40 anni fa ci lasciava il “signor Pappagone”

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Il 27 gennaio del 1980 moriva a Roma Giuseppe De Filippo, meglio conosciuto come Peppino.
Peppino De Filippo in a scene of the film Il mio amico Benito, 1962, Giorgio Bianchi / Tino Santoni [Public domain]

Il 27 gennaio del 1980 moriva a Roma Giuseppe De Filippo, meglio conosciuto come Peppino.

La recitazione risiedeva nel suo Dna, a partire dal padre, il commediografo Eduardo Scarpetta, emulato anche dagli altri due figli Eduardo e Titina.

Dopo una breve infanzia a Caivano, nell’hinterland napoletano, Peppino aveva iniziato a recitare fin da piccolo, per poi fondare nel 1932, assieme ai fratelli, la Compagnia Teatrale Umoristica De Filippo, che lasciò nel 1944, quando iniziarono i contrasti con Eduardo.

La lite fra i due fratelli fu epica, così la raccontò anni dopo il figlio di Peppino, Luigi:

Fu una bella lite, accesa, mio padre (Peppino, ndr) si ribellò in maniera non solo violenta, ma, se vogliamo, anche ironica. Stavano provando al teatro Diana di Napoli, era il 1944. L’atmosfera era già tesa da un po’ di tempo, due galli in un pollaio non ci possono stare. Peppino voleva fare una cosa, Eduardo un’altra. Quella mattina Eduardo notò un atteggiamento svogliato da parte di mio padre alle prove e lo rimproverò davanti agli altri attori. Mio padre si risentì parecchio di quello che gli sembrò un gesto dittatoriale e si rivolse a Eduardo facendo il saluto romano e gridandogli in faccia: ‘Duce… Duce… Duce…’. Gli astanti dovettero intervenire per separarli“.

Tra i due il rapporto resterà teso per tutta la vita. Peppino prese la sua strada, toccando corde più leggere di quelle del fratello. Prestò la sua maschera a personaggi memorabili come Gaetano Pappagone, che divenne in seguito un fumetto. Pappagone, un “aiutante” del Commendator de Filippo, era infatti un’autentica maschera che ironizzava sul Peppino De Filippo reale ed anche per questo ebbe un clamoroso successo, tanto che il personaggio ha dato origine al modo di dire italiano “ai tempi di Pappagone”, per indicare qualcosa di molto vecchio.

De Filippo, a differenza di Eduardo, scelse il cinema, recitando in Luci del varietà del 1951, film esordio diretto da Fellini e Alberto Lattuada. Per il Maestro riminese interpreterà anche un episodio di Boccaccio ’70 (1962). Nei panni del dottor Antonio, un incallito moralista fustigatore di costumi, che si ritrova ad annegare tra i giganteschi seni di “Anitona” Ekberg, l’attore dà una prova straordinaria.

La sua comicità si sublimò poi nei film con Totò, di cui fu una strepitosa spalla. Restano nell’immaginario collettivo duetti come quello dell’arrivo a Milano, la scena delle informazioni in piazza Duomo richieste al vigile in un improbabile dialetto e della lettera in Totò, Peppino e la Malafemmina.

Notevoli le performance dei due comici anche in Totò, Peppino e i fuorilegge, in cui De Filippo vinse il Nastro d’Argento 1957 come miglior attore protagonista e gli esilarante duetti in Letto a tre piazze di Steno, in cui Totò torna dalla campagna di Russia dopo anni e porta lo scompiglio nella vita di Peppino, che nel frattempo si è felicemente sposato con la sua consorte.