“C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa“. Warren Buffett
Il grande biologo americano Alex Shigo, padre della moderna arboricoltura, volendo dar voce a chi non ne ha, fece appendere sui tronchi di un bosco tanti cartellini con il motto-invito “touch me” (toccami), ad indicare che gli alberi, e le piante in genere, vanno studiati non solo con il rigore della ragione, ma anche e soprattutto con le emozioni e con le abilità che ci vengono assicurate dai nostri sensi.
Olfatto – Sono migliaia le specie che possono regalarci un profumo divino: lavanda, rosmarino, salvia sono fra le più usate. Ma anche alcuni alberi, come l’Eucalyptus, i pelargoni odorosi, l’Oenothera biennis e l’Hesperis matronalis. La scelta è così ampia da diventare difficile: importante è poi collocarle in giardino con discrezione, senza accostare troppi aromi, e anche con accortezza, sfruttando soprattutto le aree nelle vicinanze dell’ingresso e delle finestre.
Tatto – Ogni foglia si presenta con una sua particolare superficie e “consistenza” (lanosa, raggrinzita, scabra, vellutata, pungente), cui si aggiunge un’infinita molteplicità di forme: uno scrigno in cui vale davvero la pena di affondare le nostre mani. Il settore delle aromatiche anche in questo campo emerge sopra a tutti. Pensiamo per esempio alle camomille che formano collinette morbide e attraenti, agli Allium, con i loro steli di colore verde fresco ed i fiori rosa o candidi, al genere Thymus, dotato di foglioline minuscole, alle mente, molli e suadenti. Un regno che con voce melliflua ci invita a sfiorarlo dolcemente con le dita.
Udito – Comodamente seduti su di una panchina o sdraiati sul prato, con l’aiuto di una primaverile brezza, ascoltiamo la “voce” delle piante. Come non distinguere, per esempio, il fruscio leggero delle foglie di un faggio o di una quercia dal battito più pesante di quelle di un acero o di un platano? Il picciolo con cui le foglie di un pioppo tremulo si attaccano al ramoscello fanno sì che esse si comportino da vere e proprie nacchere, producendo un suono secco e vibrante. Il portamento di certe varietà gioca un suo ruolo nell’elaborazione del brano musicale: la struttura fastigiata di un pioppo italico, per esempio, non aiuta forse a generare una specie di ululato o di sibilo al passaggio di una raffica impetuosa? Come non apprezzare, infine, il duplice gioco sonoro-visivo delle foglie di un tiglio sericeo, che danzano sulla pianta con le loro due facce in contrasto stridente, verde intenso sopra e bianco-grigiastro sotto, od il gorgoglio dell’acqua di una fontana?
Gusto – Tutte le piante aromatiche si prestano a questo scopo, ma è giusto ricordare un’intera famiglia, le Umbelliferae, che sembra essere stata creata allo scopo di eccitare le nostre papille nei modi più diversi. Dal gustoso finocchio, che si trova anche in forme decorative, come Foeniculum vulgare ‘Purpurascens’, al cerfoglio e al coriandolo da usare in pasticceria, al levistico che migliora il sapore del bollito.
Vista – In giardino si dovrebbe organizzare la disposizione delle piante in modo da poter trarre il massimo profitto dal punto di vista estetico ed emozionale. A prescindere dalle dimensioni del sito, è importante realizzare una festa creativa, non un’accozzaglia banale di colori e forme fra loro incongruenti. Uno dei primi passi è scegliere un preciso schema di colori, tale da riflettere la propria personalità. Limitando il discorso alle sole piante erbacee aromatiche e provando un vero amore per le sfumature del rosa scuro-viola-magenta, si hanno numerose possibilità di giochi tonali mettendo a dimora Dianthus, Cosmos, Nepeta, Lavandula, magari alla base di rose. Se invece, per dare sfogo ad un animo appassionato, la preferenza va ai colori infuocati, sarà bene impiegare le salvie ornamentali (per esempio Salvia elegans) oppure le Monarda, con quei curiosi verticilli di fiori che ruotano attorno allo stelo. Gli amanti della quiete e del riposo troveranno infine una soluzione rilassante con un ampio uso di varietà sui toni del grigio-bianco: i generi Helichrysum e Artemisia la fanno da padroni su questo tema, magari con l’aiuto di specie non aromatiche, come Hosta e Cerastium.