uomo libero e ribelle – dovrebbe avere.
A otto anni di distanza qual è il bilancio di quest’esperienza?
La nostra è stata ed è tutt’ora una battaglia attuale, poiché negli anni il mondo del mainstream si è blindato sempre più mentre il lavoro è sempre stato di meno. Le scelte scellerate degli ultimi governi con il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) hanno rafforzato e finanziato poche realtà gestite dai soliti noti, amici della politica clientelare, a discapito delle imprese che coraggiosamente si sono messe sul mercato. La fotografia è ben rappresentata dalla frase di Conte che disse in piena emergenza Covid-19: “Abbiamo un occhio di riguardo per gli artisti che ci fanno tanto divertire”. Intanto la maggior parte dei teatri sono chiusi, i set non riaprono e il mondo dello spettacolo scende in piazza senza futuro.
Il GiornaleOFF nasce il 4 novembre 2012 su carta, ma ora questo spazio avrà un’evoluzione…
Da sabato prossimo questa pagina sarà sostituita da CulturaIdentità e anche sulla home de ilgiornale.it lo spazio dedicato a ilgiornaleoff.it sarà sostituito con i rilanci da culturaidentita.it. Ciononostante il sito di OFF in questi 8 anni è diventato molto seguito, diretto all’inizio da Angelo Crespi con il quale è nato un connubio artistico che ci ha visto scrivere insieme gli ultimi miei spettacoli teatrali: Nerone, duemila anni di calunnie, La Grande Guerra di Mario e d’Annunzio Segreto. Poi è arrivato Giovanni Terzi che lo ha diretto fino a circa due anni fa. Li ringrazio di cuore per l’impegno e l’amore messo in questo progetto e ringrazio anche Bruno Giurato, Emanuele Ricucci ed Emanuele Beluffi che hanno curato la redazione in questa avventura editoriale. Naturalmente il grazie al direttore Alessandro Sallusti che mi ha sempre dato fiducia e continua a darmela ospitandoci su Il Giornale.
Qual è dunque il destino de ilgiornaleOFF?
Il GiornaleOFF avrà una veste nuova sia grafica che nei contenuti. Una nuova vita sul web senza naturalmente dimenticare il passato. Da editore ho deciso di affidare questo restyling ad una giornalista, esperta di comunicazione, che sta preparando un nuovo piano editoriale da me sposato: Beatrice Gigli. Tante novità che non posso anticiparvi ora. Ne vedrete delle belle.
Insomma, si chiude un’epoca e se ne apre un’altra…
Esatto. Nel febbraio del 2018 dal palco del Teatro Manzoni di Milano ho lanciato il manifesto di CulturaIdentità, un’associazione che negli ultimi anni ha raggruppato su tutto il territorio italiano associazioni, fondazioni, artisti, intellettuali e giornalisti controcorrente che vogliono rilanciare – in un momento come questo di globalizzazione – la storia e l’identità del nostro Paese. Su quel palco, trasformato in una sorta di dannunziano Vittoriale degli Italiani abbiamo fatto risuonare parole d’ordine che in questi anni sono diventate protagoniste del dibattito culturale politico non solo italiano: sovranismo, globalizzazione, detassazione, identità. Tra di noi c’era Giusy Versace diventata parlamentare, Giampaolo Rossi entrato nel CDA Rai, Nino Spirlì nominato vice governatore della Regione Calabria, Federico Mollicone in Commissione Cultura alla Camera, Alberto Samonà divenuto recentemente assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia. Un vero e proprio laboratorio di idee diventato poi a inizio 2019 anche un mensile cartaceo da me fondato e diretto da Alessandro Sansoni.
Tutto nasce da quel palco dove in scena vi era d’Annunzio. Che importanza ha avuto dunque il Vate per lei in questi anni di sfide?
Diciamo che interpretare il Vate per tanto tempo ha avuto su di me diversi effetti collaterali! A parte gli scherzi, con quello spirito fiumano sto unendo tante firme che non si erano mai messe tutte quante insieme: da Veneziani a Cardini, passando per Fusaro e Meluzzi, poi ancora Zecchi, Alberoni, Laura Tecce e Francesca Totolo, fino ad arrivare alla nipote del fondatore del Futurismo, Francesca Barbi Marinetti. Inoltre è nato il gruppo dei Giovani, coraggiosi ventenni che saranno le firme di domani.
Quali novità ci saranno per Culturaidentità?
Oltre ad uscire ogni sabato in una pagina sul Giornale, e continuare ad essere un mensile indipendente che esce in edicola tutti i mesi (agosto a parte), torneremo un po’ alle origini. Oltre agli approfondimenti delle grandi firme, torneremo al racconto del Made in Italy e dei nostri territori, perché è da lì che bisogna ripartire: dalla nostra bellezza e dalla nostra identità, contro la furia iconoclasta globalista che sta imperversando in queste settimane e che vorrebbe abbattere i simboli della nostra Storia della nostra Tradizione. Oggi essere avanguardisti vuol dire contrastare quel mondo del politicamente corretto che vorrebbe livellare i popoli in una finta uguaglianza. Fondare un mensile cartaceo nell’epoca del web è una scelta folle ma necessaria. La carta suda, respira, invecchia ma rimane per sempre immortale e non se ne va via vacua e superficiale come un qualunque post.