Ciao Franco. Ciao Maestro!

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Zeffirelli e l’Arena – Arena di Verona – Flickr

Era un anticomunista di ferro. E non solo non gliela perdonarono i critici della cultura di regime ma, evidentemente, nemmeno il portentoso Giampiero Mughini. Leggiamo nella cosiddetta “Versione di Mughini” su Dagospia che lo scrittore e bibliofilo che “[…]sono ore e ore che mi rode dentro questa faccenda dell’addio di Franco Zeffirelli al mondo di noi umani, e dunque alla umana nostalgia che ho per questo portentoso personaggio cui sono stato in passato ripetutamente avverso, come del resto milioni e milioni di italiani che gli rimproveravano la colpa suprema di essere stato un “anticomunista di ferro”. Sappiamo infatti che il grande regista e sceneggiatore era un liberale, un individualista, uno che camminava controvento e che pagò cara questa sua libertà. Fu partigiano cattolico, debitore e riconoscente di colui che sarebbe diventato il sindaco della “sua” Firenze, La Pira: il quale gli insegnò che i totalitarismi rossi, neri e bruni sono tutti uguali. A metà anni Settanta, in un periodo che nemmeno lo stesso Mughini a distanza di anni non riesce a precisare, Franco Zeffirelli tuonò contro l’egemonia culturale della sinistra, una dichiarazione che indusse l’allora giornalista Mughini a Paese Sera ” […] a scrivere quel corsivo, dove non mi pare ci andassi di mano leggera contro Franco. Aniello (Aniello Coppola, direttore di Paese Sera, n.d.r.) lo mise in prima pagina, in basso. Quando ho poi conosciuto Franco, e sperimentato la ricchezza e l’eleganza umana del personaggio, mille e mille volte mi sono augurato che lui non lo avesse letto quel maledetto corsivo del 1977, un corsivo che se lo leggessi oggi non mi ci riconoscerei”. Ma Mughini riconosce di aver voluto un gran bene a Franco Zeffirelli, un portentoso personaggio al quale, pur essendo stato in passato ripetutamente avverso, tuttavia riconosceva quella sua solitudine al tempo in cui la sinistra tutta lo aveva in spregio: “mi piaceva quell’immenso patrimonio di cose fatte, persone conosciute, sontuosi spettacoli firmati, case arredate fino all’ultimo centimetro quadro disponibile, Mi piaceva quella sua solitudine al tempo in cui la sinistra tutta lo aveva in spregio, e io stesso avevo scaraventato sulla bilancia quel corsivo che se lo leggessi oggi mi farebbe forse rabbrividire. Ti ho voluto bene, ti voglio bene, Franco. L’ultima volta lo avevo visto alla Stazione Termini, lui sulla sedia a rotelle. Mi disse due parole. Che hanno un posto sacro nell’album della mia memoria” (fonte: Dagospia). Zeffirelli fu un outsider della cultura italiana, un “cane sciolto” che, tuttavia, per la sua insuperabile eleganza e cultura, riusciva a incutere anche nei propri potenziali avversari una sorta di timore reverenziale. Ha ottenuto successi internazionali nel cinema, nel teatro e in televisione, rendendolo uno degli artisti italiani riconosciuti all’estero. Ha v into cinque Premi Donatello, due Nastri d’Argento e due candidature all’Oscar. Ha pagato sulla propria pelle il fatto di non stare dalla “parte giusta”, sempre refrattario alle conventicole culturali. Due titoli su tutti: il suo San Francesco (“Fratello sole, sorella luna”, 1972) ottenne tiepidi consensi dalla critica “di regime” perché dipingeva un San Francesco lontano dagli ardori rivoluzionari post sessantottini e il suo capolavoro “Gesù di Nazareth” (1977) venne attaccato per il parterre di star internazionali che, a detta della critica militante, aveva reso Gesù troppo hollywoodiano. . Noi di OFF lo vogliamo ricordare con l’intervista cult – carica di tutta la sua irriverenza – che ci concesse qualche anno fa. Redazione

La nostra testata si chiama Off, che vuol dire essere ai margini, irriverenti. Un episodio Off della sua vita?

Quando ho scoperto i miei zii che scopavano. Avrò avuto sei o sette anni.

Il sesso?

Il sesso è un’arma potentissima.

Com’erano i suoi genitori?

Mio padre era un uomo affascinante. Non molto alto ma piazzato. Era molto stimato nel suo lavoro.

E lei che bambino era?

Molto curioso. Ero un osservatore. Spiavo dalle porte, osservavo dal buco della serratura, è lì che li ho sorpresi. Avevo una grande curiosità per le persone, per la gente. È da questa curiosità, è da questa libertà, che nasce la creatività di un artista.

È stato ostacolato dalla famiglia?

No, mai.

Da dove arriva il suo cognome Zeffirelli?

L’aveva scoperto mia madre da un’aria dell’Idomeneo: gli “zeffiretti gentili”. Per un errore di trascrizione, divenne Zeffirelli. Lo porto solo io al mondo sa?

Quando ha realizzato di essere Franco Zeffirelli?

Da sempre. Sono sempre stato Franco Zeffirelli!

Il suo nome è indissolubilmente legato a Shakespeare..

Devo molto a mia madre il fatto che mi ha fatto studiare subito l’inglese. E c’era una balia che mi faceva leggere Shakespeare. La sua scena preferita era quella del balcone di Romeo e Giulietta. Lei si chiamava Mary O’Neill. Adorava l’Italia e non perdeva occasione per ricordare a noi fiorentini quanto eravamo indegni di questa città meravigliosa.

Aveva ragione secondo lei?

E certo! Guardi, le faccio vedere una cosa (Il Maestro prende un quadro raffigurante la cupola del Brunelleschi). S’infervora:” Fiorentini! Svegliatevi! Bisogna ripartire da questa bellezza! Bisogna poter far rinascere il nostro Rinascimento. La politica in questo è criminale. Nessun partito politico e dico “nessuno” ha come priorità la Cultura nel nostro Paese. Sono disgustato! Quando mi prende la tristezza, la malinconia torno a vedere quest’immagine. Penso alla cupola del Brunelleschi. Il genio umano può arrivare a tanto? Allora c’è speranza. Bisognerebbe fondare un partito, un movimento che abbia come simbolo un’immagine come questa”.

Torniamo alla sua carriera. Il mondo dello spettacolo per Franco Zeffirelli si spalanca dall’incontro con Luchino Visconti. Che tipo era?

Luchino era il più bello, il più ricco, il più elegante, il più colto. Aveva una grande cultura di stampo francese ereditata dalla mamma. Apparteneva a una delle famiglie più gloriose d’Italia: i Visconti di Modrone. Pensi che era addirittura discendente di Carlo Magno. Era il più bello di Milano. Aveva una grande forza e qualche debolezza.

Ad esempio?

(Gli occhi del maestro a questa domanda si accendono di malizia) Il sesso! Si faceva amare prima dalle mogli e poi dai mariti! (Ride) Aveva il complesso di essere aristocratico e comunista allo stesso tempo. Mi diceva: ” per voi fiorentini è facile. Il Bello ce l’avete nel sangue.” E torniamo a Brunelleschi… (Il Maestro sfoglia con me un ricco catalogo dei suoi lavori. Scorgiamo una foto di gruppo della gloriosa Compagnia Italiana di Prosa: Giancarlo Giannini, Umberto Orsini, Paolo Stoppa e Rina Morelli, Sarah Ferrati).
 
Lo sa che il glorioso Teatro Eliseo rischia lo sfratto e la chiusura?

Non mi faccia pensare a questa cosa. È il denaro. Gli interessi della finanza che corrompono qualsiasi cosa. Se penso a tutte le cose che ho fatto in quel teatro, da solo e con Luchino..

Qual è lo spettacolo più brutto che ha visto in vita sua?

Molti. Troppi. Mi faccia ricordare.. (Pausa) Un Falstaff fatto in Germania. I tedeschi che generalmente sono fedeli alla parte scritta, in Lirica reinventano, stravolgono, tradiscono l’Opera specialmente.

Come bisognerebbe fare?

Prendere per mano l’autore, camminare con lui e con quello che ha scritto. La musica! La musica è una meravigliosa prigione. Una volta mi sono sbizzarrito con un’opera come questa( sfoglia un enomrme libro e fa riferimento a un’opera di Barber). C’era lo spettacolo, un grande successo, ma musica poca. Andare contro la musica è suicida. Questo fanno certi registi moderni. Io passo per conservatore, per antiquato, ma guardi cos’era questo Amleto del ’63 con Albertazzi!( Il Maestro mi mostra i suoi incantevoli bozzetti dell’Amleto. La scena è nuda, vorticosa, segnata da luci espressioniste con proiettori a vista. Un vero azzardo per l’epoca).

E la recitazione in Italia? Ne vogliamo parlare?

È successo che in Italia hanno cominciato a recitare sopra le righe. Molti registi hanno costretto gli attori a recitare male, inventando accenti, enfasi, sillabazioni, e qui mi fermo!

Il suo Gesù di Nazareth del ’77 è un capolavoro. Mia figlia, che ha sei anni, spesso mi chiede di rivederlo.

Sono contento. Anche se il successo di quel Gesù è dovuto al fatto che era una favola. Ma ha visto che cast stellare che c’era? Io ho in mente di fare un altro progetto su Gesù. Vorrei insistere sulla Palestina e sul ruolo fondamentale che ha giocato, sull’influenza che ha avuto su Gesù la predicazione di Giovanni Battista. Ho visitato tutti quei paesi. Amavo molto l’Egitto. Andavo sempre a vedere le piramidi. Poi sono stato molto in Tunisia per le riprese del film su Gesù. E mi sono trovato molto bene anche in Israele quando mi hanno chiamato per fare delle lezioni a Tel Aviv.

Della questione palestinese che mi dice?

Israele ha ragione, ma sono spietati! (Ecco che fanno irruzione dei deliziosi e simpatici cagnolini di razza Jack Russell. Ci annusano e si accoccolano in poltrona).

Cosa le danno i cani che non danno le persone?

Amo tanto i cani. Solo loro ti sanno dare l’amore totale senza interessi. Non ti fregano per denaro. Il cane ti difende da chi vuole farti del male.

Non leggono Machiavelli insomma…(risata) Certo.. Nessun cane però potrà rifare la cupola del Brunelleschi!

A proposito di Machiavelli..Lei è stato senatore per due o più legislature. Un artista in Politica! Non è un controsenso?

Certo che lo è! L’artista deve poter cambiare opinione. La sua mente è creativa, libera. Il politico non può. Io pensavo di poter mettere al primo posto la Cultura! Questo era il mio scopo. Tutti i partiti non parlano di cultura. C’è solo corruzione, anche morale. Se non si mette al primo posto la Cultura si commette un crimine! Si diceva “l’arte della Politica” invece niente!

Vede la televisione?

Solo telegiornali e programmi di approfondimento culturale.

Ha visto la Grande Bellezza di Paolo Sorrentino?

I napoletani un tempo erano capaci di ben altre cose. Scrivevano ad esempio delle bellissime canzoni..(Attacca a cantare O Sole mio..)

Progetti?

Si dovrebbe realizzare a Firenze, la sede, l’archivio delle mie opere. L’ubicazione del Centro mi hanno detto sarà Palazzo Carnielo in Piazza Savonarola. Secondo me è troppo piccolo per ospitare tutto quello che ho fatto. Ne ho parlato col Sindaco..Nardella, vediamo che succede..
(Con il Maestro scorriamo le pagine del catalogo della sua lunga carriera di artista: La Carmen, l’Arena di Verona, i Pagliacci al Metropolitan di New York, Busseto, il Turco in Italia. Una furtiva lacrima scende sull’immagine della Callas:” Che donna! Che donna! Che attrice che era!” Il suo è un universo d’arte di fama mondiale. Mi regala il disegno della cupola di Brunelleschi: ” È la Madre di tutti noi.”)

3 Commenti

  1. cosa c’entra questa nullità siciliana(che rinnega la sua origine e cerca di fare credere che è un sabaudo!

  2. cosa fate, raccogliete anche i peti su questo blog? se qua si parla di zeffirelli, cosa centra mughini che è una nullità che cerca anche di negare la propria origine catanese e cerca di farsi passare per sabaudo!

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