Giulia Di Quilio, col burlesque al centro della scena

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In televisione, nella popolarissima soap-opera di Raitre Un posto al sole, l’abbiamo vista nei severi panni del pm, Clara Fiorito. A teatro, invece, Giulia Di Quilio racconta le grandi dive del burlesque nello spettacolo Un passato senza veli. In attesa dell’imminente debutto al Teatro Belli di Roma, l’attrice e performer si racconta a Off.

Giulia, dal 19 al 22 marzo sarai al Teatro Belli con lo spettacolo Un passato senza veli. Come nasce l’idea?

Nel 2016 ho scritto un libro dal titolo Eros e Burlesque, per la Gremese editore. Durante lo studio preliminare su fonti prevalentemente americane, perché purtroppo le pubblicazioni italiane sul tema erano poche e generiche, mi sono imbattuta in personaggi straordinari. E più approfondivo la ricerca, più queste figure mi parlavano e si imponevano alla mia attenzione, collocandosi idealmente “al centro della scena”. Continuando a studiarle e a raccontarle sulla pagina, mi immedesimavo completamente in loro, ritrovando, tra le pieghe di quelle vite, le mie stesse difficoltà, gli stessi sogni, insomma: il passato non mi era mai sembrato così contemporaneo. Da qui, immediata, la voglia di portare in scena, in forma di monologo, alcuni degli “incontri” in cui mi ero imbattuta, tentando, grazie alla mia doppia esperienza di attrice e di performer burlesque, una sintesi tra i due linguaggi.

In attesa dell’imminente debutto al Teatro Belli di Roma, l’attrice e performer si racconta a Off.

Lo spettacolo vuole raccontare le grandi dive del Burlesque. Quale aspetto ti piace del Burlesque?

Di sicuro ne apprezzo l’aspetto “fai da te”. Mi spiego meglio: il burlesque è un’arte in cui la donna è autrice del proprio lavoro al 100%. Siamo noi artiste che ci occupiamo della messa in scena, e quindi della “regia” dei nostri numeri, in toto: dai costumi alle musiche fino ad arrivare al “messaggio” vero e proprio contenuto nella performance. Molte artiste infatti ne fanno una vera e propria arte concettuale. Io stessa non riesco più ad abbandonare questo modo di concepire il mio lavoro, e cioè in modo completamente indipendente. Da “attrice pura” questo processo è molto raro, perché il 90% delle volte vieni diretto da altri e quindi devi passare attraverso la sensibilità altrui o, quanto meno, farci i conti.

Sei mamma di due gemelli ma questo ti ha permesso di mostrare ancora di più la tua femminilità. La maternità ti ha dato una marcia in più?

Questo è poco ma sicuro. La maternità ti mette a contatto con mille scelte quotidiane, grandi e piccole. Questo ti regala la giusta prospettiva sulle priorità della vita. Da quando ci sono loro, Riccardo e Jacopo, sono più organizzata e più a fuoco su quello che voglio e che mi interessa approfondire. Perdo meno tempo, sono più organizzata. Inoltre, vedo molte sfumature in più nei caratteri umani, che prima non percepivo. Ora è come se avessi un “super-potere”: quello di vedere nel passato delle persone. Osservando i bambini si imparano molte cose.

Come nasce la tua passione per il mondo dello spettacolo?

Più o meno è nata con me! Ricordo che a 5 anni facevo delle piccole messe in scena per il mio pubblico di allora, composto dai miei fratelli, gemelli anche loro, e amavo interpretare la drammatica storia de “la piccola fiammiferaia”!

Durante il tuo percorso professionale ti sei mai detta: “Ma chi me lo ha fatto fare?”

Parecchie volte. E ancora mi capita. Fare l’artista è un percorso in continua evoluzione, che non assicura mai un “punto di arrivo”. I risultati conquistati passano velocemente e subito si sente il bisogno di diventare altro, perché nel frattempo, grazie alla vita e alle esperienze, sei già “diventato altro” e hai bisogno di comunicarlo. E’ un mestiere che ti impone un continuo lavoro su te stesso, essendo tu il prodotto del tuo lavoro. E questo comporta ovviamente momenti difficili, momenti di apparente stasi, molto faticosi da sopportare.

In attesa dell’imminente debutto al Teatro Belli di Roma, l’attrice e performer si racconta a Off.

Nei momenti più complicati, chi o cosa ti ha dato la forza per andare avanti?

Mio marito in primis. Mi incoraggia e mi sprona a darmi da fare, a non arrendermi, a non mollare. E poi quella forza sconosciuta che è dentro di me, che non molla mai e che ha sempre voglia di comunicarsi al mondo.

Il luogo comune che proprio non sopporti del mondo dello spettacolo?

Ce ne sono talmente tanti… uno tra tutti: quello dei compartimenti stagni! Se fai la commedia, non puoi fare le cose “impegnate”, se fai la tv, non fai il cinema, se fai il cinema non fai teatro. Se poi ti spogli…

Il prossimo step della tua carriera che ti piacerebbe raggiungere?

E’ già in atto…vorrei sempre di più diventare indipendente ed essere io a creare e seguire i miei progetti, senza aspettare che il telefono squilli!

L’episodio OFF della tua carriera?

Quando ho girato La Grande Bellezza, la mia scena si svolgeva in una festa caotica, ed eravamo sulla terrazza di un lussuoso appartamento al Colosseo. Erano le 5 del mattino, quindi, per non disturbare, e per via delle varie ordinanze notturne, eravamo senza musica e tutto era svolto sottovoce, bisbigliato, e teatralizzato. Il risultato era davvero, davvero, surreale: vedere un “trenino” di gente che sembrava scatenata, nel silenzio più totale: quando si dice: “una scena da film”!

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1 commento

  1. Vorrei sapere perché usare “performance”
    E non esibizione? E vale anche per tutte le parole inglesi perfettamente traducibili come week End ecc…? Gli americani vi stanno pagando per fare sparire la nostra lingua? Oppure siete semplicemente complessati e succubi nei loro confronti?

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