Sergio Goglia: “Che spettacolo fotografare Roberto Bolle!”

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“Back to the Future” è la personale dell’artista Sergio Goglia, che, grazie all’ospitalità di Sergio Cappelli, dal 3 al 9 marzo, proporrà un viaggio, composto da diciannove fotografie, che incrocia il fascino dei corpi con le opere d’arte di cui lo storico Palazzo Albertini di Cimitile a Napoli è scrigno e custode. Per ogni opera è prevista una tiratura limitata di cinque pezzi, più una prova d’autore, con dimensioni da 70 cm x 70 cm a 90 cm x 100 cm, stampa di ultima generazione con tecnologia led 7 colori. Parte del ricavato sarò devoluto alla Fondazione Comunità di San Gennaro.

Artista, fotografo e scenografo, da sempre appassionato di tutto ciò che è immagine e rappresentazione, con la sua inseparabile macchina fotografica, Sergio Goglia traccia un percorso artistico che investe tutti i settori dell’arte

Perché “Back to the future”? Qual è il messaggio che vuoi fare arrivare a chi ammira queste straordinarie fotografie?

Il mio immaginario è proiettato verso un passato dove si pensava ad un futuro migliore, quindi uno sguardo verso un mondo che non è stato esattamente come speravamo, ma che mi dà uno stimolo per un futuro migliore, legato a una estetica che si rifà al passato in maniera futuristica. Un esempio? La classicità di un corpo ma con riferimenti contemporanei, con tatuaggi e piercing, segni contemporanei che riportano ad un passato futuristico; indietro nel futuro, appunto. Da qui il titolo.

Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera di artista-fotografo?

L’emozione è un “elemento” che mi accompagna in ogni mio lavoro creativo. Senza, non riuscirei a creare, trasmettendo l’emozione stessa. Fra i tanti momenti, il primo che mi viene in mente è stato quando ho fotografato Roberto Bolle per la prima volta… che spettacolo!

La personale che hai amato di più? Perché?

Premesso che ho amato ed amo tutte le mie personali, per un motivo o l’altro, se devo proprio sceglierne una direi la prima: “Napoli & Ragazzi”, da un’idea di Ernesto Esposito, nel 1999, all’Istituto francese Grenoble di Napoli. Ricordo che all’opening ci fu una considerevole e inaspettata affluenza di visitatori, tanto che a mezzanotte il personale della struttura fu costretto a spegnere le luci per far andare via le persone, dovendo, ovviamente, chiudere. Questo mi fece acquistare molta più consapevolezza e mi divertì anche molto. Il primo amore non si scorda mai! Ma anche l’ultima personale “Human Faces”, con Visivo Comunicazione, nel 2016, al PAN Palazzo delle Arti Napoli, mi ha dato grandi soddisfazioni.

La collettiva che ti ha dato più emozioni?

La collettiva, senza ombra di dubbio, è stata “Some people”, curata da Ernesto Esposito, conclusasi un mese fa al Museo Ettore Fico di Torino. Mi sono ritrovato tra i mostri sacri della fotografia mondiale: da Andy Warhol a Helmut Newton, Bruce Weber, Von Gloeden, Mapplethorpe… Non potevo crederci!

Tra i personaggi famosi che hanno amato la tua fotografia, ci sono Luisa Ranieri e Robert Wilson. Che effetto ti ha fatto leggere i loro testi a introduzione dei tuoi lavori?

Luisa Ranieri trovo che sia tra le attrici più belle e brave nel panorama del cinema italiano. L’ho fotografata diverse volte ed è sempre fantastico. Leggere le sue visioni sul mio lavoro mi fa capire quanto lei riesca a cogliermi oltre e ciò mi riempie il cuore. Bob Wilson per me è un mito! Non l’avrei mai detto che un giorno avrei avuto la sua attenzione, nonché l’introduzione a un mio lavoro. Non ho ancora capito se sia stato fortunato o me lo sia meritato davvero.

Il fotografo è un mago che ferma pochi istanti del tempo in un click. Cosa provi quando guardi tue fotografie del passato?

Rivivo le emozioni di quel momento, ma con un pizzico di consapevolezza e lucidità in più. A volte ne colgo i difetti, che non vedevo; altre, i pregi di cui non ero consapevole.

Qual è il fotografo internazionale che ami di più?

Ce ne sono tanti che ammiro, perché ognuno si esprime con una forte personalità e col proprio stile, ma in cima alla classifica c’è Avedon.

Dopo “Back to the Future”, sarai impegnato in altri progetti o farai girare questa mostra in altri luoghi?

Certamente la mostra girerà, per adesso in Italia. Già mi è stato proposto Milano e Roma ancor prima di essere pubblicata! Di progetti ce ne sono diversi e anche molto ambiziosi, un sodalizio con il design, la musica; ma vorrei raccontartelo quando sarà tutto più concreto.