Vi sono modi diversi di raccontare un personaggio reale: quello generico che rimane in superficie e quello che, invece, riesce a scavare nel profondo. Erika Urban, in Ultima notte Mia. Mia Martini, una vita (tratto dal libro di Aldo Nove Mi chiamo…), sotto la guida registica di Michele De Vita Conti, ha optato per questa seconda strada, dimostrando sin dai primi minuti una (com)partecipazione con una donna e un’artista dal talento unico, travolta da quel «male che straripa come un fiume fino a rompere gli argini».
Nel monologo l’attrice si pone a servizio, non vuole sostituirsi a Mimì (qui la scelta coraggiosa di non intonare canzoni), ne fa rivivere la voce interiore, ripercorrendo alcuni momenti esistenziali con poeticità e incisività. Ci si rispecchia in alcuni temi universali come l’emarginazione, il giudizio e la solitudine.
Lo spettacolo ci fa entrare in contatto con Mia e – ha aggiunto l’interprete – «può diventare pure un monito a essere più forti. Abbiamo il potere dell’amore verso noi stessi.
Qualunque pensiero ci sia intorno a noi, siamo la cosa più preziosa che abbiamo e dobbiamo preservarci».
Lo potete vedere questa sera a Milano ad AltaLuce Teatro, Alzaia Naviglio Grande 190.