Black Axe, i macabri rituali della mafia nigeriana

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La chiamano Black Axe, è nata negli anni ‘70 all’Università di Benin City, in Nigeria, come una confraternita di studenti, ma si è trasformata in una delle organizzazioni criminali più pericolose al mondo.

I suoi riti d’iniziazione sono macabri, la sua diramazione è ormai anche nelle nostre città. Ma parlarne rimane un tabù: la mafia nigeriana, sebbene sia nota alle forze dell’ordine da qualche decennio, è un argomento trattato in maniera ambigua dai media. E’ un tema scomodo perché si intreccia con le vicende migratorie, scontrandosi dunque con una narrazione politicamente corretta.

Ha deciso invece di raccontarla senza remore di sorta Claudio Bernieri nella crime novel, presto anche serie tv, intitolata  Ascia Nera. La mafia nigeriana in Italia (edizioni Presidio, 2019, 384 pagine, prefazione di Alessandro Meluzzi), portandoci da Benin City a Castel Volturno, nei bordelli pugliesi, al mercato delle schiave di Torino, fino a Macerata, tragicamente nota per il brutale omicidio di Pamela Mastropietro, per il quale il nigeriano Innocent Oseghale è stato condannato all’ergastolo, mostrando al mondo dove può arrivare la brutalità umana, fra cannibalismo e culti tribali.

Un fenomeno spaventoso che finalmente viene svelato per quello che è, come peraltro Alessandro Meluzzi, autore della prefazione al volume, prova a spiegarci da tempo.