Artemisia e il volto della maturità

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Appena qualche giorno fa in un articolo su IlGiornaleOFF abbiamo esaminato i volti della celebre pittrice Artemisia Gentileschi, nata a Roma nel 1593 e morta a Napoli dopo il 1654. L’occasione, la recente scoperta di un ritratto giovanile dipinto dal padre nella Circoncisione di Ancona del 1607, esposta in una mostra in corso a Fabriano. Erano sfilati molti ritratti, ma non tutti. Ne mancavano alcuni, intriganti, che ci mostrano un’Artemisia trentenne quando, affermata in tutta Europa e sicura di sé, veniva cercata, omaggiata, corteggiata da re, principi, artisti di spicco.

Eccone subito uno, il Ritratto di dama con ventaglio (Autoritratto), di collezione privata. Si tratta di un autoritratto certo, visto che in un inedito inventario allegato al testamento, del 3 settembre 1682, del patrizio genovese Francesco Maria Balbi (1619-1704) il dipinto è descritto come “Ritratto grande al naturale d’Artemisia Gentileschi e di sua mano”. Attribuzione confermata negli altri testamenti del nobiluomo, editi, del 5 settembre 1688 e del 20 dicembre 1701.

Si tratta di un imponente e superbo ritratto di Artemisia del 1623-1624.  Una bella signora trentenne, sicura di sé, il naso con la piccola gobba, le labbra truccate, il lieve sottomento.  L’Artemisia “genovese” è vestita con sobria ricchezza, come doveva essere un’artista celebre all’apice della carriera: l’abito regale in spesso tessuto scuro adornato di pizzi al collo e ai polsi, con bottoncini dorati. Vistosi i gioielli, la lunga collana di perle bianche e nere a più giri, anelli, braccialetti e pendenti, e una pomposa acconciatura sui capelli ricci. Sofisticato anche il ventaglio di piume.

Artemisia non è documentata a Genova, a quel che risulta sinora. È perciò probabile che abbia realizzato il dipinto a Roma e lo abbia inviato a Genova negli anni in cui il padre lavorava nella capitale ligure per collezionisti privati.

A restituire l’aspetto fisico della pittrice trentenne c’è anche un fascinoso ritratto del 1625-1630, del pittore francese Simon Vouet, amico e collega della donna. Il Ritratto di Artemisia Lomi Gentileschi, di collezione privata, si trovava nel Settecento nella quadreria di Cassiano Dal Pozzo, cui era destinato. La raffigura nel ruolo di pittrice, nella mano sinistra pennelli e tavolozza, nell’altra il toccalapis. Lo sguardo fiero, i capelli curati e arricciati, le labbra carnose, l’artista sfoggia sul corpetto dell’abito giallo un medaglione d’oro, con doppia catena, raffigurante un mausoleo e la scritta “Mausoleion”, che allude al suo nome. Il Mausoleo era stato innalzato da Artemisia in ricordo di Mausolo, fratello e marito, satrapo di Alicarnasso nel IV secolo a. C.

Tornata a Roma da Firenze, la Gentileschi è all’apice della carriera, vestita con eleganza e sobrietà. Spregiudicata, brava, segue un suo particolare iter pittorico in parallelo all’emergente Simon Vouet, con uno stile suo e scambi con i pittori napoletani e nordici attivi a Roma.

Probabile autoritratto è anche il volto della Giuditta nella tela con Giuditta e la sua ancella del 1625 del Detroit Institute of Arts di Detroit, un tempo nella collezione romana del “Principe Brancaccio”. Il profilo della eroina è infatti molto simile al volto della dama genovese con ventaglio, di cui si è parlato prima. Dipinta a Roma, l’opera è una delle più suggestive versioni del soggetto truce e sanguinoso molto amato dalla Gentileschi e trattato tutta la vita. In una scenografia prebarocca, l’eroina, in ascolto di un qualche rumore, sta per allontanarsi dalla tenda, dove ha decapitato il povero Oloferne, mentre la fida ancella Abra avvolge in un panno la testa mozzata e la depone in un cesto. L’atmosfera tragica è sottolineata dai forti contrasti di luce e ombra creati da una candela, tipici elementi dei pittori caravaggeschi nordici, che la pittrice frequentava nei bassifondi romani.

Il volto di Artemisia si nasconde idealmente o realmente nelle sante, eroine e figure allegoriche che dipinge. Un esempio recente è l’Autoritratto come santa Caterina battuto nell’inverno 2017 dalla casa d’aste francese Drouot per 2.360.600 euro. Bellissimo, è vicino all’Autoritratto come suonatrice di liuto. Dopo un’adolescenza difficile e malfamata per il famoso stupro di Tassi, la grande donna risarciva così la sua immagine. Giustamente.